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Un miliardo non basta

Più soldi per la sicurezza, ma senza riforme l’Italia resta ferma


05/05/2025

di Giuseppe Rizzo


Il governo italiano ha recentemente annunciato un ulteriore stanziamento di 650 milioni di euro per la sicurezza sul lavoro, portando così il totale delle risorse disponibili a oltre 1,2 miliardi di euro, includendo i 600 milioni già previsti dai bandi Inail. Questi fondi saranno impiegati per migliorare le condizioni nei luoghi di lavoro, con misure specifiche che verranno discusse con i sindacati l’8 maggio. Si tratta senza dubbio di un segnale positivo, che conferma l’importanza attribuita alla tutela della salute dei lavoratori, ma è altrettanto evidente come da solo questo investimento non sia sufficiente a cambiare in modo strutturale il futuro del Paese.
Intervenire sulla sicurezza è doveroso, ma senza un contesto economico solido, in grado di sostenere la crescita delle imprese e il benessere dei cittadini, anche i migliori stanziamenti rischiano di esaurire il proprio effetto nel breve periodo. Per attivare un vero circolo virtuoso, servono misure più ampie e coraggiose, in grado di stimolare l’economia su più fronti. Tra queste, la riduzione del carico fiscale riveste un ruolo centrale: sgravi mirati nei settori dell’energia, dei trasporti e del lavoro non solo alleggerirebbero la pressione sulle imprese, ma permetterebbero anche ai lavoratori di ottenere stipendi più alti, alimentando così consumi e produttività.
Un altro fronte altrettanto urgente è quello della previdenza. Oggi il sistema pensionistico italiano è in evidente difficoltà: si regge su un meccanismo a ripartizione, dove i contributi dei lavoratori attivi finanziano le pensioni di chi è già in quiescenza. Il problema è che questo equilibrio si sta rompendo. Secondo il Rapporto annuale INPS 2023, in Italia ci sono circa 1,4 lavoratori attivi per ogni pensionato, contro un rapporto di 3 a 1 negli anni Ottanta. Questo squilibrio è causato dall’invecchiamento della popolazione e dal calo delle nascite, come confermato anche dal Rapporto ISTAT 2024. Inoltre, la spesa pensionistica rappresenta il 16% del PIL nazionale, una delle più alte in Europa, come riportato nel Documento di Economia e Finanza 2024.
In questo scenario, ignorare la questione pensionistica significa mettere a rischio non solo la tenuta del sistema, ma anche la possibilità di aumentare i salari e rendere più competitive le imprese. Risanare i fondi pensione, migliorare l’equilibrio tra entrate e uscite e ridurre i contributi previdenziali a carico dei lavoratori e delle imprese deve diventare una priorità assoluta per il governo. Farlo consentirebbe di aumentare ulteriormente gli stipendi netti, liberando risorse per i consumi e per gli investimenti privati, con benefici a lungo termine per tutta l’economia.
Investire nella sicurezza sul lavoro è giusto e necessario, ma per far sì che tali interventi generino effetti duraturi occorre integrarli in una visione più ampia, che metta al centro le riforme fiscali e previdenziali. Solo così sarà possibile costruire un sistema economico dinamico, sostenibile e in grado di garantire dignità e stabilità ai lavoratori di oggi e di domani.

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