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Cazzeggiare, il verbo preferito del pensiero applicato al sociale


05/04/2024

di Andrea di Furia

Di fronte alle disgrazie sociali continue cui siamo sottoposti, sempre più il pensiero sociale appare un frivolo cazzeggio. Cazzeggio è un sostantivo derivato dal verbo cazzeggiare, cioè perdere tempo, dedicandosi ad attività inutili, o a discorsi su cose senza fondamento o futili, oppure inconcludenti e superficiali (Treccani).

Prendiamo un tipico problema sociale, cronico, nel suo avverarsi: il progresso tecnologico. La prima cosa che si pensa è che sia vantaggioso per l’essere umano di questo tempo e la pubblicità progresso in questo senso è martellante, a partire dagli studi scientifici fino ai talk show televisivi.

La seconda cosa che si pensa è come impedire che siano scoperti effetti diretti o collaterali dannosi alla Società umana, fino a trasformare in reato la ricerca indipendente come è avvenuto recentemente con i vaccini ndo cojo cojo (perché non preventivamente sperimentati!) sul coronavirus (covid-19) che ci hanno trasformato tutti in cavie gratuite per i produttori.

Queste continue polemiche, il frivolo cazzeggio appunto, fa dimenticare ai Politici che sono loro a doversi occupare della faccia negativa del progresso, perché la tutela della Comunità sociale è il loro compito primario. Eppure, i Partiti non si muoveranno contro il progresso tecnologico neppure quando li metterà in naftalina, grazie alla “Furbizia Artificiale” che è stata astutamente venduta loro come “Intelligenza.”

Che questa antisociale lobotomizzazione di Professori, Politici ed Economisti sia il risultato dell’inosservata relazione parassitaria tra le tre dimensioni sociali (quando UNA, ad esempio oggi l’Economia, prende il sopravvento e vampirizza le energie sociali sane delle altre due) lo abbiamo mostrato da più punti di vista nel nostro ultimo saggio.

Se si elimina questo parassitismo dominante col favorire la sinergia tridimensionale tra le 3 dimensioni attivando la raccolta differenziata DEL SOCIALE economico, politico, culturale allora la lobotomizzazione viene evitata e il frivolo cazzeggio sociale è mandato in naftalina.

E se, come in quelle pagine, usciamo dal cazzeggio sociale per cui il progresso tecnologico è “bello, buono e basta” possiamo accorgersi che invece “non è tutt'oro quel che luccica”: ad esempio lo vediamo, relativamente alla “furbizia artificiale”, nell’ambito del lavoro.

Sono decenni che alcuni esseri capaci di pensiero sociale vengono ritenuti stupide Cassandre se si azzardano a dire che il progresso tecnologico ucciderà il lavoro. Eppure, è sotto gli occhi di tutti che non solo il numero dei lavoratori diminuisce quantitativamente, se a tempo indeterminato, ma anche la durata del lavoro diminuisce, se a tempo determinato.

E se pure, rare volte, le statistiche sostengono il contrario c’è un dato quantitativo che dovrebbe tagliare la testa al toro: la remunerazione legata al lavoro è sempre meno in grado di permettere una vita umana degna di essere vissuta: molti che dieci anni fa ancora facevano parte dei privilegiati oggi frequentano sempre più la Caritas, o altre associazioni similari.

Se da decenni si attribuiva questo ruolo ghigliottinatore sociale all’automazione, adesso lo si condivide con la cosiddetta, furbescamente, Intelligenza artificiale: il lancio di Chat GPT nel 2023 ha suscitato un forte dibattito intorno alle sue implicazioni sulla società.

C’è chi sottolinea troppo solo i vantaggi per la ricerca e per l’esperienza dei cittadini nell’approcciarsi a un mondo sempre di più fatto su misura... di chi o cosa non è dato però sapere; altri evidenziano i problemi che l’intelligenza artificiale sta già facendo emergere, tra le altre cose, per l’impatto sull’economia e in particolare per il mondo del lavoro.

Il tema più bruciante è proprio la perdita di posti di lavoro: un recente studio del Fondo Monetario Internazionale (FMI) nota che se le precedenti ondate di automazione sono andate perlopiù a colpire i lavori meno qualificati (quelli che in inglese vengono chiamati blue collar), la rivoluzione dell’intelligenza artificiale vede un rischio crescente per tasso di istruzione e per tipo di economia: un 40 per cento di posti di lavoro sono esposti al rischio di automazione e AI, con una maggior incidenza nei paesi occidentali.

Anche il Brooking Institute, con il rapporto del 2020, sostiene che mentre l’automazione colpisce più i lavoratori meno qualificati, l’intelligenza artificiale espone maggiormente i lavori più specializzati.

Sia il pensare sociale sano sia quello malsano (il cazzeggio) si avvede che bisogna cambiare paradigma, che bisogna cambiare modo di pensare: ma mentre il secondo non esce da sé - è rimanda all’infinito l’azione necessaria, o procede per “pezze” che non risolvono nulla - il primo va al sodo.

Cambiare paradigma vuol dire cambiare terreno sociale, mettere di seminare sterilmente altri semi sull’asfaltato sistema attuale, che erroneamente chiamiamo sociale.

L'antisociale sistema-asfalto odierno, dunque, inseminabile, ha struttura UNIdimensionale: la relazione tra Economia, Politica e Cultura si concretizza in forma parassitaria se UNA dimensione sociale (ad esempio oggi l’Economia, ieri la Politica, ieri l'altro la Cultura) prende il sopravvento e vampirizza le energie sociali sane delle altre due.

Dobbiamo dunque spaccare l’asfalto e rendere TRIdimensionale sinergica la struttura del sistema: qui la relazione delle tre dimensioni è armonica, non conflittuale: ognuna si occupa di ciò che le compete senza invadere (come ora) l’ambito funzionale specifico delle altre due.

Nella TRIdimensionalità sinergica si realizza il cambiamento del paradigma sociale esausto odierno, si attiva un sistema il cui terreno sociale è fertile: solo con questo terreno sociale "ricettivo" si possono radicare iniziative concrete a vantaggio delle presenti e future generazioni.

(riproduzione riservata)