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Caratteristiche tridimensionali della "disuguaglianza"

L’inutilità del pensiero scientifico applicato al sociale


25/02/2018

di Andrea di Furia

Dai più diversi lati abbiamo osservato l’evoluzione sociale moderna e siamo giunti a poterne determinare l’impulso involutivo. Che le cose nel sociale moderno non vadano come ci si aspetta - nonostante la buona volontà umana e la profusione inarrestabile di punti programmatici elettorali - e che in particolare la qualità della vita nei Paesi impropriamente definiti “evoluti” stia progressivamente peggiorando di mese in mese… ormai è stato preso come un dato di fatto incontrovertibile da chiunque si possa serenamente interrogare in merito.

Però c’è un però. Non se ne può apertamente parlare perché altrimenti si disturba il cosiddetto Mercato. Le critiche perciò vanno sopite e deviate perché sono tutte considerazioni “sensibili”  - tecncamente si usa il termine price sensitive - nel senso che possono sensibilmente peggiorare la qualità della vita delle Borse mondiali, rendendo problematica la loro attività "core": che non è solo massimizzare il valore delle azioni per l’Azionista, certamente, ma soprattutto massimizzare il valore delle speculazioni per lo Speculatore.

C’è tuttavia un dato scientificamente acclarabile e reiteratamente dimostrabile che riassume tutto ciò che va male nelle tre dimensioni sociali. Questo dato è stato evidenziato egregiamente dal grande sociologo Zigmunt Bauman nel suo saggio Danni collaterali, ed è la “disuguaglianza sociale" in costante aumento.

Poiché il pensiero solo scientifico, quando è applicato al sociale vivente e non alla Natura inerte, riesce solo a evidenziare un dato attraverso la mera sua concettualizzazione astratta, sappiamo che un’altra opposta concettualizzazione astratta del pensiero scientifico stesso può interpretarlo in maniera esattamente contraria.

Questo poter sostenere sia il bianco che il nero, esaminando lo stesso dato, denuncia l’insufficienza di questo pensiero scientifico che, direbbe Goldoni rinato, è “sofistico”: ossia di parte, opinabile e quindi inaffidabile. Dunque, in ultima analisi, è un pensiero "sociale" capace solo di contribuire a rendere la tendenza involutiva, del sistema sociale attuale, sempre più antisociale e malsana… piuttosto che di riportarla sulla retta via dell'evoluzione.

Disuguaglianza sociale allora - per quest’altro opposto e antibaumaniano pensiero altrettanto scientifico – che non è affatto un “danno collaterale” bensì la cartina di tornasole che certifica l’aumentata ricchezza planetaria e giustifica la salvaguardia dello statu quo esistente. E con ciò la diseguaglianza sociale crescente viene accettata come un fastidio minimo o addirittura insignificante per il sistema sociale attuale. Che, rammentiamolo, è strutturato unilateralmente in modo che la dimensione economico-finanziaria (il Mercato) eserciti il totale predominio su quella politico-giuridica (lo Stato) e su quella culturale-educativa (la Scuola).

In realtà, se saliamo al secondo gradino del pensiero scientifico - quello auspicato da Bauman ma non ancora raggiunto (sono parole sue, in Paura liquida) né da lui né da tutta la Sociologia moderna – ci rendiamo conto che la disuguaglianza sociale non è né un “danno collaterale” del sistema sociale malato (Bauman) e neppure la" conferma della bontà" del sistema sociale attuale (i suoi oppositori). E' viceversa lo specifico "prodotto malsano caratteristico" di questo unilaterale e antisociale sistema!

Per contestualizzare e chiarire questa osservazione dobbiamo richiamare alla nostra mente che per osservare, capire e operare concretamente nel sociale moderno il pensiero scientifico astratto non serve: è pura e semplice carta igienica. Difficile davvero dirlo, in un'epoca in cui l'idolatria della Scienza ha sostituito e declassato per intensità quella della Religione.

Eppure va detto: serve piuttosto la capacità di arricchire questo pensiero, solo concettuale astratto, con l’immagine-sintesi relativa: che lo trasforma in un utile strumento per approcciare il sociale attuale in maniera concreta (oggettivamente utilizzabile) e non astratta (soggettivamente opinabile).

Rendiamocene conto di persona. Senza l’immagine concreta specifica cosa sono Mercato, Sistema sociale, Società, Stato, Scuola ecc.? Nulla più che parole vuote di contenuto. Vuoto che, sappiamo dallo studio della Fisica, viene sempre riempito da qualcosa. Vuoto che in questo specifico caso, senza accorgercene, riempiamo con le nostre immagini personali soggettive (quelle che sono più “nostre”: che ci sono più simpatiche, ad esempio) tratte dalla sfera del nostro subconscio emotivo/del nostro inconscio istintivo.

Qui, in tutta evidenza, la pretesa “oggettività” del pensiero scientifico concettuale astratto rivela la sua intrinseca effettiva “soggettività”, e perciò la sua opinabilità e inaffidabilità se applicato al sociale moderno.

 


In questa rubrica, da oltre sette anni, ci siamo dedicati a indicare queste immagini concrete o immagini-sintesi da aggiungere all’innegabile profondità analitica del pensiero scientifico applicato al sociale: che altrimenti, però, resta “sofistico” e di parte. Per cui rinviamo all’archivio di Punto&virgola i nostri lettori che vogliono approfondire. Qui e ora ci limitiamo al minimo sindacale per affrontare il tema.

La prima immagine concreta che ci serve è quella da aggiungere alla nozione di “sistema sociale”, che non è altro che l’ultima scientifica e più vuota definizione astratta di “Società umana”. E già in questa traduzione, dal punto di vista immaginativo-sintetico si rivela un’opposizione tra i due termini. Vogliamo chiarirla insieme?

Cominciamo dal termine Società umana. Aggiungere a questo termine l’immagine concreta relativa è facile: ad esempio un gruppo di donne e uomini e bambini. Ma se pensiamo alla sua traduzione scientifica nel concetto astratto di “sistema sociale”? a che immagine concreta riusciamo a pervenire? A nessuna. Siamo nella situazione in cui questo vuoto, questa assenza di immagini concrete che percepiamo nel concetto astratto scientifico viene riempita, come dicevamo prima, da immagini subconsce o inconsce [di cui quindi non siamo coscienti] che si caricano di soggettività emotivo-volitiva. In parole semplici sono filtrate dalle nostre convinzioni personali, simpatie/antipatie e inclinazioni individuali.

Se però vogliamo coscientemente aggiungere a “sistema sociale” un’immagine concreta, dobbiamo prima ritradurla in Società umana. Oppure tradurre “sistema sociale” con un altro concetto astratto che tuttavia, come Società umana, sia più facilmente raffigurabile con un’immagine concreta cosciente.

Come riesce a fare Zygmunt Bauman con il concetto di “modernità liquida” o “Società liquida”. Immagine che abbiamo più volte approfondito in questa rubrica conoscitiva rispetto alle tre dimensioni sociali classiche (Economia, Politica e Cultura).

Proviamo adesso con “disuguaglianza sociale”. Qui possiamo scoprire che l’immagine concreta relativa a questo concetto astratto in realtà non è “una”, ma è “trina”: sono 3, infatti, le immagini-sintesi possibili. Possiamo oggi molto facilmente immaginare questa disuguaglianza sociale in funzione del portafoglio (es. Ricchi e Poveri), oppure in funzione della classe sociale di appartenenza (es Aristocratici e Proletari), oppure in funzione del ruolo politico interpretato (Cittadini e Profughi).

Questa triplicità di immagini-sintesi concrete, tutte adeguate a questo singolo concetto astratto, però ci vuol dire qualcosa: che nel sociale il punto di vista dell’uomo non può essere slegato dal triplice contesto “dimensionale”, mentre nell’uomo preso a sé (dunque nell’uomo astratto dal contesto sociale) può sussistere quel punto di vista unilaterale che - a seconda delle proprie convinzioni, simpatie e inclinazioni – ritiene più valida delle altre soltanto quell’unica delle tre che si preferisce.

Se osservate l’immagine “Ricchi e Poveri” è legata alla dimensione economica, quella “Aristocratici e Proletari” è legata alla dimensione culturale e quella “Cittadini e Profughi” è legata alla dimensione politica.

Guardando allora indietro di un millennio domandiamoci: che cosa di volta in volta, nel tempo storico e nello spazio geografico, favorisce la coincidenza del punto di vista personale soggettivo con la dimensione sociale divenuta predominante sulle altre due? Quella culturale-religiosa nel Medio-Evo; quella politico-giuridica nell’Epoca risorgimentale; quella economico-finanziaria a inizio terzo millennio? Un’imperscrutabile casualità? No di certo. 

In realtà questa coincidenza non è solo favorita, bensì è forzata e obbligata – con ciò violentando e mutilando l’uomo - dalla strutturazione monodimensionale del sistema sociale attuale. Struttura “a 1D”, ossia “a 1 dimensione sociale dominante sulle altre due, che è attuale per modo di dire: lo è da millenni. E’ la stessa struttura “a 1D” delle Teocrazie orientali precristiane… che oggi è divenuta “anti-cristiana”. Struttura del sistema sociale mai modificata da allora, se ben osserviamo.

Monodimensionalità “strutturale” che nel sistema sociale si manifesta, storicamente e geograficamente, nella prevalenza di una delle tre dimensioni sociali sulle altre due: le quali (ad es. Politica ed Economia) vengono fagocitate dalla dimensione culturale nel Medi-Evo; le quali (ad es. Cultura ed Economia) vengono soffocate dalla dimensione politica nell’Epoca risorgimentale; le quali (ad es. Politica e Cultura) vengono neutralizzate e inglobalizzate a inizio terzo millennio dalla dimensione economico-finanziaria.

Questa incontrovertibile “monodimensionalità strutturale sociale”  - che priva l’Umanità della possibilità di esercitare la propria Libertà nella dimensione culturale [favorendo gli integralismi]; che priva le Comunità della possibilità di essere tutelate nell’esercizio della Eguaglianza nel proprio ambito locale/nazionale [favorendo i populismi]; che priva il Territorio planetario della sua intrinseca potenzialità di esercitare la Fraternità fin nelle sue più piccole e sperdute frazioni geografiche [favorendo la predazione indiscriminata delle risorse naturali] – se la lasciamo oniricamente dormire come semplice concettualità scientifica astratta non ci può esprimere tutta la sua asociale violenza. Neppure se la descrivessimo, come peraltro è stato fatto negli ultimi due secoli, con milioni di pubblicazioni (saggi, romanzi, articoli, commenti).

Con un’immagine sintesi, come vedremo, questo è invece immediatamente possibile perché aggiungendo l’immagine concreta al concetto astratto di “monodimensonalità strutturale sociale” ci si solleva al pensiero scientifico-artistico, al secondo livello della Sociologia. E bisogna rendersi conto che questa rinforzata tipologia di pensiero - che solleva di un livello il pensiero scientifico fino ad ora utilizzato per approcciare il sociale – è l’unica in grado di considerare e afferrare almeno l’abc “tridimensionale” del sistema sociale umano attuale.

Zygmunt Bauman, il grande sociologo, ci ha dato questa possibilità attraverso la sua definizione di “modernità liquida” o “Società liquida”, mentre l’usuale pensiero solo scientifico ha trasformato la sua definizione in un semplice slogan astratto. Astratto come la propria intrinseca scientifica natura: socialmente inerte.

 

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