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Se l'Italia è in crisi non è soltanto colpa della pandemia

Facciamo un passo indietro per ricordare cosa è successo, a partire dall'Unione europea, dall'euro e dal processo di globalizzazione


11/01/2021

di Mario Pinzi


Torniamo a prima dell’euro e cerchiamo di capire perché l’Italia oggi è in crisi. 
Dagli anni Sessanta in poi, il debito dello Stato era nelle mani delle famiglie italiane, che percepivano lauti interessi utili a stimolare il consumo interno. 
Era una leva fondamentale per far salire il Pil, abbassare il debito e fornire al Governo un costo finanziario quasi nullo. 
Quello è stato il periodo dove sono nati i grandi marchi del Made in Italy che, affermati nel mondo, ci stanno fornendo la sopravvivenza alla globalizzazione. 
La deindustrializzazione è nata con l’ingresso dell’euro e avendo trasferito il nostro passivo dalle famiglie italiane alla finanza speculativa, abbiamo perso il controllo sul nostro debito, fermato i consumi interni e, con gli interessi passivi non recuperabili, il nostro deficit può solo aumentare e non diminuire. 
Il cocktail della globalizzazione ci porterà alla schiavitù e in questo clima ostile causato dal Covid, gli imprenditori, per aver accumulato una perdita di fatturato irrecuperabile, sono entrati in depressione.   
Il mondo sta cambiando e risalire la china con un fardello di debiti senza avere il possesso della sovranità monetaria è un’impresa veramente faticosa.   
Per generare sviluppo occorre uscire dall’euro, trasferire il nostro debito nelle mani delle famiglie italiane, che possiedono 10.000 miliardi e, stampando moneta da distribuire gratuitamente alle attività produttive per il recupero dei mancati introiti, la rinascita potrebbe essere garantita. 
Per noi l’Italexit è un pochino più complicata di quella inglese, perché è dal 1981 che la Banca d’Italia, per il volere del Tesoro, ha ceduto la maggioranza delle azioni a Intesa Sampaolo, UniCredit e Generali Italia.  
Per poter stampare moneta la Banca Centrale deve tornare sovrana riacquistando la maggioranza delle quote azionarie e, se ci sarà un rifiuto, dovrà esercitare il diritto di Stato.     
Uscire dall’euro, con il nostro debito nelle mani delle famiglie italiane, ci metterebbe nelle condizioni di recuperare quello che la Germania ci ha rubato con la differenza di valore tra Marco e Euro (la moneta tedesca valeva di più). 
Se poi svalutiamo di qualche punto la nostra lira, anche se pagheremo di più la materia prima, le nostre esportazioni volerebbero e il conto economico diventerebbe non solo positivo ma favoloso, come lo era prima della moneta unica. 
Gli effetti economici della pandemia sono disastrosi e faccio questa affermazione perché siamo entrati in un degrado allucinante che il Governo fa finta di non vedere.  
Molte esercenti donne, con la chiusura dei negozi e il misero sussidio di Conte, nel timore di perdere attività e abitazione per il mancato pagamento di affitto e mutuo, sono state costrette a sfruttare la propria bellezza prostituendosi. 
Con una crisi economica come quella che stiamo vivendo e un Governo che attraverso la sua incapacità, voluta o reale, sta promuovendo questo degrado spingendo le donne italiane alla prostituzione, rimango senza parole nell’osservare il silenzio tombale delle femministe al potere. 
Purtroppo, quando saranno autorizzati i licenziamenti, a differenza degli uomini, molte giovani spose rimaste senza lavoro inizieranno a prostituirsi e forse lo faranno anche con la complicità dei mariti, che non troveranno più una occupazione.    
Nella natura umana c’è la tendenza alla sopravvivenza e quando ci sono di mezzo dei figli che hanno fame, per una donna la prostituzione è l’ultimo dei problemi.  
La Germania, con la sua antieconomica rigidità, dopo aver messo in ginocchio la nostra economia e condiviso il silenzio di Pechino sulla pandemia, per ampliare il proprio business ha venduto l’Europa al dittatore Xi Jinping, convinta che il futuro della propria ricchezza verrà generata dal Celeste Impero. 
Il comunismo cinese distruggerà l’Europa, perché il suo obiettivo è quello di abolire l’economia privata per tornare a un dominio di Stato che fermerà il progresso. 
La lotta al globalismo fatta da Trump era più che giusta, ma nonostante questa nobile difesa ha avuto manifestazioni di odio pilotate e supportati dai media che gli hanno fatto perdere la testa. 
Insomma, un coro di diffamazioni inaccettabili, che lo hanno portato ad esercitare uno squallido finale e per questo suo comportamento ne sono fortemente dispiaciuto.   
Ora, cari lettori, per farvi comprendere quanto è sbagliato l’egoismo della Merkel, vi invito a leggere il libro della collega Ilaria Bifarini “Il grande reset”, dove vi riporto la lettera dell’Arcivescovo Carlo Maria Viganò inviata all’ex Presidente degli Stati Uniti d’America Donald J. Trump, utile a comprendere cosa c’è dietro alla pandemia e alla disonestà dei boiardi europei:

“Signor Presidente, mi consenta di rivolgermi al Lei, in quest’ora in cui le sorti del mondo intero sono minacciate da una cospirazione globale contro Dio e contro l’umanità. Le scrivo come arcivescovo, come ex-nunzio apostolico negli Stati Uniti d’America. Le scrivo nel silenzio delle autorità civili e religiose: voglia accogliere queste mie parole come la “voce di uno che grida nel deserto” (Cv 1,23). Come ho avuto modo di scriverle nella mia lettera dello scorso giugno, questo momento storico vede schierate le forze del male in una battaglia senza quartiere contro le forze del bene; forze del male che sembrano potenti e organizzate dinanzi ai figli della Luce, disorientati e disorganizzati, abbandonati dai loro capi temporali e spirituali. Sentiamo moltiplicarsi gli attacchi di chi vuole demolire le basi stesse della società: la famiglia naturale, il rispetto per la vita umana, l’amore per la Patria, la libertà di educazione e di impresa. Vediamo i capi delle Nazioni e i leader religiosi assecondare questo suicidio della cultura occidentale e della sua anima cristiana, mentre ai cittadini e ai credenti sono negati i diritti fondamentali, in nome di un’emergenza sanitaria che sempre più si rivela come strumentale all’instaurazione di una disumana tirannide senza volto. 
Un pianto globale, denominato Great Reset, è in via di realizzazione. Ne è artefice un’élite che vuole sottomettere l’umanità intera, imponendo misure coercitive con cui limitare drasticamente le libertà delle persone e dei popoli. In alcune nazioni questo progetto è già stato approvato e finanziato; in altre è ancora in uno stadio iniziale. Dietro i leader mondiali, complici ed esecutori di questo progetto infernale, ci celano personaggi senza scrupoli che finanziano il World Economic Forum e l’Event 201, promovendone l’agenda. 
Scopo del Great Reset è l’imposizione di una dittatura sanitaria finalizzata all’imposizione di misure liberticide, nascoste dietro allettanti promesse di assicurare un reddito universale e di cancellare il debito dei singoli. Prezzo di queste concessioni del Fondo Monetario Internazionale dovrebbe essere la rinuncia alla proprietà privata e l’adesione ad un programma di vaccinazione Covid-19 e Covid-21 promosso da Bill Gates con la collaborazione dei principali gruppi farmaceutici. Aldilà degli enormi interessi economici che muovono i promotori del Great Rest, l’imposizione della vaccinazione si accompagnerà all’obbligo di un passaporto sanitario e di un ID digitale, con il conseguente tracciamento dei contatti di tutta la popolazione mondiale. Chi non accetterà di sottoporsi a queste misure verrà confinato in campi di detenzione o agli arresti domiciliari, e gli verranno confiscati tutti i beni. 
Signor Presidente, immagino che questa notizia le sia già nota: in alcuni Paesi, il Great Reset dovrebbe essere attivato tra la fine di quest’anno e il primo trimestre del 2021. A tal scopo, sono previsti ulteriori lockdown, ufficialmente giustificati da una presunta seconda e terza ondata della pandemia. Ella sa bene quali mezzi siano stati dispiegati per seminare il panico e legittimare draconiane limitazioni delle libertà individuali, provocando ad arte una crisi economica mondiale. Questa crisi serve per rendere irreversibile, nell’intenzioni dei suoi artefici, il ricorso degli Stati al Great Reset, dando il colpo di grazia a un mondo di cui si vuole cancellare completamente l’esistenza e lo stesso ricordo. Ma questo mondo, Signor Presidente, porta con sé persone, affetti, istituzioni, fede, cultura, tradizioni, ideali: persone e valori che non agiscono come automi, che non obbediscono come macchine, perché dotate di un’anima e di un cuore, perché legate tra loro da un vincolo spirituale che trae la propria forza dall’altro, da quel Dio che i nostri avversari vogliono sfidare, come all’inizio dei tempi fece Lucifero con il suo “non serviam”. 
Molti – lo sappiamo bene – considerano con fastidio questo richiamo allo scontro tra Bene e Male, l’uso di toni “apocalittici”, che secondo loro esasperano gli animi e acuiscono le divisioni. Non c’è da stupirsi che il nemico si senta scoperto proprio quando crede di aver raggiunto indisturbato la cittadella da espugnare. C’è da stupirsi invece che non vi sia nessuno a lanciare l’allarme. La reazione del deep state a chi denuncia il suo piano è scomposta e incoerente, ma comprensibile. Proprio quando la complicità dei media mainstream era riuscita a rendere quasi indolore e inosservato il passaggio al Nuovo Ordine Mondiale, vengono alla luce inganni, scandali e crimini. 
Fino a qualche mese fa, sminuire come “complottisti” coloro che denunciavano qui piani terribili, che ora vediamo compiersi fin nei minimi dettagli, era cosa facile. Nessuno, fino allo scorso febbraio avrebbe mai pensato che si sarebbe giunti, in tutte le nostre città, ad arrestare i cittadini per il solo fatto di voler camminare per strada, di respirare, di voler tener aperto il proprio negozio, di andare a Messa la domenica. Eppure avviene in tutto l mondo, anche in quell’Italia da cartolina che molti Americani considerano come un piccolo paese incantato, con i suoi antichi monumenti, le sue chiese, le sue incantevoli città, i suoi caratteristici villaggi. E mentre i politici se ne stanno asserragliati nei loro palassi a promulgare decreti come dei satrapi persiani, le attività falliscono, chiudono i negozi, si impedisce alla popolazione di vivere, di muoversi, di lavorare, di pregare. Le disastrose conseguenze psicologiche di questa operazione si stanno già vedendo, ad iniziare dai suicidi di imprenditori disperati, e dai nostri figli, segregati dagli amici e dai compagni per seguire le lezioni davanti a un computer. 
(…) 
Signor Presidente, ella sa bene quanto gli Stati Uniti d’America, in quest’ora cruciale, siano considerati l’antemurale contro cui si è scatenata la guerra dichiarata dai fautori del globalismo. Riponga la sua fiducia nel Signore, forte delle parole dell’Apostolo: “Posso tutto in Colui che mi dà forza” (Fil 4, 13). Essere strumento della divina Provvidenza è una grande responsabilità, alla quale corrisponderanno certamente le grazie di stato necessarie, ardentemente implorate dai tanti che la sostengono con le loro preghiere. 
Con questo celeste auspicio e l’assicurazione della mia preghiera per Lei, per la First Lady, per i suoi collaboratori, di tutto cuore le giunga la mia Benedizione. 
God bless the United States of America!”  

Cari lettori, mi auguro che questa benedizione si estenda anche a tutti noi, perché ne abbiamo veramente bisogno…

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