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Coscienza e incoscienza nel sociale moderno

Il punto di vista della dimensione culturale


24/08/2016

di Andrea di Furia

Si può collocare nel sorgere del Rinascimento italiano e della vita nei liberi Comuni europei post-medievali lo spartiacque tra due epoche: l’epoca greco romana e la nostra. Culturalmente, spazzando via ogni pregiudizio soggettivo, la differenza tra loro consiste nel diverso tasso di coscienza, in ciò che fa, richiesto all’umanità.

Molto minore ed elitaria nell’epoca greco-romana, la richiesta di una maggiore coscienza all’umanità investe ora tutte le masse. Ciò è particolarmente evidente se da questo punto di vista si esamina la storia planetaria degli ultimi sei secoli, i quali hanno portato da una parte la globalizzazione economica planetaria e dall’altra una tecnologia onnipervasiva.

Sei secoli sembrano tanti, ma dal punto di vista sociale corrispondono all’epoca della pubertà umana. È, per dirlo alla buona, l’inizio dell’età cretina nei giovinetti e il nostro sistema sociale – da qualsiasi punto di vista (culturale, politico ed economico) lo si osservi – non fa difetto di questa giovanile qualità: soprattutto dell’incoscienza che la caratterizza.

Nella vita umana i giovinetti – lo siamo stati tutti - a poco a poco dal prevalere di questa iniziale incoscienza passano grado a grado (chi più, chi meno e fatte salve le eccezioni che confermano la regola) al prevalere di una sempre maggiore coscienza e alla relativa nascita di quella responsabilità che dovrebbe poi caratterizzare l’età adulta.

Un dato che fa sperare un netto miglioramento anche relativamente al nostro sistema sociale attuale (economico, politico, culturale) che attualmente è nel pieno dell’età cretina: nella massima estensione dell’incoscienza sociale dal punto di vista culturale, avendo raggiunto con la dimensione economico-informatico-finanziaria -e per la prima volta dal biblico Diluvio – la dimensione planetaria.

È l’età cretina, l’età dei Peter Pan, l’età della chirurgia edonistica, l’età degli incoscienti Apprendisti stregoni che si chiamano Tecnocrati: che pensano di sapere tutto perché insegnano nelle Università, così come i giovinetti pensano di sapere tutto senza la minima esperienza concreta.

Sognatori, in realtà, che non hanno i piedi per terra dal momento che le nostre Università non sono più fondate sulla libertà che le caratterizzò alla nascita un millennio fa a Bologna, Parigi ecc. Quelle “libere” Università, proprio perché libere, ebbero la forza di mutare il mondo medievale e di aprire la strada all’epoca moderna, la nostra.

Viceversa alle attuali Università mondiali potremmo sostituire all’attributo libere quello di “schiave”: schiave della Politica o dell’Economia su tutto il Pianeta. E, si sa, uno schiavo non può essere cosciente di nulla, deve obbedire e basta ai suoi padroni.

Per questa mancanza di libertà, per questa assenza di autonomia e discrezionalità le nostre Università non sono in grado di incidere culturalmente su di un sistema sociale che l’incoscienza sociale - per l’età cretina dei Tecnocrati a inizio terzo millennio - ha squilibrato e reso sempre più disumano.


Dal punto di vista culturale, così come i giovinetti compiono disastri spinti dalla loro incoscienza, per rendersene conto solo a posteriori, allo stesso modo gli economisti Tecnocrati - che oggi dominano la cultura mondiale attraverso il loro grintosissimo missionarismo liberista - sperimentano abusivamente sulle Popolazioni mondiali la loro “religiosa” incoscienza dogmatica, non fondata su alcunché di concreto.

Con la loro cieca fede nella crescita, infatti, si comportano come ragazzini convinti che depredare il frigorifero di casa degli alimenti comprati dai genitori - magari per rivenderli o comprarsi i videogiochi preferiti – dia il giusto apporto calorico alla dieta familiare.

Di cosa si deve diventare coscienti, nel sociale?

Innanzitutto che ciò che riguarda l’uomo viene rovesciato, come un guanto, nel sociale: come l’uomo si nutre attraverso il sistema metabolico, così il sociale si nutre attraverso la dimensione culturale.

Se questa è in linea con la sua legge intrinseca [la libertà] allora il cibo sociale è ricco e sano, se invece la dimensione culturale è asservita alla Politica e all’Economia – se Scuola e Università dipendono da Stato o da Mercato come avviene attualmente – allora si soffre la fame: la Politica permane litigiosa e sterilmente conflittuale, l’Economia permane predatoria e sprecona.

In secondo luogo il millennio che abbiamo appena iniziato è sintomaticamente caratterizzato dal numero 3: è giunto quindi il momento che siano anche tre i contenitori dimensionali che devono caratterizzare la struttura portante del sistema sociale.

Se lo visualizziamo come un armadio, ad esempio, 3 devono essere i cassettoni: uno per lo Stato, uno per il Mercato e uno per la Scuola. Se osserviamo, invece, il nostro armadio sociale ha da diversi secoli un cassettone solo, in cui finiscono tutti gli abiti di nonna Politica, tutti gli abiti di mamma Cultura e tutti gli abiti della figlioletta Economia: in un disordine caotico inestricabile.

Quell’unico cassettone fino a ieri era lo Stato, mentre oggi sta diventando il Mercato. Perché? Perché data la debolezza dell’elemento culturale, per la sua schiavitù, all’imperialismo politico delle Nazioni si è sostituito l’imperialismo finanziario delle Banche internazionali. Perché agli Apprendisti stregoni politici si sono sostituiti gli Apprendisti stregoni tecnocrati: i quali hanno attuato il restiling del monocassettone sociale imponendo il loro incosciente punto di vista religioso.

Un cosciente approccio al sociale moderno richiede l’istituzione della Società tridimensionale dei nuovi tempi, dove Scuola Stato e Mercato – all’interno della stessa Nazione o dello stesso gruppo di Nazioni – si comportano come fossero 3 Stati sovrani indipendenti.

Indipendenti come i 3 cassettoni del nostro ipotetico armadio sociale “sano”.

In caso contrario, se la strutturazione sociale permanesse unidimensionale [un armadio sociale con un unico cassettone: com’è ora il nostro squilibrato sistema sociale moderno] non è possibile lo Stato democratico. Rimane solo una pia illusione per idealisti incoscienti, unicamente accecati dalla bellezza del loro ideale astratto di cui si sono irrazionalmente invaghiti.

Così come - in un sistema sociale strutturato in modo che ci sia una sola dimensione autonoma e le altre due siano al suo servizio - sono una pia illusione per altrettanti idealisti incoscienti sia un Mercato fraterno in cui il Capitale possa essere messo al servizio dei Territori sia una libera Scuola che possa integrare le varie culture e sviluppare i talenti delle Persone.

Questa coscienza della necessità di una strutturazione tridimensionale del sociale moderno – della differenza tra un sistema sociale a una, a due, a tre dimensioni sociali - va sviluppata non dalle elite ma dalle masse: viceversa non solo l’incoscienza dei nostri governanti [professori, politici, economisti] non ci trarrà socialmente fuori dall’età cretina, bensì ogni iniziativa escogitata per risolvere i problemi sociali in atto ne aggraverà esponenzialmente la carica distruttiva e antisociale.

 

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