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Il paradosso della vecchiaia 2

Una risposta alla prima delle due domande che Galimberti non si fa


03/09/2017

di Andrea di Furia

La denuncia - da parte di Umberto Galimberti nel suo saggio I Miti del nostro tempo - del paradosso di una vecchiaia allungata dalla tecnologia medica avanzatissima di oggi tuttavia condannata al contempo all’inutilità sociale e a suscitare problemi assicurativi, pensionistici, di coesione sociale (e chi più ne ha ne metta) suscitava in noi due domande per uscire dal vicolo cieco della mera denuncia filosofica o sociologica che sia.

Due domande spontanee per non sbattere impotenti contro il muro del caos antisociale (culturale-politico-economico) che questo paradosso, e tutti gli esplosivi altri, inevitabilmente alimenterà sempre più nella realtà quotidiana moderna:

  1. perché la Cultura, dall’epoca del Mito (vecchio = saggio) ad oggi (vecchio = peso morto), ha fatto un triplo salto mortale carpiato con avvitamento all’indietro?
  2. il progresso tecnologico-medico-sociale che sta promuovendo l’aumento della vecchiaia porta alla distruzione civile del vecchio: cosa rivela questo rapporto tra progresso e distruzione? sia nel senso di svelare sia in quello di velare due volte, di nascondere qualcosa?

Naturalmente, come cantava Figaro: “Una alla volta, per carità. Una alla volta”. Va specificato, innanzitutto, che alla prima domanda può rispondere soltanto una moderna interpretazione “tridimensionale” della realtà sociale.

Interpretazione che essendo “strutturale” - ossia, detto filosoficamente con Aristotele, riguardando la “forma” (sociale) e non la “sostanza” (sociale) - evidentemente difetta al nostro Autore: purtroppo (per tutti noi contemporanei) in ottima e affollatissima compagnia.

Di fatto, in un sistema sociale strutturato a 1Dimensione sociale prevalente sulle altre due (com’è il nostro attuale) il vecchio quale depositario della sapienza è una figura positiva solo quando predomina la dimensione culturale-religiosa: ossia quando lo Sciamano e poi il Sacerdote e infine il Prete (passaggio che si ècompiuto in circa 6 millenni) sono il Gruppo dominante sociale.

Vale a dire quando la Chiesa è il contenitore strutturale “unico” nel sistema sociale: contenitore-Chiesa in cui tutte le iniziative (culturali, politiche ed economiche) vengono prima frullate e poi stoccate in attesa di essere poste in atto.

Parliamo pertanto di un sistema sociale “culturale” strutturato a 1D: in cui la dimensione sociale che prevale sulle altre due (Politica ed Economia) è la Cultura. Questo per distinguerlo dalle due successive evoluzioni nella sua “sostanza”, dato che in questi 6 millenni i Gruppi dominanti della Politica prima (specialmente dalla Rivoluzione francese in poi) e dopo dell’Economia (specialmente dalla Prima guerra mondiale in poi) non si sono certo accontenti di pettinare le bambole.

Politici (Funzionari di destra, di centro e di sinistra; Militari e Burocrati) ed Economisti (Banchieri, Imprenditori, Speculatori) erano in agguato: pronti ad approfittare di questo momento di debolezza del Gruppo dominante culturale. Per sostituirsi al suo posto al vertice, naturalmente.

 


Momento di debolezza che per gli Sciamani-Sacerdoti-Preti dura circa 2 millenni e mezzo, culminando con la Rivoluzione francese: quando i Politici, i Militari e i Burocrati compiono definitivamente il sorpasso. Ma cambiando il Gruppo dominante deve ovviamente cambiare anche il contenitore strutturale. Ora non è più la Chiesa il contenitore strutturale unico indifferenziato (in cui le iniziative culturali, politiche ed economiche vengono prima frullate e poi e stoccate in attesa di essere poste in atto), ma lo diventa lo Stato.

Interessante allora notare come nel Medio-evo in Italia la Chiesa stessa da religione di Stato, se vuole avere ancora voce in capitolo e conservarsi come gruppo dominante assieme agli altri, si trasformi in Stato: lo Stato Pontificio. E chi all’interno di questo Stato-chiesa meglio coglie questa dinamica, che premia le “eminenze grigie”, è l’Ordine dei Gesuiti: oggi apertamente giunto al vertice in Vaticano.

Parliamo sempre di un sistema sociale a prevalenza “politica” - sistema dunque a 1Dimensione sociale (ora la Politica) dominante sulle altre due (Economia e Cultura):
a) nella forma è tuttavia sempre un sistema strutturato “a 1D”: gli si è solo fatto un lifting esteriore, lo si è verniciato con un colore diverso più alla moda, si è cambiata la targhetta qualitativa identificativa;
b) nella sostanza, invece, è solo cambiato il Gruppo dominante: ora quello dei Politici, Militari e Burocrati che con la Rivoluzione francese toccano il loro apogèo.

Il movimento altalenante dell’evoluzione “sostanziale” (non di quella “formale” che resta staticamente immutata) però continua, e adesso siamo giunti all’esaurimento della bimillenaria energia politica: e di questo suo momento di debolezza, che dura da due secoli, se ne sta approfittando il nuovo Gruppo dominante: quello dei Banchieri, Imprenditori e Speculatori che negli ultimi 600 anni non si è certo accontentato di smacchiare i leopardi.

All’interno del nuovo Gruppo dominante l’arrembante dimensione economica se ne sono approfittati soprattutto i Banchieri che, promuovendo la globalizzazione finanziaria mondiale, ora assurgono a èlite dominante sovranazionale.

E il loro contenitore strutturale unico, può continuare ad essere lo Stato? Assolutamente no, è troppo limitato per loro. Ecco allora pronto l’altro lifting al contenitore strutturale che, con la nuova mano di colore e nuova targhetta qualitativa identificativa, gli Economisti impongono a tutti: il Mercato. Ambito il cui limite - peraltro velocissimamente raggiunto in pochi decenni (!) - è il Pianeta stesso.

Così nel nuovo contenitore unico indifferenziato, nel Mercato globale finanziario, da inizio terzo millennio tutte le iniziative culturali politiche ed economiche vengono prima frullate e poi stoccate in attesa di essere poste in atto.

Va osservato che sono passati pochi decenni, appena 70 anni dopo la Seconda guerra mondiale, è già il sistema strutturato a 1Dimensione “economica” prevalente sulle altre due (Politica e Cultura) batte in testa.

Proprio quando ha raggiunto la sua planetaria apoteòsi comincia ad essere evidente, a sempre più persone, che il Paradiso in Terra di cui dogmaticamente chiacchierano tutti gli Economisti va trasformandosi, salvo per le ristrettissime èlite al potere, nell’incontrollabile inferno antisociale prossimo venturo.

 


Questo avvicendarsi del dominio sociale dimensionale espresso in termini concettuali astratti col passaggio del testimone dalla Cultura (Chiesa) alla Politica (Stato) e infine all’Economia (Mercato), nel linguaggio del Mito potremmo caratterizzarlo come il passaggio della Mela d’oro di Paride rispettivamente da Atena (dèa della Saggezza) ad Afrodite (dèa della Bellezza) e infine a Hera (dèa della Ricchezza).

E qui abbiamo la risposta circa il triplo salto mortale carpiato, con avvitamento all’indietro, su cui ci interrogavamo. La figura del vecchio da depositario della saggezza è diventato un inutile peso morto perché adesso nel sistema sociale attuale rimasto strutturato "a 1D" non domina più la dimensione culturale bensì la dimensione che è letteralmente ai suoi antìpodi: l’Economia.

Ora non importa più la saggezza che discrimina nella vita tra chi conosce (il vecchio con esperienza) e chi è ignorante (il giovane senza esperienza), ma la ricchezza che discrimina nell’agiatezza tra chi è utile (ricco con portafoglio) e chi è inutile (povero senza portafoglio).

Per la dimensione economica importa considerare, rispetto ai 7 miliardi di abitanti del Pianeta, solo quanti sono i vecchi ricchi e quanti i vecchi poveri. Dei primi (con portafoglio) vale la pena occuparsi, degli altri (senza portafoglio) no. A meno che diventino utili materie prime sfruttabili o merci commerciabili o pezzi di ricambio: in tutti i sensi, utili veicoli per il business.

Aver colto il passaggio del dominio sociale dalla Cultura all’Economia, come causa del mutato atteggiamento nei confronti del vecchio, è però solo una faccia del problema. La faccia “sostanziale”, quella più banale ed evidente.

Qual è l’altra? È la faccia “formale”, la faccia strutturale: la più inosservata, pur essendo la causa prima delle discriminazioni e delle problematiche antisociali attuali.

Inosservata perché il liftato sostituirsi come “indifferenziato contenitore strutturale unico” (delle iniziative culturali-politiche-economiche) prima dello Stato alla Chiesa, e adesso del Mercato allo Stato, ha nascosto il punto chiave basilare dell’involuzione sociale in atto.

Quale? Che la strutturazione basale del nostro sistema in questi ultimi 6 millenni si è sclerotizzata “a 1Dimensione sociale dominante sulle altre due” e il contenitore strutturale unico è rimasto perfettamente immutato mentre si emancipavano al contempo l’una dall’altra la Cultura, la Politica e l’Economia: divenendo maggiorenni e autonome.

 


Cosa significa questo? Che per come è rimasto giurassicamente strutturato (a 1D) il nostro sistema non è più un fattore di evoluzione e di progresso sociale, ma di involuzione e di regresso. È diventato una vera e propria autoreferenziale linea produttiva… di antisocialità disumana!

Lo sclerotizzarsi plurimillenario della monodimensionalità indifferenziata del nostro sistema sociale, la sua immutata “forma” strutturale a1D ha preso il sopravvento sulla sua “sostanza”:
1) dapprima “solida”, fino a quando nel sistema “a 1D” era predominante la dimensione culturale-religiosa;
2) poi “liquida”, fino a quando nel sistema rimasto “a 1D” era predominante la dimensione giuridico-politica;
3) e infine “gassosa”, da quando nel sistema, che a inizio terzo millennio è sempre “a 1D”, è ora predominante la dimensione economico-finanziaria.

Quindi la struttura sociale “a 1D” è regressiva: ci riporta indietro invece di portarci avanti. Tutti i racconti favolistici sul progresso in cui viviamo, dal punto di vista della realtà strutturale sono in realtà menzogne, sono regressioni, sono degenerazioni. Di cui ci accorgiamo vagamente attraverso le nostre ansie e paure, ma senza saperle chiaramente attribuire alla “forma”, alla struttura del sistema.

Degenerazioni tuttavia utili (siamo nella società tiranneggiata dalla finanziarizzazione globale) ai pochi che ora se ne approfittano brutalmente: anche questo essendo il sintomo rivelatore dell’ancora necessaria maturazione di una concreta società “umana” rispetto alla presente, tuttora darwinianamente “animalesca” e sottoposta alla legge della giungla. La legge del più forte.

Se quindi vogliamo una società “formalmente umana” che sia all’altezza delle “sostanziali conquiste culturali-politiche-economiche umane” raggiunte in questi 6 millenni dobbiamo fare in modo che la “forma”, ossia la “struttura del sistema sociale sia a 3D” , ossia corrisponda a questa sua “triplice sostanza sociale” emancipata: altrimenti la farà collassare.

Come sta in realtà facendo sotto gli occhi foderati di prosciutto di tutti. Anzi - dato che da inizio terzo millennio siamo già nella “società gassosa-economica”, e non più in quella “liquida-politica” intuita da Bauman - la farà esplodere in mille collidenti e vaporose contraddizioni.

Ciò significa che ci serve come prima azione utile su tutte modificare la strutturazione del sistema sociale: portarla da “1D” a “3D”.

Per ottenere questo, è richiesto a livello strutturale sociale lo stesso cambiamento epocale che ha richiesto passare dalla raccolta indifferenziata dei rifiuti (un unico contenitore per tutto) alla raccolta differenziata (un contenitore per la carta, uno per plastica e lattine, uno per il vetro).

Se, come Filosofi (Galimberti) e come Sociologi (Bauman) e come Pratici (tutti noi altri), vogliamo diventare efficaci nel modificare la realtà sociale in concreto ed uscire al contempo dalla sterile denuncia... dobbiamo passare da un sistema sociale “indifferenziato” - come attesta oggi il Mercato quale contenitore unico per tutte le iniziative culturali, politiche e sociali - ad un sistema sociale “differenziato” in cui siano tre i contenitori “formali” delle iniziative sociali:

  1. uno, il Mercato, esclusivo per la sostanza dimensionale economica (circolazione beni e servizi nel Territorio)
  2. uno, lo Stato, esclusivo per la sostanza dimensionale politica (Tutela dei diritti e dei doveri nella Comunità)
  3. uno, la Scuola, esclusivo per la sostanza dimensionale culturale (sviluppo talenti e qualità nelle Persone).

Un sistema sociale strutturalmente “differenziato” che quindi raccolga tutte le sostanziali iniziative giuridico-politiche nel contenitore formale autonomo Stato, ma che abbia anche a fianco, coesistente e autonomo, il contenitore formale autonomo Mercato per tutte le sostanziali iniziative economico-finanziarie; e che infine abbia anche a fianco per tutte le sostanziali iniziative culturali-educative un autonomo e coesistente contenitore formale autonomo Scuola.

Oggi infatti, trascorsi 6 millenni di evoluzione, non può più essere unilateralmente la Chiesa bensì multilateralmente la Scuola la depositaria di tutti gli impulsi religiosi, artistici e scientifici in tutte le loro variegate forme.

Una Scuola strutturalmente (non solo sostanzialmente) autonoma da Stato e da Mercato: dal punto di vista della “forma” finalmente emancipata e libera dai tutoraggi interessati, involutivi e degenerativi della Politica e dell’Economia.

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