Share |

Una riflessione sul funzionamento del sistema sociale

Il valore dell’esperienza di chi ha vissuto a lungo


30/09/2019

di Andrea di Furia

Come sta funzionando il sistema sociale attuale? Una domanda di questo tipo può farsela in coscienza solo una persona che ha avuto un notevole tempo di vita. Diciamo minimo mezzo secolo, meglio over 60. Un giovane di 20, 30, 40 anni non è in grado di poter osservare il sociale con quel disincanto, con quel distacco equilibrato che serve.

Un “sessantino”, direbbe il commissario Montalbano, ha vissuto rispetto al ragazzo di 20 anni almeno 8 legislature in più; e almeno 4 in più rispetto all’uomo di 40 anni. E ha potuto vedere come chiunque sia andato al potere non abbia da una parte potuto mantenere ciò che aveva promesso, e dall’altra non abbia potuto realizzare ciò che pure è riuscito a incominciare nelle tre dimensioni sociali: culturale, politica ed economica.

In sostanza, ogni aspettativa suscitata da questi volenterosi che si sono succeduti l’uno all’altro nella gestione della cosa pubblica è stata illusoria, e in concreto ha solo suscitato continue delusioni. Partendo dal presupposto che al potere ci si va con buone intenzioni, sorprende la constatazione che qualunque cosa si faccia il risultato ottenuto… di facce ne ha soltanto due: se va bene è striminzito, se va male è diventato il contrario di quanto si diceva e voleva.

Il secondo caso (è andato male), che appare costante nella verifica di ogni legislatura esaurita, è la norma; mentre il primo caso (è andato bene) è l’eccezione che conferma la regola.

Tuttavia far sì che l’iniziativa sociale intrapresa vada bene comporta un tale enorme dispendio di tempo, persone, mezzi e cose che, a conti successivi fatti, non valeva neppure la pena iniziare. Ognuno di voi valuti cos’è diventato oggi un qualsiasi risultato positivo di un qualsiasi Governo italiano dal dopoguerra in poi e tragga le sue conclusioni. È talmente insignificante, guardandolo con gli occhi di oggi, da essere stato persino rimosso dalla propria memoria. O addirittura è diventato il contrario di quello che prometteva!

Come esempio onnicomprensivo, valido per tutte e tre le dimensioni che costituiscono il nostro sistema sociale, pensiamo solo alla Carta costituzionale. Bellissima nella performance da simpatica canaglia di Benigni, ma che in realtà dopo 70 anni non realizza neppure la prima riga del suo articolo n.1: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. Oggi ci sembra una Repubblica fondata sulla precarietà: un’Italia di fatto anticostituzionale.

In soldoni, tutta la copiosa sostanza sociale immessa nel sistema italiano si è come deformata o addirittura rotta. O, se preferite, è come se si fosse messa in una “forma”, in una “struttura” che non le corrispondeva. Un po’ come quando in un’impresa che produce sedie di plastica si rompe lo stampo (la forma, ciò che dà struttura di sedia alla plastica) e viene fuori un aborto informe o deforme di sedia.


Non è la materia plastica (la Costituzione nel nostro esempio) a costituire ciò che è sbagliato, ma è lo stampo (il sistema sociale) che si è rotto. Fino a un momento prima andava bene e produceva sedie impeccabili, poi immediatamente è collassato. Le ragioni oggettive sono evidenti: è l’usura del tempo che ha rotto lo stampo, la forma.

Ecco, se succede ad un prodotto dell’economia, questo – una “rottura” della sua struttura per usura del tempo - non è forse ipotizzabile che succeda anche al sistema sociale? Non è possibile che la “sostanza sociale” non possa più trovare la sua forma sociale, la sua struttura portante/contenente nel sistema attuale?

Fino ad ora tutti coloro che si sono occupati del sistema sociale lo hanno fatto dal punto di vista della “sostanza sociale”, mai della sua forma o struttura. Anche i Padri fondatori della Repubblica Italiana si sono occupati della sostanza sociale [la Costituzione italiana] senza tener conto della “forma”, della "struttura del sistema sociale" in cui quella sostanza veniva rilasciata.

Sostanza costituzionale, quella italiana, che poteva nascere perché le tre dimensioni sociali in Europa si erano emancipate, erano diventate adulte e autonome sia funzionalmente che qualitativamente, dopo un travaglio di mezzo millennio. Ma lo stampo-sistema sociale non si era parimenti evoluto per accoglierle. Al contrario stava già manifestando chiari segni di usura per essere rimasto lo stesso del precedente Regno d’Italia.

Sembra persino banale notarlo. Non vi rammenta la stessa cosa che il Vangelo vieta da 2000 anni quando dice di non metter vino nuovo (la sostanza sociale, la Costituzione della Repubblica) nei tini vecchi (nella forma del sistema che precedentemente, accogliendone la sostanza sociale monarchica, produceva il Regno di Italia)?

Lo stesso stampo sistemico! Prima produceva il Regno l’Italia e poi ha prodotto la Repubblica italiana. Purtroppo, questa assurdità è possibile in quanto l’uomo odierno non è in grado di usare in maniera competente il suo pensiero sociale così come usa il suo pensiero con efficacia in campo, ad esempio, economico.

Un produttore di sedie che produce la sedia “regno d’Italia, e poi vuole produrre la sedia “repubblica italiana” può sicuramente usare la stessa materia prima (la plastica), ma deve cambiare la forma, lo stampo. Deve fare un nuovo stampo perché il design delle due sedie - una vintage, l’altra moderna – sono nettamente differenti.

Dunque lo stampo, la forma, la struttura del sistema sociale valido per il Regno d’Italia non è più valido per la Repubblica italiana. Aver ignorato questa ovvietà, aver mantenuto questo stampo, questa struttura del sistema, invece, crea un aborto informe di Repubblica italiana. Impedisce alle iniziative culturali, politiche ed economiche fatte in Italia di avere un buon esito.

Ogni persona volenterosa che va al Governo in Italia, con ogni sua iniziativa, inserisce nuova plastica sociale in uno stampo rotto per usura del tempo. E’ naturale che poi non concluda niente, se non aborti sociali informi, od ottenga il contrario di ciò che si è prodotto.

E allora vorrei che si smettesse di inveire contro chi ci ha preceduto [E’ colpa del precedente Governo] perché inevitabilmente si otterranno gli stessi inutili o deleteri risultati anche facendo altre iniziative ritenute più urgenti, migliori e risolutive per le brucianti problematiche sociali.

Vorrei ci si dedicasse a modificare lo stampo sistemico in modo che possa corrispondere alla tridimensionale sostanza sociale. A partire dalla nostra Costituzione, anche le iniziative urgenti nella dimensione economiche, nella dimensione politica e nella dimensione culturale – che tutti vogliamo introdurre positivamente - hanno bisogno di uno stampo sistemico nuovo, adatto a loro. Senza questo stampo nuovo, con una forma/struttura nuova non possono fruttificare: semmai deperire e degradarsi e corrompersi.

Qual è lo stampo attuale del sistema sociale in Italia? Uno stampo unidimensionale che raccoglie in sé anche le altre due dimensioni sociali! Cosa antistorica e non funzionale alla Società umana odierna, come uno stampo rotto in fabbrica: perché le tre dimensioni sociali si sono emancipate, sono diventate adulte e reciprocamente autonome.

In sostanza con questo stampo nel sociale ci si comporta come nella raccolta indifferenziata dei rifiuti urbani. Lì c’è il cassonetto unico che raccoglie plastica, vetro, carta tutte insieme; qui c’è il cassonetto unico Stato che raccoglie tutte insieme Cultura, Politica, Economia.

Ma con la raccolta indifferenziata del sociale tridimensionale nel cassonetto unico Stato tutto deperisce, si degrada e corrompe. Gli esempi sono infiniti: persino la Carta costituzionale degrada, deperisce e si corrompe così come l’istituzione del Partito in pochi decenni si è degradato, è deperito e si è corrotto diventando l’espressione inerte del suo Segretario… e non di chi dice di rappresentare.

Quindi se la sostanza dimensionale (Cultura, Politica, Economia) si è emancipata occorre emancipare anche la forma, la struttura del sistema sociale da cassonetto unico (es. Stato) a tre cassonetti (Stato, Mercato, Scuola): ognuno dedicato alla sua dimensione. Ognuno con la sua forma: così come nella raccolta differenziata dei rifiuti urbani la campana per la raccolta del vetro ha una sua specifica forma; il cassonetto per la raccolta della plastica ha pure la sua forma specifica; e infine il cassonetto per la raccolta della carta ha una sua propria foma diversa dalle altre due.

Ma questa è la forma evoluta e attuale del sistema sociale tridimensionale che chiamiamo Società calorica, in cui si pratica la raccolta differenziata del sociale tridimensionale: sistema sociale in cui alla triplice sostanza dimensionale emancipata corrisponde la triplice struttura contenitiva del sistema che l’accoglie.

Solo in questa equilibrata corispondenza tridimensionale tra sostanza e forma/struttura la nostra Costituzione/le nostre iniziative nel sociale culturale, politico ed economico hanno la possibilità di realizzarsi: e soprattutto di evolvere a vantaggio delle generazioni future.

(riproduzione riservata)