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Pensare solo con la propria testa: una necessità in crescita


14/06/2021

di Andrea di Furia

Se osserviamo il sistema sociale italiano, specialmente durante l’emergenza sanitaria in corso, ci troviamo di fronte a uno Stato che in sé intreccia inestricabilmente e sempre più confusamente elementi politici, economici e culturali senza riuscire a gestirli. L’immagine retrostante che sorge da questa osservazione non è però quella di un arazzo sociale bello da vedere, ma quella di un cassonetto dei rifiuti indifferenziati.


E’ un’immagine chiarificatrice oggettiva: indipendente dalla nostra ideologia politica. Occuparsi dello Stato quale padrone del sistema sociale è una fatica di Sisifo, esattamente come volersi occupare dello smaltimento dei rifiuti di Roma o di Napoli.

Di solito addossiamo ragionevolmente la colpa di tutto quello che non va ai Politici, ma da un certo punto di vista dovremmo essere loro grati: dovremmo vederli come quei professionisti della guerra che bonificano i campi minati, e spessissimo (i Politici) senza le adeguate competenze e attrezzature.

In realtà dovremmo almeno chiederci se abbiamo anche noi un ruolo attivo e corresponsabile in questo stato di cose. E, se lo facciamo, scopriamo che qualche colpa l’abbiamo pure noi.

La prima è quella di non saper pensare il sociale con la nostra testa: ci è più comodo usare quella dei Politici, degli Economisti, dei Virologi. La cui testa non è oggettiva, vale a dire disinteressata, se non in rari esemplari: sovrastati dalla marea di ambizioni personali, privilegi di casta e interessi economici della maggioranza.

Oggi il sistema sociale va mutando la sua pelle secolare: era caratterizzabile come Società liquida (o sistema in cui la Politica domina su Cultura ed Economia, e in cui l’istituto chiave che decide è lo Stato), mentre ora è caratterizzabile come Società gassosa (o sistema in cui l’Economia domina su Politica e Cultura, e in cui l’istituto chiave che decide è il Mercato).

Questo passaggio crea ulteriore confusione nelle priorità tra cosa è politicamente giusto e cosa è economicamente utile. Per non parlare della dimensione cenerentola in cui ciò che è culturalmente etico deve cedere sia al “politically correct” sia all’”economically correct”.


Per fare un solo esempio: perseguire ostinatamente come abbiamo fatto negli ultimi 20 anni a livello planetario “la crescita economica” che ha comportato la distruzione delle risorse ambientali mondiali e il cambiamento climatico per le generazioni future è una cosa etica? No.

Ma dobbiamo perseguirla, ci dicono gli Economisti e i Politici neoliberisti, perché è utile a pagare il debito pubblico statale italiano. Guardiamo questa crescita, che nel ventennio liberista è stato in media dello 0,2% annuale: è stata utile a pagare il debito pubblico? No.

E’ la dimostrazione matematica oggettiva che costoro non pensano con la loro testa, ma con la "testa di bit" degli algoritmi informatico-statistici. Il risultato controproducente dello 0,2% di crescita economica dell'Italia in 20 anni (!!!), dovrebbe dire loro che la “crescita” che sognano esiste solo nei libri che scrivono, negli articoli che pubblicano, nelle Università in cui (purtroppo) insegnano... ma non nella realtà: che li smentisce coi fatti.

Il dogma neoliberista è l’espressione massima della Società gassosa economica: pertanto va eliminato il predominio economico (ossia, va letteralmente cambiata questa struttura unilaterale di sistema!) se vogliamo eliminare il dogma. Non basta, infatti, far osservare al Missionario neoliberista che una “crescita economica infinita” in un sistema economicamente chiuso e finito come il nostro pianeta è una stupidità galattica che non ci si aspetta neppure da un bambino delle elementari.

La nostra seconda colpa è che, diabolicamente, vogliamo ripetere gli stessi errori: moltissimi tra noi, ma “senza testa”, pensano che il cambiamento del sistema comporti il ritornare alla Società liquida a predominio unilaterale politico in cui invece del Mercato decide lo Stato. Non si accetta che la Società gassosa mercantile nasce dal fallimento della Società liquida politica.

Il sistema che deve nascere non vuole un istituto chiave (Mercato per l’Economia, Stato per la Politica, Scuola per la Cultura) che decida lui per tutte e tre le dimensioni. Vuole che il Mercato decida solo per l’Economia, lo Stato solo per la Politica, la Scuola solo per la Cultura: perché ora le tre dimensioni si sono emancipate reciprocamente tra loro. Ognuna può stare finalmente sulle sue gambe, e dare il proprio autonomo contributo alle altre due secondo sinergia.

Le strade per arrivare a questo risultato, per arrivare a istituire la Società calorica sinergica, quale nuova struttura tridimensionale di sistema sociale, possono essere molteplici: ad esempio, basta una legge dello Stato o un provvedimento economico sul denaro o sulle tasse.

Però occorre pensarle (queste strade per arrivare al risultato della Società calorica sinergica) "con la propria testa". E siamo fiduciosi che questa capacità individuale - suscitata proprio dalle difficoltà dei tempi - sia in decisa "crescita".

(riproduzione riservata)