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Suonare dal morto è pensare per slogan


23/05/2023

di Andrea di Furia

Un fenomeno musicale di questi tempi è la musica “campionata” cui si accoppia la voce artificiale del cantante (maschio o femmina che sia) ottenuta con lo strumento dell’“autotune” che, originariamente, era un marchingegno elettronico per eliminare le stonature in post-produzione mentre ora viene usato per ottenere quel timbro metallico che crea quell’atmosfera tecnospaziale che va di moda.

Specie presso i giovani, che l’incapacità di pensare il sociale (nostra e delle generazioni che ci hanno preceduto) costringe ad evadere o nel sogno illusorio delle droghe o nel sogno virtuale dello spazio galattico.

Tornando alla musica “campionata” di oggi, questa è nata copiando brevi brani musicali, anche di stili diversi, e mettendoli insieme per formare un dialogo tra brani preconfezionati, all’inizio inesistente.

L’origine del metodo è interessante, come lo si usa oggi è deprimente.

Il metodo del dialogo tra musiche diverse nasce a New York, quando alcuni Giamaicani immigrati nel Bronx si scontrano, anche con la musica, con residenti Afroamericani nel ghetto in cui convivono.

I giamaicani non usano strumenti, ma 2 giradischi, cosa che appassiona anche gli avversari. E’ una musica di nicchia: trasgressiva, di protesta. Di fronte troviamo una musica di protesta strumentale “bianca”, elitaria, universitaria che va per la maggiore e produce utili alle case discografiche.

Siamo negli USA, la società umana (o sistema sociale) gassosa economica [termine che caratterizza la relazione strutturale dominante parassitaria della dimensione Economia sulle dimensioni Politica e Cultura: per cui ogni fenomeno culturale deve diventare merce da vendere] e un produttore discografico emergente decide di sdoganare questo tipo di musica e lo fa contrapponendo un team armato di due giradischi [RUN DMC] con un’agguerrita band strumentale [AEROSMITH] famosissima nelle Università americane.

Successo clamoroso: l’HI POP non è più nicchia.

Come sempre il mercato uccide la creatività originaria, e i due giradischi diventano le attuali consolle elettroniche iperaccessoriate dotate di migliaia di piccoli brani pre-registrati, appunto “campionati”.

Mixare il già udito diviene il metodo “copiativo” usato da tantissimi autori: tra cui certo ci sono i geniali come Battiato, ma anche altri dozzinali buoni solo per il business.

Il problema è che se il copiare ha ancora una sua creatività terminale negli autori, diventa letale per gli ascoltatori quando nasce il fenomeno Spotify che oltre a mettere a disposizione di tutti la musica prodotta introduce anche il concetto di “musica per ogni occasione”.

Non c’è più bisogno di farsi una cultura musicale, basta reagire all’azione del momento: ecco allora le liste di brani per quando ci si fa una doccia, quando si è con gli amici, quando si è tristi, quando… quando… quando.

Si arriva all’assurdo rovesciamento in cui è Spotify a determinare che cosa devi fare: quando ascolti questa musica devi fare la doccia, quando ascolti quest’altra è il momento di cercare gli amici, quando ascolti questa devi essere triste.

E’ il mezzo meccanico che fa tutto, l’uomo esegue pedissequo. Possibile prevedere un tale futuro come futuro di massa?

Riflettiamo sul fenomeno ChatGPT, per il quale scioperano gli sceneggiatori a Holliwood; sull’acquisto di un libro su Amazon e te ne consigliano altri 5 per il solo fatto che chi ha già comperato quel libro ne ha comperati altri; su quanto pensiamo per slogan politically correct preconfezionati ormai tutto.

Pensiamolo allora non come una cosa estemporanea, ma come un processo economicamente fondato e perdurante per un secolo: è la morte dello spirito critico e dell’autonomia individuale nell’abbraccio soffocante della comodità pre-programmata da un algoritmo matematico orientato al business, al pensiero unico ideologico, alla manipolazione culturale.

Pensiamo alle tre dinamiche inosservate, ai tre automatismi endogeni che si attivano nell’attuale struttura UNIdimensionale antisociale del sistema in cui viviamo, e allora questa comodità algoritmica che pensa a tutto per noi diventa qualcosa di socialmente malsano e disumano.

La comodità pre-programmata dagli interessi algoritmici altrui, cui tu devi soggiacere, è il peccato mortale a cui non sopravviverà la nostra civiltà occidentale.

(riproduzione riservata)