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Coronavirus e dintorni: le sigle definiscono, ma anche ingannano

Non sempre, se sinonimi, mirano allo stesso obiettivo


30/08/2020

di Andrea di Furia

Ogni cosa, anche se negativa, porta al risveglio della coscienza nell’uomo. Tra qualche anno (se sopravvissuti) rammenteremo come un nostalgico “vestivamo alla vaccinara” anche quest’ossessione virale, che ci pare la sterile e tracotante lotta di una formica per controllare e deviare il percorso di un elefante con tre frammenti di filo d’erba.

Ormai la propaganda governativa - preparata nei 5 anni in cui l’Italia del ministro Beatrice Lorenzin è stata zelantissima capofila delle strategie e delle campagne vaccinali mondiali - è il nostro avvelenato pane quotidiano H24. Avvelenato da chi ci dovrebbe proteggere, per due tipi di utili interessi che ci si svelano esaminando le 2 sigle con cui mediante una perfetta manovra a tenaglia ci somministrano l’ipermediatica, e comportamentale, purga antivirale per esorcizzare la paura della morte.

Dopo la prima fase in cui si è utilizzato il numero dei morti tutti taroccati per coronavirus (come potrebbe riscontrare qualsiasi indagine della Magistratura, che però dorme placida più dei Partiti), adesso si usano i dati dei tamponi per terrorizzarci: tamponi che all’80% sono inutili anch’essi, ma subiscono un’interpretazione da “pensiero unico sanitario” che dovrebbe preoccupare.

I morti ora sono sotto la media epidemica alla grande, tanto che si glissa, ma gli speaker al servizio del grande progetto in atto parlano dei contagiati [quasi tutti asintomatici, quindi sani] come se fossero la bomba atomica virale del millennio: suscitando sospetti e delazioni da una parte, e dall’altra un fortissimo complesso di colpa con paralisi sociale di questi potenziali appestatori dei loro poveri vecchietti. Tutti ritenuti altrimenti immortali!

La pulce coronavirus, con la quale ci svegliamo e ci addormentiamo ogni giorno, è così trasformata in terrifica Orca assassina da una campagna di propaganda degna dei moderni emuli di Goebbels, il ministro della propaganda del Terzo Reich nazista.

La pubblicità commerciale è tutta un rapportarsi a un virus che dovremmo correttamente chiamare SARS-CoV-2. e non COVID-19! Infatti l'International Committee on Taxonomy of Viruses (ICTV) che si occupa della designazione e della denominazione dei virus (ovvero specie, genere, famiglia, ecc.) lo ha chiamato così ritenendo il nuovo coronavirus fratello di quello che ha provocato la SARS del 2002 (SARS-CoVs): da qui il nome scelto di SARS-CoV-2. SARS (acronimo di Severe acute respiratory syndrome in inglese) o sindrome respiratoria acuta grave, è una forma atipica di polmonite.

Ma è casuale questo ispirarsi degli spot al coronavirus? Direi proprio di no. E in particolare ce ne si può accorgere guardando quella pubblicità in TV di un telefonino al cui interno, al posto di un’immagine accattivante c’è un articolo il cui titolo inneggia alla salvifica attesa di un vaccino per questo coronavirus che ci ha tolto (al 90% grazie alla propaganda governativa martellante) il sonno, la sicurezza economica, la voglia di socializzare. E, nei più deboli, anche quella di “farla finita” perché non se ne può più.

Seguendo le tracce della prima sigla (SARS-CoV-2) si arriva all’obiettivo reale di promuovere e diffondere l’uso del salvifico vaccino: prima ai più ingenui mediaticamente terrorizzati dalla morte che lo prenderanno per stare tranquilli, poi obbligatoriamente agli altri, più sanamente riottosi, una volta che la produzione del vaccino (tra i dei quasi 200 allo studio ad agosto) sia a pieno regime.

Il paradosso è che per tutelare la salute del 3% della popolazione attaccabile dal SARS-CoV-2 soprattutto perché affetta da pluripatologie già di per sé terminali, si “ammala mentalmente” il restante 95% delle persone. Infatti ormai le misure di contenimento della pandemia che sembrano studiate per i malati ossessivo-compulsivi stimolano invece nei sani, in svariati modi, la volontà di abbreviare il loro transito temporale su questa valle di lacrime.

Il Messaggero rileva sùbito in aprile 2020 il crescente aumento dei suicidi, fino ad allora in tendenza calante dal 2016. E lo conferma la Fondazione BRF – Istituto per la Ricerca in Psichiatria e Neuroscienze partecipando all’evento online: “COVID-19: gli effetti della pandemia, dell’isolamento sociale e del lockdown sulla salute mentale degli italiani”, organizzato dal Centro Studi Americani in partnership con Edra.
Inutile immaginare chi potrebbe moderare questo webinar, se non Sua Vaccinazione totalitaria: l'ex ministro Beatrice Lorenzin.


Interessante, sugli effetti collaterali delle misure governative anti SARS-CoV-2, la testimonianza all’evento del presidente della Fondazione BRF, professore straordinario all’Unicamillus di Roma.

Armando Piccinni: «Abbiamo contato in circa 75 giorni 62 suicidi legati direttamente o indirettamente al Covid-19, o per timore di contagio o per ragioni economiche. Tramite questionari online abbiamo monitorato l’incidenza delle dipendenze comportamentali sugli adolescenti. Ci sono dati che lasciano senza parole. Un fenomeno che emerge in particolare è la food addiction: chi aveva questa tendenza, l’ha incrementata durante il lockdown. C’è stato un incremento anche dell’uso di sostanze stupefacenti e di alcool, tema connesso alla violenza domestica».

Invece, la seconda sigla COVID-19 che viene usata come sinonimo della prima (SARS-CoV-2) condivide solo in un certo senso il medesimo obiettivo di marketing sociale vaccinico. Questa seconda sigla, specialmente nella sua versione tutte maiuscole, mi suggerisce invece un diverso obiettivo primario. Obiettivo reso possibile dall’APP IMMUNI, che caldamente sconsiglio di scaricare: solo la burocrazia che ci tiriamo dietro attivandola... è mortale!

Su questa APP c’è un’altra spasmodica campagna perché sia scaricata specialmente da giovani e adulti. Qui è tutto un apprensivo far osservare che il virus contagia sempre più i giovani e perciò serve il tracciamento informatico delle diffusione del contagio. Riflettiamo: esiste solo questo tracciamento, per le possibilità informatiche attuali? NO.

E’ evidente che se si traccia il rapporto tra te e il virus e tra il virus e un altro, al posto del virus possiamo mettere qualsiasi cosa: dalle tue opinioni e ai tuoi spostamenti, fino ad essere una delle basi per un futuro condizionamento dei nostri comportamenti quotidiani.

Circa i tuoi spostamenti fino all’inserimento di un chip nel tuo capo, come brama il finanziatore Elon Mask che ha comunicato l'inizio a breve della sperimentazione sull'uomo, il telefonino-gps è solo una misura imperfetta: puoi lasciarlo a casa e… “marameo” a chi ti vuole tracciare.

Tracciare significa controllare: dalla filiera degli alimenti certificati bio, ai comportamenti di Tizio Caio e Sempronio.

Per molti ingenui tra noi, neppure è pensabile che il proprio Governo possa mai fare qualcosa di male nei loro confronti. Eppure, non è stato malvagio l’aumento continuo e costante del debito pubblico? Non è malvagia la burocrazia a orologeria che ha impedito ai cittadini di Amatrice (e anche agli altri terremotati del 2016) di avere una casa, quando in Cina in 19 giorni si costruisce un grattacelo di 57 piani e 800 appartamenti?

E non è forse malvagio il sistema si tassazione in atto in Italia? Lo dice persino il Direttore dell’Agenzia delle Entrate in un’intervista!

Ernesto Maria Ruffini: «Il nostro non è un sistema fiscale. È una giungla impossibile da comprendere per chiunque, del tutto incontrollabile. Pensi che non si conosce neppure con esattezza il numero delle leggi in materia fiscale attualmente in vigore: dovrebbero essere circa ottocento. Di mestiere faccio l'avvocato tributarista, ma non ho mai conosciuto nessuno che possa dire di conoscere alla perfezione il nostro sistema tributario. Un sistema vessatorio e difficile da interpretare rappresenta un freno micidiale per gli investimenti, anche dall'estero».

E questo clima di ansia, paura e incertezza con cui stiamo approcciando la stagione in vernale non rende vessatorie, come il sistema fiscale, anche le misure antipandemiche?

In realtà siamo maturi per comprendere che un’etichetta, una sigla, non è chiarificatrice per quello che dice, ma piuttosto per quello che nasconde: in questo caso enormi interessi internazionali operanti in tutte e tre le dimensioni sociali. E l’interesse internazionale che appare più condiviso e pressante da raggiungere  in un sistema mondiale che pratica la raccolta indifferenziata del sociale economico, politico, culturale è quello eufemisticamente chiamato “controllo” o “riduzione” della bomba demografica.

Controllo delle Generazioni future, in tutti i sensi immaginabili, è il termine chiave su cui il potere mondiale che idolatra la tecnoscenza sta giocando la sua sopravvivenza dopo i reiterati fallimenti sia nella dimensione economica, sia in quella politica, sia in quella culturale per non essere ancora passato a un sistema che pratica la raccolta differenziata dei rifiuti sociali tridimensionali.

Quindi la sigla COVID-19 ci richiama a un protocollo di tracciamento personale informatico, sofisticatissimo e aggiornabile da remoto, che richiede una diversa lettura. Mettendo i punti così: CO.V.ID.-19.

  1. CO. sta per CONTROLLO;
  2. V. sta per VIRTUALE;
  3. ID. sta per IDENTITARIO;
  4. -19 sta… per l’anno di lancio.

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