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Si continua a cadere dal pero

Analfabetismo sociale di ritorno sempre più pericoloso


02/02/2016

di Andrea di Furia

Esemplare il caso trattato da Federico Fubini sul Corriere della Sera di sabato scorso 30 gennaio: Il decreto di riforma. Rifiuti, acqua, trasporti pubblici: la vittoria delle lobby locali.

Che fine ha fatto, si domanda Fubini, il decreto attuativo del “testo unico sui servizi pubblici locali di interesse generale” approvato il 21 gennaio scorso? Domandiamo anche noi: massima trasparenza? No: dopo 9 giorni è ancora sconosciuto al pubblico.

Caso isolato? No. Secondo chi scrive: «Questi ritardi sono così frequenti che ormai vengono considerati perfettamente normali: tutti sanno che una certa riforma è avvenuta; pochissimi privilegiati ne conoscono il contenuto; e nessuno se ne sorprende».

Né sorprende che si parli già di obiettivo principale disatteso [voler aprire alla concorrenza i regimi locali di monopolio nelle forniture di servizi pubblici] e di amputazione perfettamente riuscita di comma chiave: come il comma 2(a) dell'articolo 7, dove si stabiliva che “il regime di privativa (…) cessa in ogni caso alla data del 31 dicembre 2016”.

La conclusione di Fubini è che, in vista delle elezioni amministrative in giugno in molte città, la voce delle locali aziende monopoliste: “non dev'essere rimasta senza eco nelle stanze di Palazzo Chigi”.

Tuttavia, osservare che centinaia di municipalizzate possano festeggiare lo scampato pericolo per una riforma caduta al suo ultimo metro certo non è un pensiero sociale sufficiente a chiarire come mai questo stato di cose, moralmente malsano e giuridicamente illecito oltre che antieconomicamente nocivo, si sia ormai istituzionalizzato e venga considerato “perfettamente normale”.

 


Si noti l'unidimensionalità di questo tipo di pensiero astratto dalla realtà dei fatti che giunge solo a denunciare un “malessere” e al contempo registrarlo come “perfettamente normale”, ma che è incapace di abbracciarne le originarie motivazioni profonde.

Per cui di fronte alla realtà dei fatti… socialmente si continua a cadere dal pero.



Un pensare tridimensionale capace di comprendere la realtà definirebbe tutto ciò un cancro sociale. E in Italia l'unico capace di tale pensiero in maniera conseguente - cosa che gli attirò l'odio feroce del mondo finanziario americano e nazionale – l'unico capace di intuirne la futura malignità sociale, tanto da bandire il lobbismo come un male autoimmune incurabile, è stato Adrano Olivetti.

Male che a suo parere pervertiva da una parte la sana imprenditorialità, com'è avvenuto ad esempio nel caso della FIAT e di altre imprese ormai ‘esodate’ finanziariamente dall'Italia; e, dall'altra, la corretta convivenza sociale... come sta puntualmente avvenendo a distanza di appena 70 anni.

Chiedetevi: è davvero inevitabile e piacevole vivere come “perfettamente normale” un proliferante e pustoloso cancro sociale, ormai giunto a metastasi italicamente onnipervasiva, e “festeggiare” il fatto che vi permette di acquistare a prezzi gonfiati, ad esempio, trasporti, acqua e magari farmaci dagli effetti collaterali ancor più mortìferi?

Il fatto di non avvertire la presente situazione come planetariamente malsana è indice inequivocabile di analfabetismo sociale di ritorno in una società che di “al passo coi tempi” ha solo la tecnica: tecnica che tuttavia, non dominata socialmente dall'uomo, è foriera soltanto di distruzione dei Territori, delle Comunità e delle Persone.

Non riconoscere il Lobbismo per quello che è, ossia un cancro globalmente antieconomico e vantaggioso solo per pochi, che dal mondo angloamericano ha ormai con furbizia contagiato globalmente il Pianeta - anche nei Paesi comunisti di cui il liberismo trionfante odierno è soltanto l'altra malsana faccia della medaglia antisociale moderna – cancro che ora si sta evolvendo in modo “perfettamente normale” a malattia terminale autoimmune... è inconfondibilmente sintomo di una incapacità assoluta di pensiero sociale “sano”.

Oggi che va tanto la genetica copincolla degli OGM [quella che ad esempio inietta il gene dello scorpione nel riso per difenderlo da un tipo di malattia, o quello della medusa nel coniglio per farlo diventare decorativamente traslucido] può essere facile comprendere cosa sia il Lobbismo.

Semplificando è come se per avere un figlio capace di un bel tiro di testa nel gioco del calcio gli si iniettassero geni di bufalo per potenziargli la parete frontale.

Da un punto di vista sociale tridimensionalmente sano, il Lobbismo quando si origina? Si origina quando un elemento che appartiene alla dimensione economica invade e condiziona la dimensione politica.

Per esempio quando un'Impresa, o un gruppo di imprese, offre i suoi interessatissimi uffici per ragguagliare i Politici ignoranti sulla situazione dell'Energia: in modo che i Politici ignoranti possano elaborare leggi che non penalizzino le Imprese, magari per l'odiosissima spocchia di voler tutelare l'interesse degli elettori.

 


Criticità che il TTIP, l'accordo transatlantico USA-EU per gli investimenti e le partnership, risolve a favore delle Imprese in maniera definitiva, penalizzando gli Stati che tutelassero gli interessi delle Comunità, delle Persone e dei Territori con pesantissime multe da milioni di $... per non parlare degli ulteriori antisociali effetti collaterali.

Due casi di Lobbismo eclatanti, il primo in senso tradizionale e il secondo innovativo perché modifica direttamente la dimensione politica, sono:

  1. 1. le centinaia di miliardi spese dalle Imprese petrolifere per minimizzare da una parte nell'opinione pubblica la conoscenza del fenomeno distruttivo delle loro estrazioni, dell'inquinamento fito-faunistico-ambientale (es: naufragio Exxon Valdez, piattaforma sottomarina Deep Water) e del cambiamento climatico e, dall'altra, per anestetizzare le coscienze dei Politici (deputati a difendere gli interessi dei Territori, delle Comunità e delle Persone) affinché non neutralizzino giuridicamente queste forme di pseudo-economia, in realtà “antieconomiche, illegali e immorali”.
  2. la Commissione Europea, che altro non è se non un gruppo di Lobbisti legittimato a governare gli Stati su delega del potere economico, e che ogni giorno di più manifesta la sua dipendenza dai desideri dei gruppi finanziario-industriali dominanti il Pianeta. Come ha perfettamente dimostrato con i casi del Mario Monti, catapultato Presidente del Consiglio in Italia per meriti esclusivamente finanziari, e il daltonismo preferenziale verso gli indebitatissimi Gruppi bancari centro-nord europei rispetto ai pure indebitati Gruppi bancari del sud-europa, di cui l'Italia è solo un caso particolarmente fresco di giornata e la Grecia il penultimo.

Olivetti aveva già capito - senza doverne fare, come noi, la dolorosa esperienza e lo testimonia il suo Ordine politico delle Comunità - che nessuna dimensione politica, in Occidente nel Centro Europa o in Oriente, ha la forza di opporsi allo strapotere del dio denaro. Quindi il Lobbismo andava serenamente eliminato alla radice se si voleva evitarne le pericolosissime derive antisociali. Come?

Basta limitare alla dimensione economica il tema del profitto derivante dalla circolazione delle merci e dei servizi sui Territori, ma contemporaneamente impedire al Mercato di danneggiare sia la dimensione politica (lo Stato) orientata alla tutela dei diritti e dei doveri nelle Comunità, sia la dimensione culturale (la Scuola) orientata allo sviluppo dei talenti e delle qualità nelle Persone.

Questo presuppone il passaggio da un sistema sociale (l'attuale socialmente malsano) in cui lo Stato è il solo contenitore delle tre dimensioni e quindi è il velleitario regolatore anche del Mercato e della Scuola – senza averne né le capacità né le forze - ad un sistema sociale (la Società tridimensionale dei tempi nuovi) in cui lo Stato è contenitore solo di se stesso, mentre gli si affiancano altri due contenitori autonomi funzionalmente qualitativi: quello in cui il Mercato contiene solo se stesso e quello in cui la Scuola contiene solo se stessa.

In questo nuovo ed evoluto sistema sociale strutturato tridimensionalmente, i tre istituti chiave (Scuola, Stato e Mercato) possono collaborare sanamente e sinergicamente per l'obiettivo comune: nello stesso modo in cui collaborano normalmente tre Stati sovrani che si riconoscono in una Federazione di Stati.

Obiettivo comune che è la convivenza armonica dello Sfruttamento dei Territori (il focus della dimensione economica- Mercato) con la relazione delle Comunità tra loro (il focus della dimensione politica- Stato) con l'evoluzione delle Persone (il focus della dimensione culturale-Scuola).

Contro questa evoluzione l'analfabetismo sociale è sempre più un ostacolo, ad ogni generazione che passa: qualsiasi riforma voglia proporre... non può che diventare antisociale.

E chi conosce la Legge sociale di gravità - per cui l'attuale organismo sociale di derivazione ottocentesca a una dimensione prevalente (oggi inequivocabilmente quella “ultravioletta” economico-finanziaria) che ancora perdura è diventato completamente antisociale e distruttivo dei Territori, delle Comunità e delle Persone - come iniziativa dotata di tutti i crismi della socialità può solo opporre la ristrutturazione "strutturale" del sistema malsano attuale da una a tre dimensioni: in cui la libera Scuola conviva armonicamente con lo Stato democratico e il Mercato fraterno.

Il passaggio dallo Stato malato terminale odierno alla Società tridimensionale dei tempi nuovi è paradossalmente semplice: ogni dimensione sociale deve fare solo ciò per cui è nata senza usurpare i compiti delle altre due. Perché altrimenti ciò avvantaggia solo gruppi ristrettissimi!

Occorre pertanto sottrarre sùbito la Scuola al dominio dello Stato e del Mercato perché né Stato né Mercato sono in grado di “educare” le Persone. Se viene liberata dal loro tutoraggio incompetente e interessato, la Scuola potrà tornare a produrre innovazione in tutte e tre le dimensioni sociali: non solo in quella economica come fa ora.

E anche il Mercato va reso autonomo dallo Stato incompetente: naturalmente mettendolo nelle mani non di un manipolo di àvidi Banchieri internazionali privati approfittatori, com'è ora, ma di competenti Associazioni economiche... anch'esse tridimensionali però.

Al contrario di come sono strutturate oggi le associazioni economiche (Confindustria, Confcommercio, Confconsumatori) ossia raggruppamenti separati di Imprenditori, di Commercianti e di Consumatori in tre distinte associazioni autoreferenziali - in perenne lotta tra loro per accaparrarsi il bottino maggiore… lobbisticamente strappato allo Stato unitario, ottocentesco, prevaricatore - nella Società tridimensionale sana dei tempi nuovi Imprenditori, Distributori e Consumatori partecipano ad un'unica Associazione economica.

Associazione tipo - variamente configurantesi nei vari territori nel rispetto delle diversità produttive, distributive e di consumo - che li raggruppa tutti e tre insieme (!) ponendo così fine ai litigi di classe e aprendo un futuro di collaborazione sinergica [dove tutti vincono, moderandosi reciprocamente nelle pretese, e nessuno perde] per conseguire obiettivi “utili” a tutti e tre: nel rispetto dei Territori, delle Comunità e delle Persone.

 

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