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L’Italia deve liberarsi dei trattati europei che le legano le mani

La Ue ha il potere di scegliere la nostra linea economica e i politici che accettano questo diktat vanno mandati a casa


09/12/2019

di Mario Pinzi


Le potenzialità per far funzionare l’Italia ci sono, basterebbe amare le imprese del proprio Paese, che sono la vera ricchezza di una Nazione.    
L’Italia può risorgere attraverso uno shock fiscale che, per la sua dimensione, fornisca all’industria manifatturiera la leva economica per assumere chi lo merita.  
I giovani sono il futuro e questa è l’unica leva che possediamo per far ripartire l’economia. 
Il Paese Italia va ricostruito e per farlo ha bisogno di forti investimenti pubblici. 
La spesa straordinaria, che aumenterebbe il nostro debito, sarà assorbita con l’aumento dei consumi interni e questo impulso può essere applicato solo se mandiamo all’inferno i trattati europei. 
In una economia basata sul consumo, attuare le regole della Ue finalizzate al taglio dei costi è un’azione antisistema che porta al disastro. 
Insomma, l’austerità deprime l’economia di consumo, fa crescere il debito e questa situazione evidenzia come sono crollate le ambizioni dell’euro, che voleva essere l’alternativa delle monete nazionali.  
La sinistra fa i salti mortali per nascondere la verità, ma non può coprire la dissennata scelta del suo pupillo Prodi, che ha fatto perdere all’Italia la propria sovranità monetaria condannandola alla schiavitù. 
Come ho già scritto in precedenti editoriali, Paul Krugman, premio Nobel in economia, ha sempre affermato che con questa scelta il nostro Paese forniva alla Germania un vantaggio competitivo incolmabile che ci avrebbe annientati. 
L’Italia deve liberarsi dei trattati europei che gli hanno legato le mani e smantellare il sistema esistente europeo per riappropriarsi dei valori di una economia basata sul consumo. 
La Ue ha il potere di determinare le linee della nostra economica a vantaggio della Germania e questa imposizione va annullata con una vigorosa protesta sociale.   
Con questo stato di cose l’interesse nazionale dovrebbe fiorire nel cuore di tutti i cittadini, nessuno escluso, e questo è un augurio che faccio al mio Paese, perché con questa Europa noi siamo quelli che hanno ricevuto più danni.  
La sinistra afferma che il Mes è uno strumento necessario per essere protetti dalle crisi finanziarie e si dimentica di affermare che con questa ennesima fregatura l’eurozona aumenterà il suo potere di schiavitù sui popoli. 
Questa riforma è una dittatura che umilia gli Stati membri dell’Unione e chi lo afferma non sono i sovranisti, ma Shahin Vallée, ex consigliere del capo dello Stato francese Emmanuel Macron. 
Se anche gli economisti francesi affermano che il meccanismo europeo di stabilità è una fregatura, forse qualcosa di vero c’è. 
Vallée afferma che la linea di credito in caso di crisi è raggiungibile solo dai Paesi che adempiono ai criteri imposti e questa intimazione escluderebbe le Nazioni che devono rilanciale la propria economia come Italia, Francia, Spagna, Finlandia e tante altre. 
In sintesi, l’economista francese afferma che questa sciagurata riforma serve solo alla Germania e io aggiungo per non fallire. 
L’incertezza grava sull’umore degli italiani e questo è confermato dagli antidepressivi che consumano i giovani e i meno giovani. 
Il 69% dichiara di non fidarsi più dei politici per le troppe fregature ricevute e la micro-conflittualità sta aumentando a vista d’occhio. 
Il 31% degli italiani non crede in un sano futuro e non ci si può meravigliare per la diffusa depressione. 
Il 50% è preoccupato per la mancanza di lavoro e il Censis conferma che i giovani meritevoli fuggono all’estero. 
Ogni anno più di 100mila italiani se ne vanno e in gran parte sono giovani laureati. 
Secondo il Censis un italiano su due vuole l’uomo forte al potere e questo desiderio nasce dalla spiccata disonestà politica. 
Tra i redditi bassi la voglia di rigore raggiunge il 62% e tra gli operai il 67%. 
Le regole europee sono efficaci a far crescere la dittatura e questo evidenzia che non si può andare avanti in questo modo.  
Fortunatamente nel nostro Paese ci sono ancora imprese che non si arrendono alle angherie ricevute e negli ultimi 5 anni il 55% di questi condottieri hanno investito nell’innovazione produttiva.
Non dobbiamo dimenticare che noi siamo i numeri uno della manifatturiera mondiale e se riusciremo a cambiare questo governo sono certo che in breve tempo l’Italia diventerà la vera protagonista dello sviluppo europeo… 

(riproduzione riservata)