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PROFESSIONE LEGALE E AI: GRANDI ASPETTATIVE, MA ADOZIONE ANCORA AGLI INIZI


01/12/2025

L’Intelligenza Artificiale cambierà radicalmente la professione legale e di questo gli avvocati italiani sono ben coscienti. Dietro questa consapevolezza diffusa si nasconde però un comportamento conservativo e ancora poco proattivo verso il cambiamento in atto. È quanto emerge dalla survey realizzata da Aptus.AI - realtà italiana di riferimento nel settore RegTech - in occasione del Congresso Nazionale Forense 2025
Su un campione di 333 avvocati, l’84% prevede che l’AI trasformerà significativamente il proprio lavoro da qui a 5 anni; di questi, un terzo definisce l’impatto delle nuove tecnologie come “drastico”.
A fronte di ciò però solo il 19% oggi utilizza regolarmente strumenti di intelligenza artificiale, il 47% li ha provati in modo occasionale e il 34% non li ha mai sperimentati.
Ben il 70% degli avvocati dichiara di sentirsi poco o per nulla competente nell’uso dell’AI, mentre solo il 4% si definisce “molto competente”.  Il fenomeno è trasversale a tutti i rami del diritto, ma emergono differenze interessanti: tributaristi e amministrativisti risultano più inclini all’adozione di strumenti di AI, coerentemente con la complessità normativa delle loro aree. I penalisti, invece, si mostrano più cauti, citando timori legati alla riservatezza dei dati e all’affidabilità delle risposte.
In merito alle soluzioni AI disponibili sul mercato, il 76% degli intervistati afferma di conoscere principalmente o aver provato quelle generaliste come ad esempio ChatGPT.
“Fa riflettere la distanza tra la consapevolezza già molto diffusa dell’inevitabile impatto dell’AI sulla professione e il poco utilizzo che ne viene fatto oggi.”  - evidenzia Andrea Tesei, CEO e co-founder di Aptus.AI - “Dai confronti quotidiani che abbiamo con gli Avvocati vediamo come più che la diffidenza, oggi sono ostacolati dalla poca conoscenza pratica dello strumento. I dati della survey lo confermano. È evidente che serve un impegno condiviso tra ordini professionali, istituzioni, università e startup per una formazione sistematica.”
AI: un alleato per capire, non per sostituire
Gli avvocati vedono nell’AI un supporto prezioso soprattutto per la ricerca giurisprudenziale (68%), la ricerca e analisi normativa (63%) e la sintesi dei documenti (59%). Meno rilevante, al momento, la redazione automatica di atti e contratti (21%), segno che la tecnologia viene percepita come uno strumento per comprendere meglio, più che per produrre di più.
Sul fronte dei rischi percepiti, il 62% segnala la riservatezza dei dati come principale preoccupazione, seguito dal 54% che teme la scarsa affidabilità delle risposte e dal 39% che teme una perdita di controllo sui contenuti. Solo il 12% manifesta il timore di una sostituzione del ruolo umano.
Cosa potrebbe accelerare l’adozione
Tra i fattori che potrebbero spingere gli avvocati a utilizzare soluzioni AI specializzate, il 58% indica la sicurezza delle fonti, il 46% la facilità d’uso e il 39% l’aggiornamento costante dei contenuti.
Solo il 9% cita il risparmio economico come leva principale, segno di una categoria più attenta alla qualità e all’affidabilità che ai costi.
“La nostra visione è sempre stata quella di una tecnologia studiata per agevolare il lavoro di coloro che quotidianamente si confrontano con la normativa. Se l’AI non può certamente sostituirsi ad un bravo avvocato, può aiutarlo in un lavoro più veloce, preciso ed efficiente. È però importante che chiunque lavori con un tema tanto complesso quanto importante comprenda che la tecnologia, soprattutto in ambito di AI generativa, non è tutta uguale. Soluzioni generaliste realizzate per altri scopi non posso essere affidabili, dando risultati non coerenti come già successo in più di un caso. La qualità delle fonti è un elemento imprescindibile perché gli strumenti siano efficaci”, conclude Andrea Tesei.

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