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C'è un’"arma" a... doppio taglio: il pensiero scientifico


20/04/2021

di Andrea di Furia

Una cosa di cui oggi tutti siamo orgogliosi, indipendentemente dal credo religioso, dall’ideologia politica e dalla consistenza del proprio portafoglio, è il pensiero concettuale astratto: Scienza e tecnologia moderne ne sono sature. E’ il pensiero che pensiamo tutti noi: nella quotidianità e quindi anche quando ragioniamo sul sociale da Statisti, nell’intento lodevole di risanarlo.

Tuttavia questo tipo di pensiero - così adatto alla realizzazione di macchine, biomacchine, nanomacchine, esoscheletri e protesi cibernetiche – non si sta dimostrando capace di risolvere le problematiche suscitate dal sistema in cui viviamo.

Se non vogliamo solo seguire una nostra impressione soggettiva, o l’opinione di chi la pensa come noi e che ricerchiamo sui social, che siffatto pensiero applicato al sociale sia positivo oppure no lo dovrebbero mostrare i fatti concreti reali che esso stesso produce all’interno delle tre dimensioni sociali che costituiscono il sistema in cui ora viviamo.

Ha prodotto risultati utili, ad esempio, il pensiero scientifico applicato all’ambiente? Se analizziamo gli ultimi 50 anni è stato potentemente utilizzato, da chi può davvero cambiare le cose (Multinazionali e Stati sovrani) solo in modo da dimostrare: a) che il cambiamento climatico non c’è! B) che non è dovuto all’opera dell’uomo!

E se invece guardiamo la realtà dei fatti concretamente? Ci troviamo di fronte ad un ambiente planetario degradato dall’azione dell’uomo (isole di rifiuti di plastica continentali nel Pacifico, ecc.) e impoverito oltre misura: l’impronta ecologica è negativa già da luglio (per cui il Pianeta a luglio avrà consumato già tutte le risorse che era capace di riprodurre in un anno intero). E purtroppo non esiste possibilità di risanarlo ricorrendo, ad esempio, alle risorse planetarie del sistema solare.

E vogliamo parlare del clima e di come è cambiato? I suoi effetti negativi sono aumentati: oltre allo stravolgimento delle stagioni sono aumentati i fenomeni estremi: tornado, tsunami, bombe d’aria, grandinate.

Da queste sole considerazioni si vede molto bene come il pensiero scientifico applicato al sociale e all’ambiente raggiunga il 95% di negatività prodotta e solo un timido 5% di positività. La media tra la considerazione astratta matematica e quella concreta esperienziale è sempre tragicamente negativa.

E questo solo osservando il Territorio ambiente, ma se osserviamo le Comunità (razzismo, sovranismo, populismo, terrorismo) e le Persone (paure, precarietà, fragilità animiche e corporee, insicurezza e ribellioni, fuga dalle scuole, fuga dalla realtà nelle droghe e nelle dipendenze informatiche tipo Otaku e Hater) – che assieme al Territorio ambiente (che è i focus dell’Economia) configurano l’intero panorama sociale tridimensionale sistemico sociale (rappresentando le Persone la dimensione culturale, le Comunità la dimensione politica e il Territorio la dimensione economica)– anche questi due punti di vista mettono in luce più le negatività (disuguaglianze culturali, politiche ed economiche) che le positività (sicurezza, lavoro, benessere).

Dunque, al di là di quanto si crede, il pensiero scientifico applicato al sistema sociale è più negativo che positivo: distrugge dalle 4 alle 9 volte più di quello che crea in tutte e tre le dimensioni sociali. Continuando così, semplicemente, il mondo muore.


Che fare? Il pensiero scientifico è comunque una conquista del pensiero umano: ci ha permesso di conquistare la Natura da una parte e l’Autocoscienza dall’altra. Dobbiamo forse rinunciare ad esso? Dobbiamo non servircene più? Dobbiamo metterlo in naftalina? No. Dobbiamo solo renderlo meno unilaterale, dogmatico e distruttivo. E cosa, da che mondo e mondo vive, è capace di superare le unilateralità, i dogmatismi e la distruttività? L’Arte!

Dunque dobbiamo mitigare, equilibrare gli squilibri negativi del pensiero scientifico applicato al sociale con ciò che può armonizzarlo: l’Arte. Abbiamo esempi eclatanti di sano e costruttivo pensiero artistico+scientifico e di pensiero scientifico+artistico, applicati al sistema sociale, negli ultimi due secoli e un quarto:

  1. 1775, Johan Wolfgang von Goethe nel suo manifesto politico, la Fiaba del Serpente verde e della bella Lilia; tratta della necessità di evolvere da un sistema che mescola in un’unità abborracciata le tre dimensioni sociali (il Re compòsito) a un sistema sociale che le separa e differenzia per qualità funzionale (i 3 Re puri)
  2. 1917, Rudolf Steiner nel suo I punti essenziali della questione sociale, rispetto alle necessità del presente e del prossimo avvenire tratta della necessità di strutturare in 3 parti relativamente autonome lo Stato unitario risorgimentale (che indebitamente si occupa oltre che del suo politico anche del non suo economico e culturale) per dare piena espressione ad una Vita spirituale libera nella sfera culturale, ad una Vita politica democratica nella sfera statale e ad una Vita economica fraterna (ormai fondata sulla divisione del lavoro) e chiusa (a causa della sua raggiunta estensione planetaria).
  3. 1945, Adriano Olivetti nel suo L’Ordine politico delle Comunità: se seguito nelle sue intuizioni applicate alla Vita politica ci avrebbe evitato le tante paralisi antisociali da parte dello Stato e dei suoi volenterosi, ma spesso incompetenti Politici
  4. 1992, Nicolò Giuseppe Bellia, nel suo Verso l’Antropocrazia: se seguito ci avrebbe riportato ad un sano rapporto tra la reale durata temporale della vita del denaro (che nasce e muore in un tempo economicamente determinato, come ci dicono la persistenza molesta del fenomeno inflattivo, i conti correnti a tasso negativo, le continue bolle finanziarie) e il suo uso a vantaggio delle necessità sociali.

Esempi che ho approfondito, anche umoristicamente, nella mia Trilogia socio-divulgativa incentrata su cosa fare per procedere al risanamento del sistema sociale attuale - quest’anno è il decennale di pubblicazione del secondo volume: Daily Horror Chronicle.inf - attraverso una narrazione sull’antisociale “struttura autolesionisticamente inosservata” del sistema attuale. Che materialmente è la reale e concreta causa efficiente originaria sottostante al 90% dei suoi squilibri antisociali economici, politici e culturali: peraltro, dal 2010 a oggi, in crescita esponenziale.

Se infatti nel pensiero scientifico il sistema sociale si ammala e muore - a danno di Persona, Comunità e Territorio ambiente -nel pensiero scientifico+artistico il sistema sociale si risana e risorge! Abituiamoci ad usarlo.

Paradossalmente (ma paradosso in realtà non è) - se vogliamo risanare i guasti di un sistema sociale che è stato fino ad ora solo “scientificamente” pensato - va capito che Statista fa rima con Artista: mai con Scienziato.

(riproduzione riservata)