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Corpi umani come “cose”: ecco le... nuove frontiere della connessione


09/03/2021

di Andrea di Furia

Nonostante la caterva degli “odiatori” che si è scatenata sul web, a dimostrazione che il mezzo tecnologico è molto lontano dall’essere culturalmente digerito, si sta procedendo alla  digitalizzazione forzata del Pianeta. Nel bidone dell’indifferenziata Stato, per la legge sociale dell’Unitarietà delle tre dimensioni (Economia, Politica e Cultura), oggi obiettivi eterogenei si trovano intrecciati saldamente e orientati ad uno scopo comune.

L’obiettivo più gettonato e comprensibile a tutti è quello economico, si afferma infatti:

  • che la digitalizzazione fa bene all’economia (in realtà solo a determinati settori, ma non vogliamo trovare il pelo nell’uovo così ben confezionato da Tecnici esperti)
  • che porterà altrettanti nuovi posti di lavoro se non di più, rispetto a quelli che farà perdere, (un mantra privo di ogni fondamento reale, iniziato agli albori dell’automazione quando la FIAT in Italia contava, negli anni ’60 158.000 dipendenti a fronte dei 55.000 del 2002; e quando la disoccupazione era sotto il 6% mentre agli inizi del 2000 era già oltre il 9%)
  • che per il Consumatore finale sarà un mezzo entusiasmante: oltre che ricevere entusiastiche offerte dal marketing telefonico, si potrà fare di tutto (per i più pessimisti, influenzati dalle odierne misure antiepidemiche, potremo anche diventare “isolati in casa” alla Hikikomori giapponesi)

Tuttavia, c’è anche un gettonatissimo obiettivo politico: lo snellimento/eliminazione della burocrazia. Altro mantra assolutamente privo di fondamento dopo mezzo secolo di tentativi che, a detta di chi ci ha provato, in realtà sembrava una mission impossible: più uno tagliava, più gli altri aumentavano la burocrazia.

In realtà l’obiettivo più interessante per chi governa è sempre quello di controllare i governati, e la digitalizzazione a tappe forzate lo renderà sempre più comodo e capillare.

Infine c’è anche un obiettivo culturale: quello che ci vuole far evolvere in bio-macchine dalle utilissime prestazioni sociali. Utili a quale Menghele informatico? Non è ancora ben chiaro: forse a Elon Mask che vuol colonizzare Marte.

In ogni caso - con le sue entusiasmati variazioni etniche sul tema che non preoccupavano l’anno scorso, come se fossero impossibili dopo i feroci lockdown ‘ndo cojo cojo generalizzati, mentre preoccupissimano quest’anno che sono mirati – l’attuale presenza del Cov-Sars-2 ha reso possibile, grazie allo stordimento mediatico della popolazione (che ormai ritiene assicurata l’immortalità vaccinica) di far passare enormi finanziamenti destinati all’iperdigitalizzazione.

Insomma, come sempre la salute è un terno al lotto nonostante tutto quello che si fa, ma è un’ottima copertura per tutto ciò che, in tempi non emergenziali, comporterebbe il sollevarsi di fastidiose problematiche varie interdittive e assunzioni di responsabilità che ora si scaricano allegramente sul Coronavirus cattivo.


Nel frattempo, però, la cosiddetta pandemia sta aiutando tantissimo la digitalizzazione forzata: che è in linea con l’uomo bio-macchina di cui dicevamo e che ci sta traghettando a tappe forzate dall’Internet delle cose (Internet of Things) all’Internet dei corpi (Internet of Bodies). Cosa che, ci assicurano, sarà una libidine.

Il primo avanzamento (IoT) è quello che collega gli oggetti tra di loro attraverso dispositivi wifi o bluetooth: ti permette, ad esempio, di fare una telefonata dall’auto, guardare Netflix su una smart TV, regolare il termostato di casa dallo smartphone, accendere la luce o il televisore con un comando vocale, ecc.

Il secondo avanzamento (IoB) rappresenta un’estensione del primo, ma in questo caso è il corpo umano a inviare dei dati attraverso strumenti digitali alloggiati in esso. Il nostro organismo diventa una sorta di ‘antenna’ grazie a dispositivi tecnologici che vengono ingeriti, impiantati o connessi in altro modo al corpo che, ad esempio, emette dati sul proprio stato di salute e altre informazioni personali.

E’ già realtà la possibilità di impiantare microchip sottocutanei, da utilizzare in vario modo: come sistemi di pagamento contactless, o per trasmettere informazioni ai controllori del treno sul proprio biglietto, o come ‘chiave’ di accesso sul luogo di lavoro o di svago e così via.

La cosa che preoccupa il proprietario del corpo, ma non il ricercatore finanziato da BillGates&Company, è non solo la possibilità che al virus pandemico si aggiunga il virus informatico (ad esempio quello che ti blocca il PC per chiederti un riscatto e che magari, sempre per un riscatto, ti bloccherà un polmone o un rene), ma anche di essere hackerato da qualche pirata informatico per usi illegali... e finire sequestrato per complicità.

Insomma, oltre ai nostri politici, ci mancava anche questo futuro entusiasmante!

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