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Che fine farà lo Smartworking?


23 Marzo 2022

Le misure sanitarie imposte dal Governo, forse con troppo eccesso di zelo, ci hanno reso comune un termine “Smartworking”: lavoro agile, a casa con il proprio PC e l’accesso in rete al server aziendale. 
E’ solo una temporanea furbata? (smart vuol dire anche furbo) da lockdown, magari da continuare perché ora ci costa troppo la benzina per andare al lavoro, oppure questa modalità di lavoro, prima estremamente rara, si è imposta per comodità e vantaggi reciproci tra azienda e dipendente? 
Lo chiediamo a Daniele Bacchi, fondatore di Reverse [Reverse (https://reverse.hr/it/] - azienda internazionale di headhunting e consulenza HR che dal 2017 si distingue per il modello di business digitale e l'approccio scientifico alle Risorse Umane – che assieme ad altri Partner ha condotto l’indagine Lavoro liquido: a che punto siamo tra Smartworking e nuova governance su lavoratori italiani equamente campionati per genere, provenienza geografica e seniority, tra i 25 e i 60 anni, che hanno lavorato almeno parzialmente in Smartworking. 
Daniele Bacchi: "In Reverse siamo grandi sostenitori della tecnologia: quella tecnologia che non allontana le persone, ma anzi le avvicina e ne potenzia le capacità, liberandole – racconta Daniele Bacchi, founder di Reverse - . Perché il lavoro liquido sia davvero efficace c'è bisogno di mettere in atto strategie per mantenere coinvolti i lavoratori in Smartworking, avvalendosi del digitale. Feedback costanti, retrospettive, meeting periodici che coinvolgano tutta l'azienda e survey frequenti sono indispensabili per valutare il grado di soddisfazione dei nostri collaboratori e rendere realmente partecipe anche chi lavora da casa." 
Sia lavoratori che aziende concordano su una linea comune: mantenere lo Smartworking in futuro. Dalla nuova gestione liquida del lavoro non si torna più indietro. 
All'unanimità concordano nel voler adottare una soluzione di Smartworking ibrida e flessibile. I maggiori sostenitori di questa soluzione sono gli intervistati tra i 20 e i 30 anni, ma in generale tutte le fasce di età si trovano concordi sullo Smartworking fluido. 
Tra le altre aree sono state esplorate: diritto alla disconnessione, lavoro per obiettivi, formazione, spazi di lavoro.

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