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Oltre la fumata bianca

Le visioni dei papabili per il futuro della Chiesa


28/04/2025

di Marco Ricci


Dopo la morte di papa Francesco il 21 aprile 2025, la Chiesa cattolica si prepara a uno dei momenti più solenni e significativi della sua storia: il conclave per eleggere il nuovo pontefice. Con 135 cardinali elettori provenienti da tutto il mondo, la scelta del successore di Jorge Mario Bergoglio potrebbe segnare una continuità con il suo pontificato riformista oppure rappresentare una svolta verso una linea più tradizionalista. Le dinamiche interne al Sacro Collegio sono complesse, ma alcuni nomi emergono con maggiore forza come possibili futuri Papi, ciascuno portatore di una visione ben distinta del ruolo e della direzione della Chiesa nel XXI secolo.
Tra i candidati più accreditati spicca il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano e figura chiave nella diplomazia della Santa Sede. Italiano, 70 anni, Parolin è considerato un uomo di equilibrio, con posizioni moderate su molte questioni. Ha mostrato una certa apertura su temi come il celibato sacerdotale e la valorizzazione delle donne nella Chiesa, pur mantenendo ferme le posizioni tradizionali in materia di famiglia e matrimonio. La sua elezione rappresenterebbe una scelta di continuità istituzionale, con un papato improntato al dialogo e alla mediazione, soprattutto nei rapporti internazionali.
Molto popolare tra i cardinali di orientamento progressista è Matteo Zuppi, 69 anni, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Legato alla Comunità di Sant’Egidio, Zuppi è noto per il suo impegno nei confronti dei poveri, dei migranti e per la promozione del dialogo interreligioso. Il suo stile pastorale inclusivo e la sua capacità di comunicare con linguaggio semplice e diretto lo rendono particolarmente amato anche tra i fedeli. Viene considerato un “papabile” di profilo simile a papa Francesco, capace di proseguire il cammino delle riforme con una forte attenzione alle periferie del mondo.
Altro nome forte in ambito progressista è quello di Luis Antonio Tagle, cardinale filippino di 67 anni, attualmente pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione. Definito spesso “il Francesco asiatico”, Tagle ha costruito una solida reputazione come leader empatico, vicino ai poveri e alle comunità emarginate. La sua elezione rappresenterebbe un’apertura storica verso l’Asia e un segnale chiaro di internazionalizzazione della Chiesa. Sul piano dottrinale, Tagle si muove in linea con le riforme di Francesco, pur con un tono mite e dialogante.
Sul fronte opposto, tra i cardinali conservatori, emergono figure come il tedesco Gerhard Ludwig Müller, 77 anni, già prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Müller si è spesso espresso in maniera critica rispetto alle aperture di Francesco, in particolare su temi come le benedizioni alle coppie omosessuali o la comunione ai divorziati risposati. La sua elezione sarebbe percepita come un ritorno a una visione più rigida e dottrinale della Chiesa, con una maggiore enfasi sulla difesa dell’ortodossia teologica.
Altro nome molto discusso è quello di Robert Sarah, 79 anni, della Guinea, figura di riferimento del cattolicesimo più conservatore. Ex prefetto della Congregazione per il Culto Divino, Sarah ha spesso parlato contro quella che definisce “ideologia di genere” e ha messo in guardia contro l’erosione dei valori tradizionali. Profondamente spirituale e ascetico, sarebbe il primo papa africano in epoca moderna, e la sua elezione avrebbe un forte impatto simbolico, pur segnando una decisa inversione rispetto al pontificato di Francesco.
Tra i candidati di mediazione, in grado di raccogliere consensi trasversali, si fanno i nomi di Pierbattista Pizzaballa e Peter Turkson. Il primo, italiano e patriarca latino di Gerusalemme, ha grande esperienza nelle relazioni con il mondo musulmano e nella gestione dei conflitti in Medio Oriente. Sebbene conservatore su alcuni temi dottrinali, è aperto sul piano sociale e attento alle sfide geopolitiche. Turkson, ghanese, 76 anni, è noto per il suo impegno su temi ambientali e sociali, in linea con l’enciclica Laudato si’. Entrambi rappresentano figure di equilibrio, capaci di unire istanze differenti all’interno del Collegio cardinalizio.
Con la maggior parte dei cardinali elettori nominati da Francesco stesso, le probabilità che il prossimo papa sia in continuità con il suo pontificato sono alte. Tuttavia, non si esclude l’emergere di una candidatura di sorpresa, frutto di compromessi interni durante il conclave. Qualunque sia l’esito, l’elezione del nuovo Papa sarà un momento determinante non solo per la Chiesa cattolica, ma per il mondo intero, in un’epoca attraversata da crisi sociali e spirituali che richiedono visione, empatia e leadership.
In un tempo di grande smarrimento, un Papa capace di custodire i valori eterni della fede cristiana rappresenterebbe una luce sicura nel cammino incerto dell’umanità. Tornare alle radici non significa rinchiudersi nel passato, ma attingere a quella sorgente che ha reso grande l'Occidente e dato senso alla dignità umana. Qualunque sarà il nome che uscirà dalla fumata bianca, la speranza è che il nuovo Pontefice sappia offrire al mondo un riferimento saldo, capace di coniugare verità e carità, senza cedere alle mode passeggere del progressismo europeo.

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