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Superenalottisti al potere, cambiate mente!

Serve farsi domande, non sorteggiare risposte


10/02/2019

di Andrea di Furia

Diamo soluzioni invece di farci domande! Questa è la ragione per cui il cosiddetto sistema cui addossiamo tutte le colpe – di produrre individui ossessionati dal potere, istituzioni obsolete e farraginose, bisogni superflui tutti a loro modo egoistici e autoreferenziali – è squilibratamente antisociale, invece di essere equilibratamente sociale. Come dovrebbe essere da tempo, a inizio terzo millennio.

Diamo soluzioni. Qualsiasi! Ad esempio oggi in Italia va per la maggiore il reddito di cittadinanza. Altre cose altrettanto offerte come soluzioni sacrosante (liberismo/sostegno alle famiglie/sanità/ welfare/diritti alle donne/Statuto albertino ecc.) andavano ieri e ieri l’altro, se retrocediamo fino ai tempi dell’Unità d’Italia.

Si sono realizzate compiutamente, queste altre? No. Pensiamo ai diritti delle donne: si sono realizzati nella loro pienezza? No. Solo una piccola frazione. Perché? Non ci poniamo mai domande in merito. Di cosa, ad esempio, il reddito di cittadinanza è soluzione? Della mancanza di lavoro umano? Della povertà? Della precarietà? Della sopravvivenza? Dei costi della sanità pubblica? Dell’impatto sul debito pubblico delle migrazioni in atto? Delle politiche della UE? Dell’euro?

Perché non ci poniamo domande? Già questo mini elenco per una singola soluzione è una prima risposta. Direbbero i cosiddetti pratici: “Ci sono così tante magagne da sistemare per rendere sociale la realtà in cui viviamo che perdere il persino tempo a domandarsi da cosa sono prodotte proprio non l’abbiamo: noi facciamo cose concrete! Diamo risposte concrete mentre le fantasie le lasciamo agli altri”.

In realtà, proprio quella realtà sociale di cui ritengono essere padroni e unici interpreti accreditati li sbeffeggia e li etichetta: come velleitari prima e rinunciatari poi. Non a parole, ma coi fatti: diventando sempre più e sempre più velocemente antisociale sia nella dimensione culturale, sia in quella politica e sia in quella economica. E indipendentemente dalla collocazione specifica della singola “soluzione”.

Al di là delle buone intenzioni – di cui proverbialmente sono piene le fosse – questo modo di pensare velleitario e malsano origina proprio dal pensiero abituale con cui pensiamo il sociale complessivo.

Pensiero impotente che, per dar modo a ciascuno di noi di riconoscersi come un “ego autoreferenziale”, si frammenta così come si frammenterebbe un film nei suoi frame trasformando un processo in movimento nel tempo in migliaia di fotogrammi statici sparsi nello spazio. Confusamente, poi. Sollecitando polemiche e opposizioni. Anch’esse confuse.

Ecco che allora arriva il “pratico” del giorno dopo, anch’esso solutore senza fantasia, che afferrato col suo pensiero 6 fotogrammi a caso del film sociale li unisce e, osservandoli compiaciuto, dice: “Eureka! Ecco la soluzione! Ghe pensi mi! Le vostre soluzioni sono farlocche, le mie no!”.

Col risultato sterile che nessuno capisce più cosa voglia dire il film sociale frammentato a partire da questi altri sei fotogrammi. E la confusione aumenta, l’opposizione aumenta, i problemsolver pratici si moltiplicano come funghi scommettendo sui propri diversi o semiuguali 6 fotogrammi statici.

Come diceva stamattina la mia edicolante: “Sì, avranno tutti delle buone intenzioni anche con questo reddito di cittadinanza, ma ci sono delle priorità: ad esempio la sanità di cui ho bisogno oggi, ma che mi ha prenotato a ottobre perché dicono che mancano i soldi. Insomma nessuno che abbia una visione dell’intero panorama sociale”.

Come vedete ciascuno, dal suo punto di vista, estrae i 6 fotogrammi che più sente necessari per sé. E allora ecco le opposizioni che berciano all’attacco del Governo; i Partiti di governo che si bacchettano sui propri 6 fotogrammi (che non sono gli stessi, anche in relazione ai punti condivisi del contratto di governo); la Commissione europea che fa valere con l’austerity i propri 6 fotogrammi che, ovviamente, non son gli stessi dei Paesi membri; esattamente come si relazione con i suoi 6 fotogrammi Donald Tramp con tutti i circa 200 Paesi sovrani al mondo (Alleati inclusi) i quali, ricattati commercialmente e militarmente, cercano di difendersi come possono dallo strapotere del Paese guida mondiale attuale: colludendo, opponendosi, cercando un’improbabile neutralità o una estemporanea alleanza.


In sostanza, questo modo di pensare decisionistico a 6 fotogrammi sociali statici alla volta è ormai nel dna di tutti noi. È diventato capace di produrre un vero e proprio Superenalotto sociale, per dirla con un termine attuale.

E allora? Bisogna cambiare modo di pensare. Se avete occhi per vedere e orecchie per sentire, “Cambiate mente!”. L’invito di Giovanni Battista oggi è quanto mai attuale, in un sistema sociale diventato anticristiano al massimo, se lo riferiamo al modo in cui va pensato. Non più, dunque, un album fotografico statico da cui scegliere le 6 fotografie preferite, ma un vero e proprio film nella sua interezza: nel suo procedere dinamico da un inizio alla sua metà e alla sua fine.

Ecco che adesso si può cominciare a comprendere il sistema sociale da un punto di vista panoramico complessivo e cessare di farne il capro espiatorio della propria velleità, sterilità, impotenza, illusione. Solo così il sociale indistinto, unilaterale e personalistico attuale cessa di essere confusionario e antisociale diventando oggettivamente, compiutamente e chiaramente “tridimensionale” e sociale.

Approcciamo insieme questo diverso modo dinamico di pensare la realtà sociale. Innanzitutto con esso ci si rende conto che il metodo “superenalottista” dei cosiddetti pratici - che quotidianamente ci garantiscono la bontà delle loro azioni nelle tre dimensioni sociali scegliendone a caso 6 fotogrammi alla volta - nella realtà concreta porta il sistema complessivo (culturale, politico ed economico) ad essere sempre più antisociale ogni giorno che passa.

Invece del superenalotto che scatena tutte le possibili fantasie e gli illusori castelli in aria dei riformatori e dei conservatori sociali, quest’altro pensiero predilige immagini più terra-terra. Magari poco poetiche, ma concrete: come quella della raccolta dei rifiuti urbani. Anche qui c’è un prima (analisi) e un poi (diagnosi) che si adattano perfettamente ai due diversi modi di pensare.

Il primo modo di pensare il sociale (quello velleitario e impotente, che ha una visione statica e puntuale: il fotogramma) che non si domanda da dove vengono e dove vanno i “rifiuti sociali” che si producono con le varie soluzioni escogitate dai cosiddetti pratici, ma si preoccupa solo di dare una risposta “concreta” fa la “raccolta indifferenziata del sociale tridimensionale”.

Questa modalità di raccolta “indifferenziata” stipa il sociale tridimensionale in un solo “cassonetto”: fino a ieri era lo Stato, oggi è il Mercato. Ma sempre di un unico cassonetto (e per tutto il sociale culturale-politico-economico) si tratta. Coi relativi lamentati effetti: inquinamento, corruzione, spreco…

Certo il modo fotogrammatico di pensare dei “superenalottisti” sociali sembra apparentemente capace di risolvere il problema dei “rifiuti sociali” ma, se viceversa osserviamo il film dall’inizio alla fine, arriviamo poi ai suoi effetti concreti (quasi sempre opposti alle intenzioni dei “sorteggiatori di soluzioni sociali”): arriviamo alla Terra dei fuochi o ai nuovi continenti oceanici di plastica scaricata in mare.

Esattamente come mettere la polvere sotto il tappeto. Dunque, dal punto di vista culturale (eticità della Persona annichilita), politico (relazioni fra Comunità locali/mondiali conflittuali) ed economico (business della Criminalità organizzata sul Territorio locale/mondiale e sprechi) una soluzione di fatto impotente, rinunciataria, sterile, velleitaria e antisociale!

Il secondo modo di pensare il sociale, quello che ha la visione panoramica e si domanda da vengono e dove vanno i “rifiuti sociali” che si producono a seguito di ogni iniziativa innescata dalle varie soluzioni, fa la “raccolta differenziata del sociale tridimensionale”. Questa modalità di raccolta “differenziata” divide il sociale tridimensionale in tre specifici “cassonetti”: tutto ciò che è economico nel cassonetto Mercato; tutto ciò che è politico nel cassonetto Stato; tutto ciò che è culturale nel cassonetto Scuola.

Ecco che ora non vengono più in mente soluzioni - salvo si voglia ritornare al modo di pensare statico e impotente usuale – bensì sorgono altre domande! Cosa è “tutto ciò che è economico”? Cosa è “tutto ciò che è politico”? Cosa è “tutto ciò che è culturale”?

Abituati a considerarli tutti mescolati insieme, come ne caratterizziamo la differenza? Differenza qualitativa che “sentiamo” benissimo emotivamente, ma che non percepiamo intellettualmente con il pensiero mentre sorteggiamo improbabili soluzioni all’antisocialità montante. Come trasformiamo questa diversità sociale in un qualcosa di pensabile e di utilizzabile in concreto?

Possiamo partire da un concetto usuale: la funzione di una cosa. Ad esempio due oggetti creati dall’uomo che possono egualmente definirsi strumenti, vengono differenziati dalla loro funzione?

Qual è la funzione di uno spremi agrumi? Fare spremute. Qual è la funzione di un calcolatore? Fare dei calcoli. Ora, se la sua specifica funzione mi differenzia in modo chiarissimo uno spremiagrumi da un calcolatore… qual è la funzione specifica ed esclusiva di ognuna delle tre dimensioni sociali?

La dimensione economica fa circolare merci e servizi sui Territori (locali, nazionali, mondiali); quella politica tutela diritti e doveri nelle Comunità (locali, nazionali, mondiali); quella culturale educa talenti e qualità nelle Persone (locali, nazionali, mondiali).


Quindi, è corretto pensare di organizzare il sistema sociale secondo la “raccolta differenziata” in base alla sua funzione: tutto ciò che fa circolare merci e servizi sui Territori deve finire nel cassonetto Mercato; tutto ciò che tutela diritti e doveri nelle Comunità deve finire nel cassonetto Stato; tutto ciò che educa talenti e qualità nelle Persone deve finire nel cassonetto Scuola.

Bene! Anche riguardo ai contenitori, ai cassonetti per la raccolta, non dobbiamo escogitare nulla che già non esista. Già infatti conosciamo Scuola, Stato e Mercato. Ce ne occupiamo, però, in maniera antisociale e velleitaria: come fossero anch’essi fotogrammi statici del superenalotto antisociale. E il risultato è che la Scuola viene, come in una matriosca, occultata nel cassonetto Stato (ieri) o nel cassonetto Mercato (oggi). Ma così la si inquina, la si corrompe e se ne sprecano le potenzialità creative ed evolutive, come accade con i rifiuti urbani nella raccolta “indifferenziata” che risolve problemi… alle mafie.

A inizio terzo millennio i cassonetti Scuola e Stato sono ormai occultati – come in una matriosca - nel cassonetto Mercato: ma così ad essere inquinate, corrotte e sprecate sono due dimensioni sociali su tre. Ed è mai possibile che la terza dimensione sociale, l’Economia, non ne venga anch’essa inquinata, corrotta e sprecata? Possibile non capire il dna antisociale di questa squilibrata, unilaterale, non funzionale e conflittuale “strutturazione indifferenziata del sistema?”

Viceversa in un sistema davvero sano e sociale - evoluzione auspicata da Zygmunt Bauman come conquista della Sociologia moderna, pena il suo fallimento - Scuola, Stato e Mercato sono l’inizio, la metà e la fine di quel film dinamico e tridimensionale che compiutamente e in concreto interpreta in chiave moderna (e secondo le rispettive differenti leggi intrinseche) le tre dimensioni sociali: Cultura, Politica ed Economia.

Passare dall’illusorio e caotico superenalotto della raccolta indifferenziata del sociale - nel cassonetto unico che di volta in volta si possa preferire - dei soliti “praticoni ludopatici” al potere, alla raccolta differenziata del sociale tridimensionale nei tre rispettivi cassonetti “funzionalmente” dedicati vuol dire in concreto essere capaci di quella visione panoramica la cui assenza in chi ci Governa (ma in tutto il mondo è la stessa stridente musica) veniva stigmatizzata dalla mia giornalaia.

E per passare all’evoluta “raccolta differenziata tridimensionale del sociale”? Cosa serve? Rovesciare il mondo? NO! Serve solo consapevolezza culturale sociale “tridimensionale” in chi ci governa. In realtà basterebbe che gli attuali Superenalottisti al potere nei vari Parlamenti del pianeta... cambiassero mente.

Basta infatti una legge dello Stato italiano, se ci riferiamo all’Italia. Non serve un contratto di Governo su 6 fotogrammi estratti a sorte. Basta una legge che divida e renda autonome nelle loro specifiche funzioni la Scuola dallo Stato e dal Mercato. Di sua natura la Scuola liberata esprimerà tutte le energie sociali represse dall’attuale sudditanza statale/mercantile; lo Stato diventerà davvero egalitario esprimendo tutte le energie sociali inchiodate nell'attuale conflitto mercantile/culturale; il Mercato esprimerà fraternamente tutte le energie sprecate per conseguire l’obiettivo di soggiogare tutto ciò che è statale/culturale.

Basta una legge dello Stato italiano, o di un qualsiasi Stato nel mondo. Basta l’accordo di un Parlamento che comprenda la semplice differenza strutturale che passa tra una raccolta indifferenziata del sociale complessivo (modello squilibrato a cassonetto unico) e una raccolta differenziata del sociale tridimensionale (modello equilibrato a tre differenti cassonetti autonomi).

Basta che inizi uno Stato, e il contagio è virale.

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