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Elezioni? Ormai sono un rito scaramantico


05/09/2022

di Andrea di Furia

Il 25 settembre 2022 si vota in Italia e, fino ad ora, sono sempre meno le persone che vanno a votare tanto che i votanti sono la minoranza. I media ne hanno fatto un evento spettacolare dove più che l’informazione prevale l’intrattenimento.

I politici – forse perché, più o meno, oggi è lo stesso programma Draghi per quasi tutti i Partiti – più che parlare di quello che faranno invece pensano a demonizzare l’avversario: in queste elezioni non bisogna far vincere le destre, in altre non bisognava far vincere le sinistre.

Tecnicamente andare alle elezioni è diventato uno slogan, di cui non ci interessa più verificare se sopravvivono i presupposti che le hanno originate. Ma, domandiamoci, esistono ancora questi presupposti?

Le elezioni sono un esercizio di democrazia: il Popolo non viene più governato da un’Autorità esterna, ma sceglie tra i propri membri quelli che governeranno.

Oggi questa scelta rimane in capo ai Partiti, non al Popolo. In concreto, i Partiti decidono chi, fra i loro membri, governerà il Paese mentre il Popolo resta un concetto astratto positivo, se subisce, e se vuole contare diventa (giustamente) negativo in versione Populismo.

Lo scenario in cui la democrazia e le elezioni esercitano il massimo del loro potere è, in genere, quando domina la dimensione politica su Cultura ed Economia e, nello specifico quando lo Stato in cui si svolgono è culturalmente, politicamente ed economicamente sovrano.

Questo triplice presupposto della “sovranità” come Paese, da inizio terzo millennio non esiste più per l’Italia:

culturalmente siamo modellati dalla “stupefacente” cultura tecnoscientifica angloamericana che ha il mito dell’uomo-macchina con pezzi di ricambio genico-cibernetici (ad es. il Transumanesimo, che ritiene desiderabile l’alterare la condizione umana usando ragione e tecnologia);

politicamente siamo aggiogati al carrarmato della NATO, senza possibilità di scelte autonome (adesso siamo in apertamente in guerra con la Russia anche se non lo vogliamo, e siamo nascostamente in guerra con la Cina anche se non ce ne accorgiamo);

economicamente siamo intruppati nell’Eurozona sotto la sferza del ricatto “soldi contro riforme” (i cosiddetti “punti” da rispettare del Recovery plan), ma soldi prevalentemente prestati da rimborsare.

Più che incolpare Tizio o Caio di questa concreta situazione di sottomissione culturale, di sudditanza politica e di schiavitù economica dell’Italia, da un certo punto di vista dovremmo dire che ce la meritiamo: sia per la mancanza di coscienza sociale all’altezza dei tempi, sia perché il pensiero sociale non è all’altezza della realtà di questi tempi.

Oggettivamente, infatti, avremmo dovuto accorgerci che negli ultimi due secoli e passa dalla Rivoluzione francese qualsiasi intervento nel sociale italiano, prima che da entità estranee a noi, è stato reso impossibile dall’architettura UNIdimensionale del sistema sociale in cui l’Italiano vive.

Questa Architettura di sistema fino a circa il 1980 è stata UNIdimensionale a prevalenza politica (la Società umana liquida di Zygmunt Bauman), poi è stata UNIdimensionale a prevalenza economica (la Società umana gassosa tecnoeconomica attuale) con il passaggio dell’accento sociale dal “giusto” all’”utile”, dal “nazionale” all’”internazionale”, dalla Democrazia all’Econocrazia, dal predominio delle Élite politiche al predominio delle Élite economiche (i due SuperMario Monti e Draghi).

Sia la Società liquida politica, sia la Società gassosa economica caratterizzano come antisociale il sistema ad architettura UNIdimensionale, perché la dimensione sociale dominante parassita le altre due, le svuota di energie creative e se ne serve a supporto dei propri utili interessi specifici.

Nell’antisociale Società gassosa economica le elezioni politiche sono una zavorra da buttare, o un rito mediatico scaramantico in cui introdurre le proprie pubblicità progresso e commerciali. Questo sistema UNIdimensionale antisociale ostacola qualsiasi iniziativa, anche la migliore diviene tossica.

Possiamo visualizzarlo come una discarica a cielo aperto in cui facciamo la raccolta indifferenziata dei rifiuti sociali economici politici, culturali. Rifiuti sociali TRIdimensionali che raccogliamo ogni anno in un unico cassonetto istituzionale: ieri lo Stato, oggi il Mercato. Cassonetto-Mercato dell’indifferenziata sociale tridimensionale, oggi, in cui i rifiuti sociali (razzismi, burocrazia, precarietà ecc.) si inquinano e corrompono reciprocamente rendendo automaticamente impossibile e sterile ogni tentativo di risanamento.

Afferrato questo, che senso concreto hanno le elezioni? Nessuno, come molti amaramente hanno sentito più che coscientemente compreso, rinunciando al voto.

Logico invece pensare che per i rifiuti sociali TRIdimensionali (economici, politici, culturali appunto) occorra invece un’architettura di sistema altrettanto TRIdimensionale: in cui divenga TRIdimensionale e adesso “sociale” la raccolta differenziata dei rifiuti sociali economici, politici culturali nei tre cassonetti differenziati istituzionali Mercato+Stato+Scuola.

La Società umana calorica sinergica è questa architettura logica di sistema, adeguata ai tempi e non più antisociale, in cui le elezioni, la Democrazia, il “giusto” tornano a respirare nel proprio specifico cassonettp istituzionale dedicato.

Il "giusto" torna vitale e ad avere un senso concreto oltre che una funzione sociale nel suo specifico spazio diffrenziato, perché altrettanto spazio vitale hanno, nel loro spazio differenziato specifico, “l’utile” nella dimensione economica e “l’etico” nella dimensione culturale.

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