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La realtà virtuale? Un grande contenitore di rifiuti sia tecnologici che informatici


21/12/2020

di Andrea di Furia

Fermate il mondo: voglio scendere. Lo dice Ernesto Calindri in un Carosello d’epoca. Mentre nella realtà il grande attore non è più in vita né lo sono i suoi committenti, le tracce delle sue iniziative come quel Carosello permangono nella cosiddetta realtà virtuale.

Realtà virtuale che anno dopo anno accumula “rifiuti tecnologico-informatici” varî, come una discarica abusiva dell’indifferenziata accumula costantemente rifiuti industriali e urbani.

La stessa cosa avviene nel sistema sociale in cui viviamo. Come una enorme discarica a cielo aperto della spazzatura sociale indifferenziata in esso anno dopo anno si accumulano, si mischiano e reciprocamente si corrompono e inquinano le tracce lasciate dalle iniziative economiche, politiche e culturali.

Tracce spessissimo dimenticate che tuttavia continuano automaticamente a interagire, inosservate, con tutte le nuove iniziative sociali (economiche, politiche e culturali); tracce che continuano a vivere, per così dire, parassiticamente: nutrendosi, per alimentare se stesse, delle nuove forze sociali immesse e portando così al fallimento, spesso totale, qualsiasi iniziativa o riforma nelle tre dimensioni.

Come prima verifica prendiamo la “riforma della RAI” del 1975, che aboliva il centralistico e autoritario controllo governativo. Visualizziamo la discarica a cielo aperto dell’indifferenziata sociale in cui le passate tracce delle dinamiche governative in RAI permangono, nonostante adesso non ci sia più il controllo governativo. In quella discarica ora si immettono le forze sociali riformiste innovative: il controllo della RAI passa al Parlamento per dare voce (si precisa con entusiasmo) al pluralismo dei soggetti in esso presenti e operanti.

A proposito di Parlamento: sempre in quel cassonetto dell’indifferenziata sociale che è il sistema italiano di allora dobbiamo pensare si sia acumulata anche la spazzatura di circa vent’anni di vita parlamentare.

Un Parlamento continuamente lacerato dal pesante intervento del vincitore-alleato americano, preda della contrastante tradizione cattolica e di partiti a sinistra con importanti coinvolgimenti con la Russia: la migliore ricetta per un clima di ricatto di tutti contro tutti, assolutamente antisociale, che si proietta inesorabile sulle generazioni future.

Pensare che una situazione così caotica e antisociale potesse produrre iniziative sociali “concrete” è solamente un’illusione. Tuttavia, di questa illusione vivevano i riformisti della RAI (e della Sanità ecc.). Pensavano, come si pensa tutt’ora, che il raggiungimento del potere li avesse avvolti in una bolla capace di isolarli dalla spazzatura sociale indifferenziata (politica, economica, culturale) che si era accumulata fino ad allora e che interagiva sotterraneamente “contro” di loro.

Pare di vederli i riformisti al potere: allora come ora in epoca di Cov-sars-2. Tutti con i piedi sommersi dalla spazzatura indifferenziata accumulata dal sistema e con la testa dentro una bolla anti-miasmi tossici. Tutti comunque soddisfatti e illusi di poter finalmente operare per un sociale “sano”.

Così non ci sorprende che invece dell’idealistico pluralismo vagheggiato dalla riforma si imponga la lottizzazione più brutale e selvaggia delle cariche in RAI. E altettanto avviene inevitabilmente anche nella riforma della Sanità pubblica: nata per mettere fine alla precedente jungla di mutue, ingiustizie e (parola magica) sprechi, la riforma potenzierà (nuova spazzatura sociale che si aggiunge alla precedente) molte delle storture che pretendeva combattere.

Né ci sorprendono altri cumuli di spazzatura come il dilagare delle intoccabili Mafie al nord, la corruzione delle fragili Istituzioni pubbliche, il trasformarsi della democrazia parlamentare nella Partitocrazia di regime o, non molto più avanti nel tempo, il passaggio del potere sociale dal Parlamento alle Banche.

Naturalmente siamo tutti ancora oggi dei palombari sociali con tanto di bolla anti-miasmatica in testa (la bolla delle nostre opinioni, simpatie e inclinazioni) e piedi sommersi nell’indifferenziata spazzatura sociale politica, culturale ed economica che ormai ha raggiunto il nostro diaframma.

La maggioranza di noi subisce passivamente, sublimandola nell’incertezza e nella paura, questa situazione di cui non è chiaramente cosciente; mentre una minoranza si avvede vagamente che qualcosa è cambiato (o come in questi nostri giorni sta cambiando) ma non sa esattamente “cosa” sta cambiando.

Pochissimi, infine, cominciano a cogliere la direzione in cui si deve andare per risanare un sistema antisociale: verso la comprensione del punto di vista strutturale, per diventare consapevoli della “struttura sociale” del sistema.


Ciò nonostante, lo sguardo di sociologi e commentatori resta ancora nebuloso, indistinto, non è in grado di approfondire il “perché” di questo cambiamento né di identificare la struttura del sistema sociale, in quanto manca la presa di coscienza concreta della situazione: che la visualizzazione della sottostante “discarica sociale indifferenziata” in cui siamo impantanati palesa invece in maniera incontestabile. Estraggo una testimonianza da pagina 26 del libro di Guido Crainz, Il Paese reale.

Enzo Forcella: «Il sistema è diventato una struttura, e la struttura è congegnata in modo da legare alla sua sopravvivenza quel tanto di libertà e benessere di cui la comunità può godere. Per quanto rozza, inefficiente, corrotta l’attuale classe politica è insostituibile; odiata e disprezzata, dovrà pur sempre essere difesa. È un ricatto, se si vuole, ma un ricatto che non lascia scampo».

Quella Repubblica che aveva fatto sognare tante persone nel dopoguerra è diventata dopo due decenni lo Stato del ricatto continuo di tutti contro tutti. Enzo Forcella dichiara che “il sistema è diventato struttura”, ma di che struttura ci sta parlando? Non si sa, il suo pensiero si arresta qui.

Invero, il sistema italiano era già struttura anche prima, e in questi 10 anni di vita di Punto&Virgola abbiamo sempre identificato con precisione questa struttura del sistema sociale caratterizzandola come:

 

Monodimensionale, squilibrata e antisociale

 

Monodimensionale perché una sola delle tre dimensioni sociali conquista il predominio sulle altre due, ne parassita e vampirizza le forze: nell’Italia repubblicana la dimensione sociale predominante è quella Politica.

Squilibrata perché i gruppi dominanti la Politica arrogano a sé tutti i tipi di potere sociale e, non diversamente dalla Cupola mafiosa rispetto alle proprie truppe sul territorio, decidono insindacabilmente su tutto.

Antisociale perché la Politica imperversa negli ambiti culturali ed economici appropriandosi delle loro prerogative funzionali specifiche ma senza averne la minima capacità culturale e neppure la minima competenza economica: terreno favorevole questo all’azione corrosiva delle lobby e all’azione inquinante delle mafie, non certo favorevole alla tutela dei diritti e doveri degli appartenenti alla Comunità nazionale.

All’interno di questa “struttura monodimensionale” del sistema sociale - esistono anche una “struttura bidimensionale” e una “struttura tridimensionale” del sistema che ho trattato in particolare in Inviato speciale – nel mondo attuale sono 3 le tipologie antisociali rilevabili:

  1. quando il predominio è della dimensione sociale Cultura sulle altre due, abbiamo la Società solida (es. Arabia Saudita; Stato del Vaticano)
  2. quando il predominio è della dimensione sociale Politica sulle altre due, abbiamo la Società liquida (es. Italia, Germania)
  3. quando il predominio è della dimensione sociale Economia sulle altre due, abbiamo la Società gassosa (es. USA, EU)

Tutte e tre queste “strutture monodimensionali” di sistema sono visualizzabili come accumulatori di spazzatura sociale indifferenziata (politica, culturale ed economica) da cui si viene continuamente sommersi e intossicati anno dopo anno. E i miasmi antisociali prodotti da questa mescolanza che respiriamo a pieni polmoni sono: il prevalere della menzogna nella vita culturale, dell'egoismo nella vita politica, di malattia e morte nella vita economica.

Se poi passiamo alla “struttura bidimensionale” del sistema sociale ci accorgiamo che essa si determina durante quei periodi in cui due dimensioni confliggono per il predominio: come ad esempio ora in Italia, dove la Società liquida politica sta subendo l’arrembaggio della Società gassosa economica.

L’esito più probabile di questo conflitto è che una delle due dimensioni prenda il sopravvento e allora il sistema sociale cambia “struttura”: da bidimensionale conflittuale torna ad essere monodimensionale squilibrata. Fino al prossimo conflitto interdimensionale sociale.

L’esito che invece voglio augurare a tutti noi, a fine di questo turbolento 2020 e come buon viatico per il 2021, è che le due dimensioni ora in conflitto (Politica ed Economia) si rendano conto della necessità di considerare e cooptare anche la dimensione Cultura nel loro reciproco rapporto: in funzione di un veritiero e non illusorio risanamento sociale.

Tuttavia non come terza parte in conflitto, bensì come terza parte in sinergia con entrambe: in questo caso la “struttura bidimensionale conflittuale” diventa finalmente “struttura tridimensionale armonica”.

Questo terzo tipo di struttura del sistema è quella che possiamo definire davvero “sociale”: è la Società calorica tridimensionale, equilibrata e sana che tutti da secoli, anche senza saperlo, cerchiamo.

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