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La strategia dei dazi del presidente Trump: come affrontarla in concreto


06/10/2019

di Andrea di Furia

Ci siamo: in questo ottobre 2019 la seconda fase della strategia dei dazi di Trump sta per iniziare. Ora, dopo la Cina che si vede nuovamente presa di mira, è la volta dell'Europa da sempre partner storico degli USA. Se anagrammate “ dazi di Trump” viene: “ dump Tra(d) zii”.

Dove negli zii è facile vedere USA ed EU, mentre tra loro ci sono cumuli di rifiuti (i dazi). Dump in inglese, infatti, sono i cumuli di rifiuti: come quelli che vediamo normalmente a lato dei cassonetti nelle località cittadine dove ancora si pratica la raccolta indifferenziata dei rifiuti urbani.

Un primo obiettivo che si vuole raggiungere è limitare l'import di beni da Cina ed Europa. Nel 2018 gli Usa hanno esportato (dati dell'Office of the US Trade Representative) verso la Cina per 179,2 miliardi di dollari e importato per 557,9 miliardi: con un disavanzo di 378,7 mld di $. Sempre nel 2018 hanno esportato verso i 19 Paesi della Zona euro merci e servizi per 574,5 miliardi di dollari e importato per 683,9 miliardi: con un disavanzo di 109,4 mld di $.

Su chi agiscono però i dazi? Innanzitutto sui consumatori del proprio mercato interno. I dazi infatti non li pagano i cinesi, ma gli importatori americani che poi li scaricano sui consumatori. Naturalmente sui consumatori più poveri, che però sono decine di milioni.

Dunque rendere difficile l'importazione di prodotti europei o cinesi vuol dire o favorire il prodotto locale o impedire comunque la spesa ai consumatori. Facciamo un esempio: oggi negli Usa con 30-35 $ al chilo ti porti a casa un bel pezzo di Grana Padano stagionato, ma con un dazio del 25% (dai 7,5 agli 8,7 $) in più si va da 37,5 a 43,75 $ e si favorisce il clone locale Parmesan.

Ma su questa barriera doganale si infrange anche l'onda lunga degli esportatori italiani. Cosa significa infatti mettere fuori mercato il prodotto italiano? Ce lo facciamo dire dal Presidente del Consorzio di tutela del Grana padano, che negli Stati Uniti esporta circa 180 mila forme all'anno.

Cesare Baldrighi: «Il blocco contemporaneo del mercato statunitense per Grana padano e Parmigiano reggiano comporterebbe lo stop per circa 400 mila forme, ognuna dal valore di 500 euro in partenza dall'Italia. Quelle forme invendute farebbero crollare i prezzi del mercato interno italiano mettendo a rischio una filiera di 100 mila addetti».

Così non solo si aiuta il mercato interno americano (più Parmesan = meno licenziamenti), ma si ferisce anche il mercato italiano (meno Parmigiano e Grana = più licenziamenti).

Fino ad ora abbiamo guardato il Mercato dal punto di vista micro (dazi mirati a particolari prodotti), guardiamolo ora dal punto di vista macro dove l'Italia rientra nella più grande Europa. Si nota un curioso effetto domino.

Trump è solo uno zelante esecutore (un biondo istrione offerto in pasto alle folle per distrarle) di strategie decise da altri. Così prima le Lobby che realmente governano gli USA attaccano la Cina, secondo la logica dello sparare al bersaglio grosso. Poi, di conseguenza, la Cina si rivolge all'Europa per le sue esportazioni (rammentate la via della seta?).

Gli USA (ma solo per il momento!) non possono vietare all'Europa di commerciare con la Cina, così possono solo indebolirla economicamente. Come? Con i dazi. Un'Europa che licenzia non fa crescere il PIL e quindi ha meno risorse per commerciare con la Cina. In economia l'unica legge economica che non sbaglia mai... è quella della coperta corta.


Questa strategia americana [che si amplierà invece di diminuire come invece ritengono la logica e gli esperti] sorprende solo chi non conosce le leggi che regolano l'economia moderna. Economia che è diventata la dimensione sociale dominante col Mercato globalizzato, soppiantando la Politica degli Stati sovrani. Nella dimensione economica esiste sempre un n°1, ed è chi ha il maggior numero di consumatori dei propri prodotti/servizi.

Siamo ora nella Società gassosa a traino economico, quindi ciò che prima si indentificava con lo Stato oggi si identifica con il Mercato. Gli USA, pertanto, non sono visti dalle Lobby di cui sopra come uno Stato, bensì come un mercato di 300 milioni di consumatori; e la Cina come un mercato di 1.400 milioni di consumatori (stimati nel 2016).

Chi sarà dunque il n°1 dell'economia mondiale? La Cina: come hanno pronosticato in tanti e già dal 2025-2030. Può questo far godere di entusiasmo fraterno chi governa gli USA come fosse una fabbrica di merci e servizi? Assolutamente no!

Ecco quindi un'altra ragione dei dazi: servono per spaccare il mercato globale prima che se lo pappino i Cinesi. Servono anche per indebolire, ma anche controllare alleati che sempre più scalpitano sotto il giogo dei veri vincitori della seconda guerra mondiale.

Infatti questi dazi sono un'eccellente forza di ricatto. Ad esempio vediamo proprio in questi giorni come funzionano benissimo verso l'Italia. C'era quella questioncella dei 90 F-35 americani il cui acquisto era stato stoppato. Ed ecco la rassicurazione del Premier-bis Conte non si fa aspettare: rispetteremo gli impegni. Cosa non si farebbe, d'altronde, per evitare dazi su olio e vino?

Qui però la cosa importante da osservare è che oggi il Mercato ricatta ogni volta lo Stato con successo. Come mai si è stravolto il rapporto Stato, che determinava le politiche economiche, e Mercato che seguiva gli orientamenti politici?

La risposta è perché siamo passati dalla Società liquida a predominio politico alla Società gassosa a predominio economico. Entrambe sono un diverso modo di esprimersi della medesima struttura "unilaterale e malsana" del sistema sociale attuale. Sistema unidimensionale così squilibrato da diventare antisociale in tutto ciò che persegue.

Per evitare che la situazione si aggravi e degeneri in nuove guerre anche militari, occorre cambiare la struttura dello Stato: portarla da unidimensionale a tridimensionale.

E’ lo stesso passaggio che si è attuato dalla raccolta indifferenziata dei rifiuti urbani alla loro raccolta differenziata. In un sistema sociale tridimensionale le questioni economiche non toccano direttamente e immediatamente lo Stato, ma restano relegate al Mercato.

Non è quindi lo Stato italiano a doversi occupare dei dazi su Olio, Vino e Parmigiano bensì tocca occuparsene ai protagonisti del Mercato stesso: a produttori, distributori, consumatori. Ben altre energie si sprigionano allora da questa rivoluzione copernicana che riguarda la struttura del sistema sociale, basti solo pensare alla piaga endemica della burocrazia statale. Burocrazia ineliminabile finché tutto il sociale tridimensionale (economico, politico e culturale) si riversa nell'unico contenitore sistemico del momento (Stato o Mercato che sia).

Nella Società calorica tridimensionale, di cui parliamo spesso in questa rubrica, il ricatto del Mercato non raggiunge più direttamente lo Stato annichilendolo e la burocrazia dello Stato non raggiunge più direttamente il Mercato paralizzandolo. E non è questo quello che tutti vorrebbero realizzare?

E allora l'unica soluzione percorribile non è l'inciucio con gli USA su F-35 per salvare olio e vino - che rimanda solo il problema e lo aggrava - ma nemmeno le leggi per la ricostruzione dei terremotati di Amatrice e dintorni (chiedete ai residenti!) sono una soluzione.

La soluzione è piuttosto quella di passare da una struttura unidimensionale del sistema (Società liquida o Società gassosa) che pratica la raccolta indifferenziata del sociale tridimensionale, ad una nuova forma tridimensionale del sistema sociale (Società calorica) che nel suo dna strutturale ha la raccolta differenziata di quello stesso sociale.

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