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Scuola e Società: un dialogo tra sordi

Alcuni consigli per uscirne


10/07/2018

di Andrea di Furia

Abbiamo altre volte fatto notare l’incongruenza che in 150 anni dall’unità d’Italia (1861-2011) ci siano state 151 riforme della Scuola italiana. E il risultato? Da una parte osserviamo crescere il bullismo tra Genitori-Maestri, tra Maestri-Studenti, tra Studenti-Maestri e fra Studenti tra loro. Dall’altra osserviamo la crescita dell’abbandono scolastico degli studenti e la riduzione costante della qualità dell’insegnamento nonostante il progresso tecnologico degli strumenti a disposizione della Scuola.

Non solo: aumenta nei ragazzi fino a 18 anni la passività, la fuga nella realtà virtuale delle dipendenze (telefonini, videogiochi, droghe, socialnetwork), la formazione di raggruppamenti maschili e femminili in cui il “branco” soppianta e paralizza per anni l’individuo in formazione.

A questa situazione desolante si possono trovare molte, troppe concause, ma questo porta inevitabilmente a ricercare molte, troppe soluzioni… senza cavare il proverbiale ragno dal buco. Questo spiega l’ossessione riformatrice della Scuola per cui 151 riforme non sono state abbastanza e perché anche ogni Governo dal 2011 in poi si è riempito la bocca con la sua “nuova o buona scuola”.

Qual è allora la soluzione concreta percorribile? Occorre trovare una sola causa che le comprenda e le alimenti tutte. Tuttavia questo è possibile, come vedremo, solo a livello strutturale sociale. Questa causa strutturale riesce a spiegare la fiorente ideologia del bullismo scolastico… amplificata dalle nuove tecnologie. Riesce anche a spiegare i picchi attuali di abbandono scolastico, mai visti prima. Spiega infine perché, mai come oggi, la Scuola sia diventata incapace di formare “uomini sociali” (li forma invece antisociali) e come la Società (il sistema) sia incapace di supportare la Scuola in senso positivo (la supporta invece, abbiamo visto, ampiamente in senso negativo).

A cosa ci si riferisce quando si parla di “struttura” del sistema sociale? Al rapporto delle tre dimensioni sociali (Cultura, Politica ed Economia) tra loro: rapporto che “struttura” il sistema sociale stesso. Oggi la struttura del sistema è squilibrata e monodimensionale (unilaterale, a 1D) perché una sola delle tre dimensioni domina le altre due, e per mantenere il proprio dominio esclusivo incontrastato le assoggetta, le asserve, le soffoca, le corrompe.

Questa strutturazione unilaterale squilibrata poteva andare bene fintanto che le tre dimensioni sociali non si erano reciprocamente emancipate. Ma da fine XVIII secolo anche l’ultima a emanciparsi, l’Economia, è riuscita ad affrancarsi dalle altre due dopo essere stata loro soggetta per millenni.

 


La Rivoluzione francese, in coerenza con il suo triplice motto (Liberté, Égalité, Fraternité), avrebbe dovuto ristrutturare “tridimensionalmente” il sistema sociale, la Società umana, ma non c’è riuscita. Ha solo ottenuto che al dominio unilaterale della dimensione culturale-religiosa si sostituisse quello altrettanto unilaterale della dimensione politico-statale.

Questa strutturazione è però squilibrata come la precedente e, oltre a promuovere la corruzione delle istituzioni e la ricerca del posto fisso nella Pubblica Amministrazione in cambio di voto, con il passare dei decenni ha sviluppato nella Scuola il cancro del bullismo: variazione locale del nonnismo militare in caserma.

Tuttavia va notato come il sistema sociale sia dinamico, mai statico, e così a fine secondo millennio e inizio terzo si è verificata una nuova sostituzione al vertice del sistema stesso senza produrre nessun equilibrio dimensionale. Ora è la dimensione economico-finanziaria a prendere il sopravvento sulle altre due e, oltre a promuovere esplosivamente le diseguaglianze, in pochi anni ha amplificato nella Scuola l’abbandono scolastico. Se infatti la Scuola deve coerentemente seguire la tendenza a promuovere i lavori utili al Mercato, tutti quelli che non hanno le competenze per farlo o la visione di un futuro specialistico (e sono la maggioranza) sentendosi esclusi se ne vanno.

Abbiamo visto corrispondersi come due facce della stessa medaglia il sistema sociale (la Società) e la Scuola. Scuola che subisce e mutua l’azione squilibrata unilaterale della strutturazione sociale a traino esclusivo economico di oggi anche sul piano pedagogico dell’educazione dei nostri ragazzi: utilitarismo, specializzazione, denaro come valore universale diventano un faro guida pedagogico.

Non si educa più il bambino secondo un istintivo sviluppo tridimensionale diversificato nel tempo (nei tre primi settenni), ma si unilateralizza il suo percorso evolutivo verso lo sviluppo anticipato e abnorme dell’intelletto: trascurando volontà e sentimento per privilegiare il pensiero.

Come nello spazio della Società il Mercato è diventato il contenitore unico per la “raccolta indifferenziata” di tutto ciò che è Cultura, Politica ed Economia, così nel tempo della Scuola l’intelletto della futura ragazza e del futuro ragazzo è diventato il contenitore unico per la “raccolta indifferenziata” di tutto ciò che è volontà, sentimento e pensiero.

Questo spiega l’assurdo di mettere a disposizione dei bambini nei momenti sbagliati le nuove tecnologie, che dovrebbero esser loro avvicinate correttamente solo dopo la loro maturazione sessuale. Sicché queste tecnologie, creando dipendenza nei bambini quando sono ancora fisio-psicologicamente non maturi e indifesi, li trasformano in loro appendici biologiche invece di diventare esse stesse utili strumenti dei bambini.

Il sistema sociale "monodimensionale" attuale - ossia la faccia “Società” della medaglia Società umana – con il suo essere in realtà caotico e antisociale ci suggerisce che per essere “sociale davvero” e non squilibrato, unilaterale e antisociale com’è ora, dev’essere strutturato “tridimensionalmente” nello spazio istituzionale. In questo modo è possibile trovare un equilibrio tra le tre dimensioni e attivare la “raccolta differenziata” del sociale culturale, politico ed economico suddividendolo rispettivamente nei tre contenitori specifici Scuola, Stato e Mercato.

Viceversa, continuando nel suo squilibrio strutturale malsano e unilaterale, il sistema sociale attuale nei confronti della Scuola (con lo sviluppo unilaterale intellettuale dei bambini e la promozione dell’abbandono degli studenti, ma non solo) è decisamente deleterio per le future generazioni.

Infatti l’educazione all’unilateralità intellettuale del bambino porta sul lato del sistema sociale a non fargli riconoscere la necessità di una sua strutturazione tridimensionale equilibrata per arginare le crescenti disuguaglianze sociali e cessare di ipotecare il futuro di tutti.

Dal canto suo la faccia “Scuola” della medaglia Società umana ci dice di aver bisogno invece di una tridimensionalità pedagogica nel tempo che sviluppi armonicamente volontà, sentimento e pensiero del bambino in evoluzione nel proprio specifico settennio: rispettivamente il primo, il secondo e il terzo.

In questo modo il percorso evolutivo del bambino da volontà dormiente istintiva a pensiero oggettivo desto (passando per il sentimento subconscio sognante) può essere rispettato e coltivato adeguatamente, col risultato di costituire una solida base per una sua triplice evoluzione positiva nel sistema sociale: come Persona autocosciente, Cittadino solidale e Consumatore responsabile.

Per uscire dall’attuale dialogo tra sordità unilaterali l’unica medicina per Scuola e Società, rispettivamente nel tempo pedagogico e nello spazio strutturale, è recuperare in entrambe “l’udito tridimensionale” pedagogico e sociale corrispondente.

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