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L’Italia e i falsi imprenditori

Gli Agnelli non sono mai stati degli industriali, ma degli abili approfittatori che in 40anni hanno incassato dallo Stato italiano 220 miliardi e ora vanno in Algeria a produrre la 500


25/03/2024

di Mario Pinzi


Per l’Italia l’auto è sempre stato un settore economico importante che ha fatto nascere 2.131 aziende dando lavoro a 250.000 famiglie e ancora siamo i leader mondiali nella creazione delle supercar più belle del mondo.
 Nel corso dei decenni l’industria automobilistica italiana ha sempre avuto come punto di riferimento il gruppo Fiat, non per le capacità industriali degli Agnelli, ma per il loro armonico “Belare” che in 40 anni, ha ottenuto dal governo Italiano, a fondo perduto, la bellezza di 220miliardi, senza aver mai vinto il “Festival di Sanremo”.
Gli eredi dell’avvocato Agnelli, con a capo il grandissimo cantante John Elkann, non sapendo “Belare” in modo giusto per ottenere altri miliardi dallo Stato italiano, ha pensato di produrre la nuova 500 in Algeria, mettendo in cassa integrazione gli operai italiani, una piccola ritorsione per far comprendere all’Italia che il suo moderno Belare non è inferiore a quello dello zio.
Quello che irrita maggiormente è che oltre alla sua fuga in Francia fra le braccia, di Macron, sta cercando di far spostare all’estero anche l’indotto della componentistica del settore e questo comportamento si commenta da solo.
Chiamare a raccolta i fornitori del bel Paese, per punire i vertici del governo che non hanno apprezzato il suo “Belare”, lascia senza parole.
Sembra che gli abbiano già dato retta 11 fornitori italiani, ma altri sicuramente lo seguiranno.
Senza queste aziende è molto difficile produrre delle auto e invitare questi supertecnici ad abbandonare il proprio Paese è un comportamento che deve essere punito severamente.
Grazie ai nostri soldi il gruppo sta facendo investimenti anche in altri settori, ovviamente fuori dall’Italia.
Sembra che Stellantis abbia rafforzato la partnership con l’americana Archer, che progetta e sviluppa velivoli elettrici a decollo e atterraggio verticale da impiegare nelle reti della mobilità urbana e l’ha fatto acquistando sul mercato 8,3 miliardi di azioni.
I dettagli finanziari dell’operazione non sono stati forniti, ma l’Italia potrebbe pretendere una parte di quelle azioni.
Lo Stato italiano ha avuto un ruolo da protagonista nel gruppo Stellantis e non si può dimenticare che gli Agnelli hanno ricevuto gratuitamente il prestigioso marchio Alfa Romeo.
Negli anni 60 e 70 l’Italia restaurò la propria grande industria automobilistica che era terza in Europa e quinta nel mondo e quando arrivò la trazione anteriore non lesinò il sostegno economico al gruppo Fiat.
Alla fine del decennio, anche i marchi più esclusivi Alfa Romeo, Lancia e Ferrari  hanno avuto bisogno di soldi e lo stato italiano non ha mai lesinato l’aiuto economico.
Insomma, cari lettori, la Stellantis è soprattutto nostra e chi afferma il contrario è in malafede.

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