Share |

Il parere della Storia sul sistema sociale attuale? Una malattia autoimmune


02/09/2018

di Andrea di Furia

La Società umana sarebbe un meraviglioso organismo vivente tridimensionale, se non fosse torturata e soffocata da una vera e propria Vergine di Norimberga: quel morto meccanismo antisociale e “monodimensionale” che sintetizziamo - senza realmente comprendere né la necessità della sua origine, né l’automatismo degenerativo delle sue dinamiche - nella parola “sistema sociale”.

La differenza di base sta nel fatto che la Società umana, ma solo se viene percepita correttamente come l’organismo vivente “tridimensionale” che è, ha un sistema immunitario controllabile dall’uomo. Se viceversa, come accade adesso, viene rappresentata come il morto meccanismo che non è… si crea un baratro tra rappresentazione umana errata e realtà sociale concreta tale da impedire qualsiasi azione risanante del sistema immunitario sociale. I crescenti problemi economici, politici e culturali lo dimostrano ampiamente.

Il rappresentarsi il sistema sociale attuale (sia della Sociologia sia della comune esperienza umana) come una semplice macchina, infatti, diventa una forza antagonista che l’uomo non è più capace di governare e che trasforma il sistema immunitario sociale in un automatismo antisociale sempre più inarrestabile.

E mentre possiamo vedere anche nel breve termine operare quelle malattie sociali autoimmuni, quegli automatismi antisociali degenerativi sopra accennati e di come siano incontrollabili dall’uomo - come ad esempio è stato il caso nel 2008 dell’insolvibilità dei mutui subprime americani che, uscendo dai confini nazionali, hanno impestato e affossato l’intera economia mondiale – per quanto riguarda la percezione corretta della realtà sociale quale organismo vivente sano o quale malsano meccanismo antisociale ciò richiede una finestra temporale di ben altra estensione.

Quanto affermato è infatti storicamente verificabile solo se si prendono periodi di tempo lungo parecchi secoli. Cosa attualmente fantascientifica, visto l’usuale finestra temporale sociale attuale – anch’essa è un automatismo che, inavvertito, ci condiziona in modo malsano e antisociale – che è basata sullo striminzito ritmo trimestrale delle borse valori mondiali o addirittura su quello mensile della scadenza fiscale dell’IVA.

Nel XVIII secolo Goethe indicava a ragion veduta in 3 millenni - non tre mesi (!) come avviene dalla seconda metà del XX secolo - il periodo di tempo minimo da considerare nel caso non si volesse vivere alla giornata nella Società umana. Ed effettivamente è proprio quest’altra inusuale finestra temporale che è capace di farci “percepire” correttamente la malsana realtà concreta in cui versa la Società umana di oggi e, al contempo, la concreta e rapida possibilità di risanarla: di riportarla verso la socialità cui aspira, riducendone enormemente la carica antisociale.

Rendiamoci conto, infatti, che è difficilissimo capire con il pensiero il sociale moderno l’origine degli automatismi antisociali in atto se non si considera attentamente “a livello mondiale” almeno l’ultimo mezzo secolo che sta terminando. Rispetto ai 3 millenni di Goethe, però, ci limitiamo a scorrere velocemente l’ultimo.

 


Dal punto di vista della Società umana europea siamo nel Medio Evo dell’XI secolo d.C. E quale delle tre dimensioni sociali (Cultura, Politica, Economia) dominava in assoluto? La Cultura, nella sua versione religiosa cristiana, e la Chiesa era il contenitore per la raccolta indifferenziata del sociale complessivo (culturale, politico ed economico).

Se ci spostiamo avanti nel tempo di 7 secoli appena, siamo nell’epoca della Rivoluzione francese, troviamo che la dimensione culturale-religiosa aveva ormai passato lo scettro del dominio assoluto alla Politica. Contemporaneamente troviamo che nel XVIII secolo, l’epoca di Goethe, era cambiato anche il contenitore per la raccolta indifferenziata del sociale complessivo: ora è lo Stato il calderone in cui, alla rinfusa e ideologicamente, tutto ciò che è politico, economico e culturale viene ficcato maldestramente dentro.

Se alla fine di questo viaggio nel tempo ci spostiamo di 3 secoli ancora, completando la finestra temporale, ci troviamo nel XXI secolo a inizio terzo millennio d.C. e assistiamo al fatto che lo scettro del dominio assoluto non è più nelle mani della dimensione politica, bensì è saldamente nelle mani dell’Economia. E ancora una volta osserviamo che è cambiato il contenitore per la raccolta indifferenziata del sociale complessivo: ora è il Mercato il bidone della spazzatura sociale in cui tutto ciò che è economico, politico e culturale viene gettato utilitaristicamnte e disordinatamente dentro.

E tutto questo rivolgimento, questo passaggio traumatico dalla "Società liquida a traino politico" alla "Società gassosa a traino economico", lo si noti bene, è avvenuto "in automatico" senza nessuna guida umana consapevole: come dimostrano le lotte tra Stato e Mercato, tra sovranisti e mercatisti come si usa dire.

In questo veloce viaggio temporale nel sociale umano, però, possiamo osservare un fenomeno strutturale ricorrente: una sola dimensione sociale domina in modo esclusivo le altre due e impone il proprio contenitore per la raccolta indifferenziata del sociale complessivo (culturale, politico, ed economico).

 

Periodo storico

Dimensione sociale

Contenitore per la raccolta indifferenziata del sociale

 

 

 

Medio-Evo

Cultura

Chiesa

Rivoluzione francese

Politica

Stato

Terzo millennio    d. C.

Economia

Mercato

 

Come si esplica il dominio assoluto di una dimensione sulle altre due? Storicamente così: le condiziona, se ne serve per i propri scopi, ne soffoca la libera espressione su quanto è di loro competenza specifica. Tutto questo è un bene o un male dal punto di vista sociale? Dipende da dove ci posizioniamo: se all’inizio o alla fine del periodo di dominio di ogni singola dimensione.

Catapultiamoci nell’XI secolo medievale: ancora non esistevano le città che siamo abituati a considerare tali e di cui possiamo cominciare a parlare, in senso compiutamente moderno, solo intorno al XV secolo. Una politica statale non si era ancora emancipata e l’economia era un fenomeno completamente opposto a quello odierno. Oggi è planetaria, centralizzata e unitaria, allora era localizzata, periferica e parcellizzata in mille rivoli: ogni fattoria, ogni convento era un centro economico quasi autosufficiente e non esisteva ancora il fenomeno della divisione del lavoro.

In questa situazione, in cui Politica ed Economia non si erano ancora compiutamente emancipate dalla dimensione culturale, si può dire che il dominio della Cultura sulle altre due dimensioni sociali è stato un bene.

 


Ma nel XVIII secolo, quello che alla sua fine è caratterizzato dalla Rivoluzione francese (1789-1792), la Politica si era compiutamente emancipata dalla Cultura e il tutoraggio assoluto della dimensione culturale è diventato adesso un vero e proprio cappio al collo: che in qualche modo si doveva tagliare.

Poiché il pensiero sociale di allora (come quello odierno) non “percepiva” la realtà sociale in evoluzione - e quindi l’inevitabile necessità che la Politica (e tutto ciò che la riguarda i diritti e doveri del Cittadino nella Comunità in cui vive) avesse bisogno di un proprio contenitore specifico (e non di essere sempre e solo convogliata nel contenitore-Chiesa) – ma se la rappresentava emotivamente e arbitrariamente… quel taglio ideale avvenne fisicamente attraverso il taglio delle teste coronate, dei nobili e del clero: i rappresentanti, allora, di una degenerata dimensione culturale non più all’altezza dei tempi.

Se i nostri antenati europei fossero stati consapevoli della realtà sociale mutata non avrebbero fatto ciò che hanno fatto: ossia sostituire la Politica alla Cultura nel dominio sulle altre due dimensioni sociali e inmporre il proprio contenitore unico per la raccolta indifferenziata del sociale complessivo, lo Stato, al precedente (la Chiesa).

Avrebbero invece utilizzato il predominio politico per porre le sane premesse al fine di avere contemporaneamente due contenitori specifici per differenziare il sociale-culturale (convolgliandolo nel contenitore Scuola) dal sociale-politico (convolgliandolo nel contenitore Stato). Mentre la Politica ancora tratteneva in sé - avendola sottratta alla Cultura - la dimensione economica che non si era ancora compiutamente emancipata.

In ogni caso, per i primi decenni di dominio della Politica sulle altre due dimensioni sociali possiamo osservare fenomeni positivi: come ad esempio la nascita della Scuola statale pubblica. Ma in breve si verifica l’emanciparsi della dimensione economica con i primi telai industriali e le due guerre mondiali del XX secolo non riescono ad aprire gli occhi dei nostri antenati.

Cosicché invece di trovarsi nella situazione favorevole di poter approntare le premesse giuridiche affinché, a fianco degli altri due contenitori (Scuola e Stato) [contenitori autonomi e indipendenti per la raccolta differenziata (!) del sociale-culturale e del sociale-politico - se si fosse stati socialmente svegli, naturalmente] potesse collocarsi il Mercato, per la raccolta differenziata del sociale-economico… ci si è trovati da un giorno all’altro (circa mezzo secolo fa) di fronte al dato di fatto che l’Economia aveva improvvisamente soppiantato la Politica e si era impadronita dello scettro del dominio unilaterale sulle altre due dimensioni sociali.

Con l’inevitabile conseguenza antisociale che ancora si pratica la raccolta indifferenziata del sociale complessivo (culturale, politico ed economico) ma non più a livello statale, bensì a livello globale e nel contenitore Mercato!

Dopo mezzo secolo però, esaurito l’entusiasmo di qualche decennio di benessere economico e tecnologico, la cartina di tornasole storica ci sta già dicendo che il dominio assoluto dell’Economia mondiale sulle altre due dimensioni sociali (salvo per il 10% della popolazione mondiale) è già diventato un male sociale devastante: lo testimoniano l’aumento esponenziale delle disuguaglianze sociali anche nelle popolazioni mondiali più evolute.

Pensiamo ad esempio agli USA di Donald Trump, dove i disagiati sono quasi 60 milioni (l’intera popolazione Italiana) sui 300 complessivi. Pensiamo poi alle migrazioni in atto, che riproducono su scala mondiale l’esodo dalle campagne povere alle città ricche durante l’industrializzazione del dopoguerra italiano; oppure al dato di fatto di come tutti gli Stati più ricchi al mondo siano enormemente indebitati… con gli azionisti “privati” delle Banche mondiali. Persone come noi che hanno sottomesso economicamente i circa 200 Stati del pianta Terra... che ancora si fingono "sovrani".

 


A questo punto, poiché ci rappresentiamo la realtà sociale come un morto meccanismo, dovremo subire passivamente di ripercorrere all’infinito una specie di gioco delle tre carte sociali (ad esempio è indifferente che sia la Cultura o la Politica a soppiantare l’attuale predominio dell’Economia) con il prossimo inevitabile avvicendamento della Scuola o dello Stato al Mercato per la raccolta sempre e comunque indifferenziata del sociale complessivo (culturale, politico ed economico).

Viceversa la Società umana reale, ciò che chiamiamo ormai con uno slogan vuoto di contenuto il nostro sistema sociale, è un organismo vivente a tre dimensioni in progressiva evoluzione. Dal punto di vita storico è paragonabile ad una pianta temporalmente rovesciata che ha messo radici planetarie (Economia), fusto e foglie nazionali (Politica), fiori-frutti-semi individuali (Cultura).

Se ci trovassimo in un qualsiasi laboratorio erboristico, queste componenti sono raccolte al 95% in contenitori separati: solo una minima parte, circa un 5%, viene mischiato in quantità diverse nelle ricette già pronte per far fronte a diverse malattie specifiche.

Nel sistema sociale invece ci comportiamo esattamente all’opposto, e per di più unilateralmente e in modo totalizzante: un unico contenitore sociale (oggi il Mercato) raccoglie insieme, indifferenziatamente, il 100% di tutto ciò che è economico-politico-culturale. E per di più lo distribuisce in dosi casuali tentando, senza ovviamente riuscirci, di risolvere le brucianti problematiche attuali.

Così come nel laboratorio erboristico si separano le varie componenti delle piante, allo stesso modo si deve fare oggi in un sistema sociale realmente evoluto per il semplice dato di fatto che a fine di quest'ultimo millennio storico le tre dimensioni sociali si sono emancipate compiutamente e possono stare tutte e tre (e ognuna con i suoi specifici contenuti e funzioni) in equilibrio sulle proprie gambe: l’Economia sul Mercato, la Politica sullo Stato, la Cultura sulla Scuola.

Non c'è più la necessità pratica, com'è stato opportuno fino ad ora, che una dimensione sociale emancipata si debba occupare di fare da tutor o di sostituire nelle sue funzioni specifiche un'altra dimensione sociale non ancora compiutamente emancipata.  

Senza dover aspettare l’ulteriore conferma antisociale involutiva, peraltro già pedantemente in arrivo sul primo binario, possiamo affermare che solo una Società tridimensionale compiutamente configurata [e basta una legge statale per farlo] è in grado di mettere ordine nel caos antisociale attuale e di armonizzare in senso sinergico le forze (oggi in conflitto costante tra loro) di tutte e tre le dimensioni sociali.

Sinergia che richiede come punto di partenza concreto la separazione funzionale e qualitativa dei tre contenitori specifici (Mercato, Stato e Scuola) per iniziare finalmente una sana raccolta differenziata del sociale: il Mercato per la circolazione di merci e servizi sul Territorio, lo Stato per il rispetto dei diritti e doveri nella Comunità nazionale, la Scuola per lo sviluppo di talenti e qualità nelle Persone.

Solo così l’automatismo meccanico incontrollato e autoimmune che ci attanaglia sempre più e che ci porta inevitabilmente verso una pericolosa involuzione antisociale degenerativa può essere sostituito in positivo dall’organismo vivente sociale tridimensionale.

Alla monodimensionale e meccanica "Società gassosa a traino economico" [che è il malsano sistema antisociale attuale] dobbiamo sostituire la vivente e organica "Società tridimensionale equilibrata e sana" adatta ai tempi di oggi: l’unica struttura del sistema sociale capace di concreta evoluzione ulteriore.

 

(riproduzione riservata)