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Qual è la realtà concreta del sistema "antisociale" moderno? Facciamo alcune ipotesi


19/10/2020

di Andrea Di Furia

Abbiamo più volte paragonato il sistema sociale moderno - nelle sue tre forme squilibrate e conflittuali esistenti sul Pianeta di Società solida a prevalenza culturale, Società liquida a prevalenza politica e Società gassosa a prevalenza economica - con l’identica immagine di una discarica di rifiuti sociali a cielo aperto.

Non lo facciamo per futile spirito polemico, ma per aiutare a capire la realtà “concreta” del nostro sistema "antisociale" moderno. Se infatti lo immaginiamo così, possiamo anche capire come tutte le iniziative dei vari Governi diventino prestissimo spazzatura.

Immaginiamo di essere noi al posto del Presidente Conte e di operare in questa discarica che è il sistema sociale italiano a prevalenza (ancora per poco) politica. Immaginiamo di immettere in questa discarica di rifiuti sociali, che si sono accumulati in essa dall’Unità d’Italia, nuove iniziative sociali. Come possono, queste, non diventare rifiuti anch’esse? Abbiamo pulito la discarica (il sistema), abbiamo tolto i rifiuti sociali che da decenni l’ingombrano? No. Ne abbiamo inseriti degli altri… volendo affrontare le varie problematiche che sociali si ripresentano (povertà, lavoro, precarietà, migrazioni ecc.).

Pensiamo ad un rifiuto sociale comprensibile da tutti come la Burocrazia: abbiamo sentito tutti i Partiti tuonare contro di essa e dire che va ridotta e abolita, ma la ritroviamo accresciuta e moltiplicata come possono testimoniare anche gli ultimi terremotati di Amatrice e dintorni che (sono passati 4 anni) ancora non sanno a Santo voltarsi per poter ricostruire la propria casa.

Nella Società liquida a prevalenza politica sulle altre due dimensioni sociali, la sintesi strutturale unilaterale di questo sistema sociale è lo Stato. Lo Stato come istituzione ci porta retoricamente a pensare a qualcosa di nobile, ma al giorno d’oggi è più realistico paragonarlo al cassonetto della spazzatura indifferenziata, se vogliamo stare con i piedi per terra e non costruire castelli in aria. Lo Stato è dove adesso raccogliamo l’indifferenziata sociale economica, politica e culturale.


Dovremmo perciò passare alla raccolta differenziata del sociale tridimensionale: la spazzatura politica va solo nel cassonetto Stato; la spazzatura economica va solo nel cassonetto Mercato; la spazzatura culturale va solo nel cassonetto Scuola. Altrimenti tutto il sociale diventa spazzatura indifferenziata.

Per i Governi la pandemia, vera o troppo pompata che sia, è stata una flebo inaspettata. Adesso con “l’emergenza sanitaria” tutto è loro possibile. Il problema è che l’emergenza sanitaria di oggi è un altro rifiuto sociale che verrà immesso nella discarica di cui trattiamo. Rifiuto sociale che andrà a moltiplicare il volume delle varie emergenze (dopoguerra, anni di piombo, austerity, derivati tossici ecc.) che si sono susseguite dalla fondazione della Repubblica italiana ad oggi.

Rammentiamo, rispetto all’emergenza sanitaria, quante belle parole sono state dette come “Non lasceremo soli nessuno”? Poiché sono state pronunciate stando con i piedi ben piantati nella discarica sociale Stato, non possono che diventare, nei fatti concreti, spazzatura.

Pensiamo ad esempio alla gran cassa dei media quando si sono fatti vedere i primi lavori per attrezzare l’Ospedale dedicato alla terapia intensiva nei locali della Fiera di Milano. Se andate a chiedere: “Tutto a posto?”, vi sentite rispondere che mancano medici e infermieri per farlo funzionare. Dunque iniziativa-spazzatura. E una delle ragioni di questo ritardo (inammissibile in previsione della seconda ondata) è che la propaganda terroristica sulla terribilità del virus Cov-sars-2 ha atterrito il personale medico/infermieristico… tanto ha avuto successo.

Ricordate la soddisfazione del Governo quando sono stati annunciati 3.553 posti per terapie intensive? Altra spazzatura: ne sono stati realizzati 1.300. E le misure dichiarate e prese per la Scuola? Altra spazzatura. E la gestione del turismo, dell’agricoltura, dell’industria? Altra spazzatura. E cosa dovrebbe dire chi lavora in ambito culturale, circa il trattamento loro dedicato dal Governo italiano? Altra spazzatura.

Il sociale va pensato così: senza orpelli ma realisticamente, se ne vogliamo venirne fuori senza le ossa sociali rotte. Altrimenti tutto diventa evanescente, confuso e inaffrontabile.

Possiamo certo notare che all’epidemia di fuori, corrisponde una malattia politica dentro. Fuori c’è l’emergenza e dentro i tempi sono dilatati al massimo: servono i soldi ora (per famiglie, professionisti, commercianti e imprese) ma se li avremo sarà solo l’anno prossimo e i successivi.

E come si concilia questo dato di fatto con le previsioni della Banca Mondiale che prevede ulteriori 115 milioni di persone che saranno trascinate sotto la soglia della povertà? Persino i famigerati 206 miliardi del Recovery found sembrano, ogni giorno di più che passa, trasformarsi in spazzatura anch’essi mentre circolano sulla bocca di un ambiente partitico-politico sostanzialmente autoreferenziale.

Però è inutile colpevolizzare questo Governo o i prossimi: non sono loro il vero problema. Il nodo gordiano da sciogliere oggi è la struttura della Società attuale! Mantenendo infatti l’attuale sistema antisociale squilibrato che fa la raccolta dei rifiuti tridimensionali sociali nel cassonetto dell’indifferenziata Stato, le azioni-spazzatura continuerebbero a moltiplicarsi inevitabilmente anche se al potere politico andassero i Comunisti, i Liberisti, i Sovranisti, i Complottisti, i Negazionisti, gli Anarchici, i Dittatori, i Cattolici, gli Atei o chi volete voi.

Solo considerando lo Stato una discarica a cielo aperto dell’indifferenziata sociale tridimensionale sono comprensibili (comprensibili, ma non giustificabili!) fatti come le code chilometriche di auto in attesa di essere accolti nei Drive-In sanitari per fare i tamponi con dentro bambini costretti a passare la notte (!) in attesa di essere testati per poter tornare a Scuola.


Walter Veltroni, sul Corriere della Sera di sabato scorso, nota preoccupato: “A marzo siamo entrati in un tunnel. Ora ci sentiamo sulle sabbie mobili”.

Per la precisione quel tunnel era un vortice di rifiuti sociali (le misure suggerite dai Virologi) in arrivo grazie alla pandemia; e quelle sabbie mobili sono la discarica sociale a cielo aperto in cui sempre più corriamo il rischio di affondare se non passiamo velocemente e con urgenza ad un sistema sociale diverso, che chiamiamo Società calorica equilibrata e sinergica, e che fa la raccolta differenziata "funzionale" dei rifiuti sociali economici, politici, culturali nei rispettivi tre cassonetti: Stato, Mercato, Scuola.

Solo in questa struttura tridimensionale armonica del sistema possono essere smaltiti e riciclati in senso sociale i rifiuti del passato e si può evitare che lo diventi ogni altra nuova iniziativa culturale, politica ed economica.

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