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Soluzioni apparenti e punto di rottura, nel sociale moderno


06/06/2022

di Andrea di Furia

Quando si verifica un fatto negativo qualsiasi, su di esso ci sono due modi di prendere posizione: il primo è quello in cui si scatena la rissa delle accuse (sei stato tu, no tu; è colpa sua, no di quell’altro!); il secondo è quello in cui ci si assume la responsabilità dell’evento (ho sbagliato io, è un mio errore).

La conseguenza che deriva dai due modi di prendere posizione su ciò che accade è differente: nel primo caso il fatto negativo oltre a persistere irrisolto si appesantisce di soluzioni apparenti fino a un punto di rottura; nel secondo caso viene concretamente risolto.

Ma anche la conseguenza su colui che prende posizione nei due modi è differente: nel primo caso la persona peggiora, sia psichicamente sia fisicamente e, come vediamo nei talk show, regredisce (anche se ha i capelli bianchi, o li ha persi del tutto) a quella fase dell’infanzia in cui il bambino dell’asilo nido che ha fatto la marachella accusa l’altro bambino innocente, mentendo, per non pagar dazio.

Nel secondo caso la persona migliora, impara dall’errore e diviene più consapevole dell’effetto (positivo o negativo) che può innestare nella realtà sociale il suo pensare, sentire, volere e ne diviene responsabile.

Se ora diamo uno sguardo su ciò che la realtà sociale ci offre (a casa nostra e nel mondo), vediamo che ogni fatto negativo che scarica miserie e dolori su tutti viene affrontato esclusivamente nel primo modo: sei stato tu, no tu; è colpa sua, no di quell’altro!

Pensiamo ad esempio alla guerra Russia-Ucraina: è un balletto di accuse e controaccuse continuo tra i diversi livelli di interlocutori. Mai che si senta la campana n.2: ho sbagliato, è un mio errore e adesso rimedio. Ma è la stessa campana che sentiamo risuonare dall’epoca del Diluvio universale… e che adesso - nell’era della Società gassosa economica in cui la dimensione Economia si è emancipata dal tutoraggio di Cultura e Politica - risuona a livello planetario: il livello ultimo e definitivo che ci ha aperto gli occhi sul concetto di Umanità, sdoganandolo e differenziandolo da quello di Popolo eletto.

Vale a dire che un Popolo, per quanto autoreferenzialmente eletto (in ordine di tempo storico gli Stati Uniti d’America), non può rappresentare l’Umanità se non contraddicendo l’Umanità stessa: il cui verìdico mattone non è un Popolo, ma ogni singolo individuo sul Pianeta.

Con ciò si comprende come un qualsiasi atto di guerra è un crimine contro l’Umanità che non richiede l’assunzione cosciente di responsabilità a un Popolo (vittima a carnefice che sia), ma lo chiede a ogni singolo individuo di quei popoli.

E questo è in linea con l’evoluzione dell’uomo: linea promossa dal Cristianesimo – quello correttamente inteso dal singolo individuo stesso, non quello “comunitario” catechizzato dalle confessioni che attualmente si auto-proclamano depositarie dell’impulso cristiano - che però cozza contro l’anima di gruppo delle moderne comunità organizzate: mercantili, statali, ecclesiali.

Per queste “chiese” (ad esempio, il World economic forum è una di queste chiese mercantili anticristiane; ogni Stato sovrano nel mondo è una di queste chiese politiche anticristiane; ogni Università degli studi è una di queste chiese culturali anticristiane) la cosa peggiore è che il singolo individuo le esàutori assumendosi la responsabilità di ciò che accade nel mondo: con ciò compiendo il primo passo interiore per risolvere in concreto le brucianti questioni sociali che stanno caotizzando le tre dimensioni.

Se usiamo nel senso corretto il nostro pensare, non possiamo non riconoscerci corresponsabili anche con le nostre omissioni di ciò che accade nel mondo come effetto del nostro pensare, sentire e volere individuale.

Riflettiamo su un tema che apparentemente oggi è lontano da noi italiani: il colonialismo. Sappiamo che il colonialismo è un male e, fortunatamente, gli eventi bellici del secolo scorso ci hanno privato delle nostre colonie. Oltre ad evitarci il pomposo titolo di Impero, ci hanno però evitato di essere autocoscienti di ciò che vuol dire gestire una colonia: sfruttare le popolazioni indigene sia nel senso delle materie prime che in quello della loro schiavitù. Di questo sfruttamento altrui, però, abbiamo noi stessi goduto… e godiamo tutt’ora.

E in quanto appartenenti all’attuale civiltà occidentale a guida anglo-americana (Società gassosa a predominio economico) siamo corresponsabili del colonialismo attivato da USA, UK e UE nei confronti di quelle parti del mondo che ci hanno permesso, sfruttandole e depredandole, di costruire un benessere di cui ancora beneficiamo… apparentemente senza dover pagar dazio.

Forse ancora per poco, dato che le soluzioni apparenti per la guerra Russia-Ucraina si stanno presentando come elemento di aggravamento della situazione mondiale (non solo europea): dimostrando ancora una volta che con le accuse (sei stato tu, no tu; è colpa sua, no di quell’altro!) non si risolvono i problemi sociali, ma li si aggravano fino al punto di rottura che, in questo caso specifico, istintivamente ora sentiamo molto vicino.


Pensiamo ancora alla nostra ex-compagnia di bandiera: l’Alitalia. Anche qui le accuse tra i Partiti erano esasperate… e vediamo adesso che ogni soluzione apparente apportata è stato solo un passo avanti per la sua scomparsa.

Anche in questo caso nessun Partito si è assunto la responsabilità della rovina di Alitalia (assunzioni esagerate come serbatoi di voti elettorali) e si è giunti al punto di rottura. E se per l’Alitalia il tempo è stato breve, che dire della Burocrazia statale?

Anche qui nessun Partito si è assunto la responsabilità della Burocrazia, e ogni provvedimento dei 67 governi che hanno detto di occuparsene per almeno ridurla non è stato che un passo avanti verso la sua cancerosa proliferazione: che sta arrivando al punto di rottura… dello Stato italiano stesso. Punto di rottura ben compreso dai Partiti che, non assumendosene ovviamente la responsabilità, la scaricano… sugli elettori degli altri Partiti.

Ma così non risolvono il problema Burocrazia, e giungono all’accordo partitico che si deve aumentare il controllo oppressivo dello Stato sul maligno suddito bambino: ecco allora durante l’ultima emergenza sanitaria il suo condizionamento all’uso delle mascherine anche quando non ce n’è il minimo bisogno; la sottomissione alla puntura salvifica (il messaggio è: bado io alla tua salute, tu non rompere con domande cui non mi è utile dare risposta); la marchiatura criminale come bestiame attraverso il green pass: sottomettiti all’autorità statale, cioè la nostra irresponsabile, altrimenti ti isoliamo dalla famiglia, dalla comunità, dal lavoro, dal tempo libero, dalla vita sociale. Sostanzialmente il messaggio è “O green pass o morte civile”.

Ora questi esempi -ma ne potreste trovare a decine voi lettori – non sono fatti per sterilmente polemizzare, così come nessuno polemizza per il fatto che da una mucca nasca un vitello e non uno squalo, ma per comprendere che non un gruppo (Stato, Partito, Comunità, Tribù moderne elitarie ecc.) può prendersi la responsabilità di ciò che sta accadendo nella realtà sociale nazionale e mondiale, ma soltanto il singolo individuo autocosciente: l’unico che è in grado di fare ciò che non può riuscire ai gruppi autoreferenziali autoritari, ossia essere il “rappresentante responsabile” dell’intera Umanità.

Normale, perciò, aspettarsi dai gruppi elitari al potere nelle tre dimensioni sociali il ricatto morale (siete degli egoisti se non fate la puntura); anche il ricatto politico (siamo in guerra, se non vi schierate siete dei traditori); pure il ricatto economico del Mario Draghi forever (soldi del recovery fund contro riforme gradite alle autorità irresponsabili).

Pensate un attimo a come cambia la vita, invece, se ci assumiamo la responsabilità di ogni nostro pensiero, sentimento e azione smettendo di partecipare alla ridda infernale delle accuse contro gli altri.

Vuol dire che ogni cosa affrontata, anche proveniente dagli altri, l'abbiamo originata noi:

  1. nascendo dai nostri genitori e non da altri,
  2. assumendo veste corporea femminile o maschile
  3. appartenendo a un Popolo invece che in un altro,
  4. avendo scelto questo periodo storico invece che un altro, precedente o successivo

Vuol dire che i talenti che abbiamo sono importanti, che il nostro contributo sociale non è indifferente per la realtà sociale locale, nazionale e mondiale.

Torniamo con ciò a ritrovare quel senso della vita legato a noi stessi, al nostro progredire nell’etica, nella giustizia e nell’essere utili agli altri che oggi, in tutte e tre le dimensioni sociali, ci viene negato per soddisfare le paturnie di un’Autorità elitaria (mercantile, statale, ecclesiale) sempre più auto-referenziale e sempre più oppressiva del singolo individuo che, a parole, spergiura di voler tutelare ma a cui vuole togliere l’autocoscienza pensante, ossia la caratteristica distintiva dell’Umanità moderna: ciò su cui ora si fonda la dignità umana di chiunque, il saper pensare con la propria testa.

Ma queste Autorità sempre più oppressive, che vogliono scongiurare l’avvento del singolo individuo autocosciente e responsabile, ci porta sempre più vicini al punto di rottura sociale… che diventa quel destino esteriore che però può risvegliare la nostra autocosciente responsabilità interiore.

E’ come un lasciarsi compenetrare, senza resistere a ciò (il fatto, l’altro) che sembra recare timore e dolore: il resistere essendo sempre il resistere dell’ego a ciò che può liberarlo. E’, questo, un aderire consapevole all’essere dell’altro o al fatto: è il movimento cosciente con cui ognuno giunge a toccare la trama del proprio destino, che è sempre trama creativa.

In realtà la storia ci ha insegnato che c’è una via lunga fatta di crescenti sopraffazioni e dolori (quello delle Autorità religiose, politiche ed economiche irresponsabili) in cui i nodi vengono sempre al pettine.

Questo non tanto per pettinare le bambole, ma per farci capire che i problemi sociali possono essere risolti immediatamente nella via breve che però è quella percorribile esclusivamente dall’individuo autocosciente (non il gruppo organizzato delle Masse o delle Élite) che riesce a vivere in un sistema sociale favorevole all’autocoscienza individuale.

Sistema strutturato per rispettarne la proiezione come Persona autocosciente nella dimensione Cultura, come Comunità coesa nella dimensione politica, come Territorio-ambiente curato nella dimensione economica.

Ecco allora che, se vogliamo sempre meno Autorità autoreferenziali oppressive irresponsabili e sempre più individui autocoscienti e responsabili (prima di sé, per poi esserlo davvero nella realtà sociale), dobbiamo uscire dal presente sistema a struttura UNIdimensionale (sia nella forma di Società umana solida a predominio culturale, sia nella forma di Società liquida a predominio politico, sia nella forma di Società gassosa a predominio economico) che persiste a fare l’anacronistica raccolta indifferenziata dei rifiuti sociali economici, politici e culturali.

E’ giunta l’ora, a inizio terzo millennio, di istituire responsabilmente il sistema sociale a struttura TRIdimensionale che è il solo adeguato, rispetto ai nostri tempi storici del presente e del prossimo avvenire, per fare la raccolta differenziata del sociale economico politico e culturale.

Sempre, dunque, torniamo all’attualità della Società umana calorica armonica, in cui le tre dimensioni cessano di confliggere permanentemente per diventare, finalmente, collaborative e sinergiche.

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