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Quo vado? È nostalgia di libertà culturale

Un sintomo evidente il meritato successo di Checco Zalone


17/01/2016

di Andrea di Furia

L'attuale pensiero razionale dialettico astratto è incapace di “pensare positivo”, per propria attività interiore. Ma, paradossalmente, questo pensiero anèla a cambiare pelle, a riuscir davvero a pensare positivo a partire da sé. Se infatti viene attivato in maniera intelligente, sùbito risponde allo stimolo, si fa prendere per mano e riesce ad affrontare con il necessario distacco, senza farsi travolgere, argomenti altrimenti òstici e depressivi.

Temi come: l'egoismo personale, il mobbing sul luogo del lavoro, la precarietà del posto, la disoccupazione, i rapporti di coppia, l'integrazione tra culture diverse di norma scatenano con violenza la polemica. Ultimo in ordine di tempo, il contributo di qualche centinaia di euro a chi si prende in casa un migrante certificato dallo Stato (!) che sta dopando gli esàusti talk show nostrani.

Affronta questi temi, con comica intelligenza, Quo vado? l'ultimo film di Checco Zalone. E il successo esorbitante - rispetto ad altri tentativi come i cinepanettoni, e agli annunciati blockbuster americani – non è un caso, ma un sintomo sociale importante. È la cartina di tornasole della fortissima nostalgia che gli Italiani cominciano finalmente a sentire: la nostalgia di una dimensione culturale libera. Libera da chi? Dai maligni condizionamenti e tutoraggi ormai insopportabili sia del Mercato che dello Stato.

Chi più chi meno, siamo tutti stanchi di subire la propaganda ideologica di uno Stato - che nella sua forma attuale è letteralmente il cadavere mummificato di un passato millenario, un abito sociale tarlato e corroso indipendentemente dai gruppi di potere che di volta in volta lo indossano – e di subire l'illusorio benessere di un malsano Mercato – la cui distruttiva forma attuale è quella del Vampiro che si traveste da donatore di sangue – che pervertono la cultura di tutte le Comunità umane sul pianeta, devastandolo fin nel clima ambientale e fomentando guerre economiche, politiche e culturali che avvantaggiano soltanto poche ristrettissime tribù finanziarie predatrici.


Quo vado? accompagna questo anèlito di libertà attraverso una vicenda che permette al pensiero astratto nazionale di diventare positivo, di vedere che la negatività delle vicende umane può davvero sciogliersi in un happy end se vengono risvegliate le migliori qualità umane (specialmente il senso di responsabilità personale e di empatia) come avviene nel protagonista della vicenda: che inizialmente sembra non averne affatto.

Dal punto di vista sociale i milioni di euro incassati da questo lungometraggio, che potremmo definire “di formazione” se fosse un romanzo, sono il sintomo di una richiesta di libertà al pensare sociale umano che ormai Stato e Mercato di oggi non sono più in grado di garantire.

Se all'interno degli Stati, come paradossalmente avveniva nel Medio-evo alla loro nascita, le Università non tornano ad essere libere comunità dedicate all'umanità intera – autonome dunque, senza bisogno di una certificazione dello Stato o del Mercato per garantire la professionalità dei partecipanti ai vari piani di studio – la dimensione politica (l'Eguaglianza) e quella economica (la Fraternità) non potranno mai essere riformate in senso evolutivo, ma continueranno litigiosamente a implodere nell'impotenza causata dal processo involutivo in corso.

 

 


Di questo anèlito alla libertà - sano e fecondo solo e soltanto (!) in àmbito culturale, e il cui soggetto sano è quindi la Persona singola [e non il Cittadino politico o il Consumatore economico] - fino ad ora invece hanno malsanamente goduto i Partiti nella dimensione politica, finendo schiavi della corruzione, e tutti gli Istituti bancario-finanziari [veritieri fondi spazzatura dal punto di vista dell'economia reale e del pensiero sociale tridimensionale positivo], che letteralmente in spazzatura hanno trasformato l'intero Pianeta: non risparmiando neppure gli Oceani.

Il titolo del film di Zalone, in latino maccheronico, è volutamente caricaturale: così come è inosservatamente caricaturale il sistema sociale malsano attuale... che gli anafabeti sociali di ritorno moderni prendono per “reale”, attribuendogli alcuni addirittura la qualifica di “migliore possibile”.

Sistema che tuttavia essendo figlio di un pensare astratto passivo è sempre più lontano dalla logica dei fatti: sempre più incapace di orientarsi e di orientare l'umanità moderna.

La scelta pertanto è quella tra il sognante perseverare diabolicamente nell'errore “monodimensionale”, nello Stato strutturato a 1 dimensione prevalente - che nello Stato “unitario” inserisce l'innaturale ed esplosiva convivenza coatta di Libertà, Eguaglianza e Fraternità - o di cominciare [come aveva tentato a suo tempo Adriano Olivetti] a passare alla concretezza realistica della Società tridimensionale equilibrata e sana che vuole una libera e autonoma Scuola, un democratico e autonomo Stato, un fraterno e autonomo Mercato con pari dignità e opportunità.

Dunque Quo vado?... sistema sociale mondiale, internazionale, nazionale, locale? Stato Unitario giurassico permanente, o Società tridimensionale dei tempi nuovi?

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