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Il pensiero scientifico applicato al sociale: la vera colpa di professori, politici ed economisti


19/01/2020

di Andrea di Furia

La realtà dei fatti che accadono nel sociale moderno, culturale, politico ed economico, ci dice che siamo autolesionisti. Ci vogliamo male. Eppure cerchiamo sempre un capro espiatorio fuori di noi. Di regola ci si sbaglia indicando in questa e quella persona la causa delle tante cose che non funzionano nella nostra Società umana a inizio terzo millennio.

Ci si sbaglia perché, per individuarle e indicarle, usiamo lo stesso pensiero impotente utilizzato anche dalle svariate persone che additiamo al pubblico ludibrio. Pensiero che - se lo osserviamo leopardianamente nei suoi malinconici risultati e non nelle sue illusorie e ipotetiche “sorti meravigliose e progressive” - dobbiamo concludere che sbaglia invariabilmente tutte le previsioni sociali che fa.

Ad esempio, tra le mille altre cose verificabili, questo debole pensiero sociale si è sbagliato sulla questione meridionale in Italia. Nel Corriere della Sera del 13 settembre 1972 il Professor Pasquale Saraceno prevedeva: “Il divario tra Nord e Sud verrà colmato nel 2020”.

Non ce ne voglia il nostro professore, ma la realtà dei fatti ha fatto registrare una sonora pernacchia in merito: il divario Nord-Sud non solo c’è ancora, ma si è pure clamorosamente allargato!

Infatti, il rapporto Svimez di due mesi fa fotografa l’epoca dell’Eurozona:Nell’ultimo ventennio la politica economica nazionale ha disinvestito dal Mezzogiorno, ha svilito anziché valorizzare le sue interdipendenze con il Centro-Nord. Il progressivo disimpegno della leva nazionale delle politiche di riequilibrio territoriale ha prodotto conseguenze negative per l’intero Paese”.

Dunque: se non cominciamo a tener conto che il pensiero con cui pensiamo il sociale tridimensionale (economico, politico, culturale) è uno strumento imperfetto - e non all’altezza del compito che gli è stato affidato dalle svariate generazioni di individui, a partire dalla Rivoluzione francese - allora possiamo serenamente dire addio a qualsiasi soluzione “concreta” dei vai problemi sociali in atto.

Questo pensiero che applichiamo da diversi secoli al sociale moderno è talmente gracile, rispetto alla forza che gli servirebbe per coglierlo davvero, che sbaglia previsioni in continuazione.

Usciamo dall’Italia e andiamo negli USA, dove questo stesso pensiero socialmente impotente viene applicato da due secoli in ambito geopolitico con una determinazione che rasenta l’ossessione. Osserviamo l’ultima pensata di Donald Trump, e di chi gli sta dietro e lo consiglia e gli tiene bordone: l’assassinio del generale iraniano Soleimani [alleato USA-e-getta contro l‘ISIS, come lo fu Saddam Hussein contro l'Iran degli Āyatollāh] a colpi di drone.

Come possiamo definire le conseguenze di questo esercizio di pensiero concettuale applicato alla dimensione politica? Sociali o antisociali? Antisociali, senza alcun dubbio.

Se infatti Trump ha pensato con questa eliminazione dronica di deviare l’attenzione dal suo Impeachment, il prezzo di questo intelligente e furbo escamotage sarà riscosso in quella polveriera che è il Medio-Oriente. E come giustifica se stesso questo pensiero così debole? Nel tweet di Trump vien detto che con questo atto si è voluto concludere una guerra potenziale prima del suo scoppio e così garantire la pace: la previsione è che l’Iran abbozzerà.

Ora va capito che non si deve prendere questa giustificazione come una brillante “presa per il culo” – se ci passate il tecnicismo verbale – ma come l'espressione del reale livello difettoso di questo pensiero scientifico applicato al sociale.


Pensiero sociale che continuamente sbaglia prospettiva mentre si apre a credenze sballate e illusorie – non importa se in buona o cattiva fede - che si tramutano invariabilmente in delusioni cocenti quando diventano risultati sociali. In ogni caso delusioni cocenti identiche nelle 3 dimensioni sociali: in quella culturale, in quella politica, in quella economica.

Pensiero che non può pensare il sociale attuale, ma solo ciò che è antisociale. Infatti, solo due esempi per tutti i possibili:

  1. è sociale che in Italia il Mezzogiorno abbia un tasso di occupazione femminile tra i più bassi in Europa? E che in questo ventennio più di 2 milioni di residenti, la metà sotto i 34 anni, siano stati obbligati a emigrare all’estero per poter intravvedere un futuro?
  2. è sociale che gli USA a fini elettorali abbiano sostituito la fiaccola sulla Statua della Libertà con il drone dell’Oppressione? E che un suo Presidente sia consigliato di “distrarre da sé l’attenzione critica del suo Parlamento” scaricandola su di un nemico esterno a colpi di missile.

Questo pensiero fragile, parziale - spesso e volentieri persino “paraculo”, e non solo in Italia e negli USA – ha via via spazzato ogni e qualsiasi visione del futuro alle nuove generazioni. In tutto il mondo.

Se una colpa concreta si può attribuire ai Professori, ai Politici e agli Economisti di ieri e di oggi è proprio di non accorgersi di usare uno strumento inadeguato per realizzare quel sociale che ipotizzano sia teoricamente che praticamente. Essendo viceversa (lo strumento del pensare usuale) perfettamente adeguato per conseguire con successo ogni possibile realizzazione antisociale. Strumento inadeguato che li rende piuttosto "indovini"... di una realtà sociale taroccata e illusoria.

Una delle ragioni della difettosità di questo pensare sociale è che nelle varie facoltà universitarie non viene più insegnato a pensare. Si dà per scontata l’applicazione spontanea del pensiero quotidiano al sociale. Tanto che se si stimola la gente a pensare socialmente, ad esempio sulla necessità urgente di passare alla raccolta differenziata del sociale nei 3 cassonetti appositi, tutto ciò all’usuale pensiero antisociale risulta scomodo, faticoso e insopportabile.

Questo però significa volere e meritare non il progresso, ma il tramonto della civiltà. Si mente a se stessi, dicendo che dal tramonto possa derivare ancora un progresso… utilizzando lo stesso pensare sociale che porta al tramonto.

Così si continua ad usare questo automatico e pericoloso pensiero antisociale - invero non conosciuto ancora come tale nonostante la pochezza dei suoi risultati positivi - con una leggerezza incredibile. Come se a un bambino di 3/4 anni fosse affidata una bomba a mano senza neppure avvisarlo di non togliere la sicura. Senza neppure avere il presentimento o ipotizzare cosa gli succederà se la togliesse.

Nessuno degli attuali Professori, Politici ed Economisti in Italia e negli USA ha mai riflettuto che l'insuccesso delle proprie previsioni sociali errate (vedi diseguaglianze, cambiamento climatico ecc.) sono la conseguenza della loro incapacità di pensare in concreto il sociale.

Sognano tutti di pensare il sociale, mentre in realtà è il pensiero antisociale che (inosservato nei suoi automatismi negativi, e perciò indisturbato) pensa in loro.

Tutti questi Indovini del sociale pronosticano di essere o Pinocchio o la Fatina Turchina, mentre – per l’inosservata antisocialità del gracile pensiero scientifico concettuale che applicano al sociale - sono tutti il Gatto e la Volpe (in Italia) o Mangiafuoco e l’Omino di burro (negli USA).

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