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Per risolvere un problema si deve andare all'origine del problema

La nostra mancata crescita è dovuta alle errate leggi economiche di Bruxelles e alla ubbidienza suicida dei nostri vecchi politici  


05/11/2018

di Mario Pinzi


La nostra mancata crescita economica registrata dall’Istat non dovrebbe stupire, perché è da quando siamo entrati nell’euro che il nostro Paese è fermo.  
La crescita dello 0,4% o dello 0,2% o dell’1,2% del Pil sono dati che equivalgono a zero perché non hanno la forza di far aumentare l’occupazione e non attivano i consumi interni che sono il motore dello sviluppo. 
Insomma, il Pil è fermo da quando abbiamo abbandonato la nostra piccola grande Lira ed è giunto il momento di dire basta. 
In futuro, se il Pil non crescerà saranno guai seri, e siccome i problemi si risolvano solo se si capisce da dove provengono, è importante andare all’origine della furbata tedesca accettata dai politici dell’epoca. 
Come ho già scritto sono più di dieci anni che la Germania non rispetta le regole europee del surplus commerciale che è diventato un comportamento pericoloso anche per il mercato globale. 
La scorrettezza della Merkel ha indispettito anche Trump che l’ha minacciata di imporre dei dazi sul settore automobilistico tedesco.
Berlino, in tredici anni ha accumulato un surplus commerciale gigantesco, e in spregio all’Europa continua ad investire la propria eccedenza in altri continenti. 
Tirerà avanti ancora un po’, ma come accade sempre, chi fa troppo il furbo rischia il default. 
Per ordine della Merkel, la Deutsche Bank che finanzia quasi tutta l’industria manifatturiera tedesca, ha acquistato una quantità gigantesca di titoli tossici americani che, per l’esagerato indebitamento, presto precipiterà nel baratro trascinando con se tutta l’industria manifatturiera del proprio Paese. 
Nel 2017 la Germania ha esportato nel mondo automobili per circa 240 miliardi, macchinari industriali per 185 miliardi, prodotti chimici per 116 miliardi e nell’unione Europea il suo export complessivo ha raggiunto gli 800 miliardi di euro. 
Questi straordinari successi sono arrivati per aver abbandonato il marco in favore dell’euro che valeva molto meno, mentre per noi è stato il contrario, e siccome all’interno dell’Unione non è possibili la svalutazione per compensare gli squilibri commerciali tra Stati, a pari merito, il nostro Paese si è trovato in netto svantaggio competitivo. 
A questo punto è evidente che la Germania è diventata imbattibile per la differenza dei valori delle monete tradizionali, e questo svantaggio competitivo sta diventando incolmabile.  
In sostanza l’euro è nato per difendere l’export tedesco e questa disparità ha fermato l’Italia.  
La Germania con la sudditanza dei nostri politici è diventata imprendibile, e convincerla a condividere il suo surplus commerciale con il resto dell’Europa è impossibile. 
Il suo squallido comportamento non vale la pena commentarlo, e tutti noi dobbiamo ammettere che averla aiutata a consolidare la riunificazione è stato un grande errore.  
L’Italia è vittima della pochezza dei propri politici. 
Una delle cose assurde che desidero evidenziare è che Maastricht ha esonerato Berlino dalla regola che vieta gli aiuti di Stato, e con questa squallida notizia credere ancora nell’Unione europea fa veramente sorridere. 
In dieci anni il debito mondiale è cresciuto del 70 per cento superando i 182mila miliardi di dollari. 
Anche l’Italia non ha scherzato, ma le nostre famiglie sono le più ricche del mondo. 
Purtroppo, la produttività delle nazioni viene prosciugata dalla finanza speculativa che, attraverso il suo avido comportamento, sta divorando l’economia reale degli Stati e il destino dei popoli non è deciso dai governi, ma dalla finanza internazionale. 
L’Italia, se vuole fermare il flusso delle cose negative deve ascoltare i saggi consigli di Paolo Savona che è l’unico politico di questo governo che conosce la finanza internazionale. 
I veri guai nascono da questa Europa che non ha accolto i valori fondanti della repubblica che nascono dalla meritocrazia. 
Purtroppo è rimasta ancorata ai concetti monarchici dove l’egoismo è il principe assoluto e presto sarà ridotta in briciole.   
La cosa che sorprende maggiormente è il comportamento di Sergio Mattarella che, nonostante l’evidenza, continua ad essere prigioniero dell’avidità di questa Europa. 
Il capo dello Stato, dopo aver spostato Savona da via xx settembre e imposto al governo gialloverde di dialogare con la Ue ha commesso due gravissimi errori che evidenziato il trionfo della nostra non crescita.   
Purtroppo, l’acredine nei confronti di questo governo gli ha fatto pronunciare una minaccia che sconcerta: “Se non verrò ascoltato, non firmerò la manovra economica”.
Questo, cari lettori, è un comportamento che non ha bisogno di grandi spiegazioni, ma con tutta la fantasia di cui dispongo come scrittore di romanzi gialli non riesco a trovare il corretto termine per qualificare il suo comportamento. Confido in voi, e proprio per questo motivo depongo la penna con serenità…

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