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Rane complicate e semplici batteri: come il predominio del Mercato stravolge la realtà e attenta alla salute umana


01/04/2024

di Andrea di Furia

Siete mai stati colpiti dal silenzio che c’è, nei pressi di uno stagno in campagna, appena prima che cominci a piovere? Poi, comincia a piovere. Chi abita nei pressi sa che dopo l’inizio della pioggia a poco a poco cominciano ad apparire (prima una poi poche poi tante) le rane, e iniziano a gracidare. Assistendo a tutto il processo possiamo dire che la pioggia, disturbando lo statu quo ambientale dello stagno, fa apparire le rane: che già c’erano dentro lo stagno e non disturbavano nessuno.

Se adesso viene un Tizio e vi dice che sono le rane, con i loro gracidii, che hanno provocato la pioggia e che si devono uccidere le rane per eliminare il fastidio della pioggia… pensate sùbito che la persona sia un poco fuori di testa: anche eliminando le rane, la pioggia tornerà a disturbare lo stagno.

Eppure, il "tiro alle rane-batteri" è proprio quello che accade oggi per debellare qualsiasi malattia: è come se la ricerca scientifica attuale fosse quel Tizio di prima, arrivato dopo l’inizio della pioggia, che è convinto con ciò di debellare la pioggia-malattia. Ma non è uno stupidotto, Tizio, bensì un furbissimo approfittatore (della paura altrui) che ha trovato il modo di fare soldi sulla pelle degli altri esseri umani.

Oggi in ambito salutare nessuno quasi più ha il sano pensiero che “è lo stagno, ossia il terreno” (che già contiene in sé le rane-batteri senza esserne disturbato), ad essere disturbato dalla pioggia-malattia e che le rane-batteri sono solo la cartina di tornasole di questo interiore (interiore allo Stagno-terreno!, non alle rane-batteri) disturbo.

Quindi, se ci fosse un sano pensiero scientifico sulla vita avremmo molta più salute e molti meno Tizi furbissimi che spacciano la loro ciarlataneria come scienza. Ma lo abbiamo? Purtroppo, salvo rare eccezioni che confermano la regola diffusa, ancora no!


Il biochimico e padre della biologia molecolare Erwin Chargaff, professore della Columbia University di New York che ci ha lasciati nel 2002, nella sua autobiografia “Il fuoco di Eraclito” osservava spregiudicatamente il paradosso che la biologia, la scienza della vita, non è neppure capace di definire… il proprio oggetto di ricerca: la vita.

Cos’è la vita? La scienza non lo sa. Conosce di riflesso, grazie alla percezione, solo gli effetti della vita o la differenza tra le cellule vive e le cellule morte… ma perché ci sia e cosa sia la vita nelle cellule vive, questo la nostra ipertecnologica scienza moderna ancora non lo sa:

Erwin Chargaff:Non abbiamo una definizione scientifica della vita: in effetti, i test più precisi vengono effettuati su cellule e tessuti morti”.

Questo è vero in tutto lo sviluppo farmaceutico della maggior parte dei farmaci moderni, particolarmente nella ricerca batterica e virale, dove gli esperimenti di laboratorio con innumerevoli sostanze chimiche, spesso altamente reattive, permettono poche conclusioni concrete sulla realtà vivente.

Eppure, di conclusioni ne vengono tratte innumerevoli (!) poi passate direttamente alla produzione dei farmaci. La logica scientifica del rapporto tra vita e farmaco, come si vede non c’è.

C’è un’altra logica, però: il tiro al bersaglio su rane-batteri e ranocchi-virus, che fa tanto bene non alla salute dell’ammalato e al suo sistema immunitario, ma al business dei farmaci, alle società farmaceutiche quotate in Borsa, agli avidi azionisti predatori delle stesse perché vogliono "massimizzare" il loro investimento.

Una vera logica scientifica porterebbe alla chiusura di tante iniziative umanitarie alla Bill Gates (che ha detto ai compagni di merende a Davos di aver guadagnato 200 mld di $ in 20 anni ca., avendo investito ogni anno 10 mld di $ in ambito pandemico-vaccinico dal 2000 al 2019) perché il rapporto batteri-malattia è un rapporto inventato di sana pianta proprio a fini utili al business.

Più che smoccolare contro il povero Bill&company, che è vittima di un errore di pensiero - errore di cui oggi forse il 99% dei produttori di farmaci, biologi biomolecolari, virologi, medici, ministeri della salute e degli ingenui ammalati è vittima – proviamo a ripercorrere la storia del moderno farmaco-business.

Le malattie - prima del “tiro alle rane-batteri” organizzato e riccamente finanziato a partire dalla metà dell'800 negli USA - sono state in gran parte debellate controllando l’ambiente esterno e rafforzando il sistema immunitario con un migliore stile di vita, maggiore igiene, rinuncia consapevole all’assunzione di droghe, alcol ecc.

La farmacologia, che investe moltissimo sulla biochimica moderna, crede che le rane-batteri e i ranocchi-virus suscitino la pioggia-malattia (il disturbo dell’ambiente corporeo): un errore clamoroso, vero?

Ma se quell’errore viene accompagnato da decenni di investimenti miliardari? nelle Università, nelle Associazioni mediche, nei ministeri della salute e negli Organismi internazionali come l’OMS?

Ecco che conviene a molti, nelle posizioni di vertice, assecondare l’errore di pensiero del “tiro alle rane-batteri” perché fa bene al PIL e alla crescita continua: pensate che Ron Milo e Ron Sender dell'Istituto di scienze Weizmann di Rehovot, Israele, e Shai Fuchs dell'ospedale pediatrico di Toronto affermano che "Un uomo medio (pesante 70 chili, di 20-30 anni e alto 1,70 metri) contiene circa 30mila miliardi di cellule e 39mila miliardi di batteri".

E 39mila miliardi di rane-batteri sono il libidinoso bacino dei nuovi farmaci killer approntati dall’industria farmaceutica: un tiro alle rane-batteri infinito, per una crescita economica infinita del business della malattia (non più della salute).

Quello che interessa, però, è capire dal punto di vista sociale tridimensionale (economico, politico, culturale) come sia potuto avvenire l’inversione di direzione dell’antica e dinamica relazione tra mezzo (il farmaco) e fine (la salute umana) nel ciarlatanesco mezzo (la salute umana) e fine (il business del farmaco) dei giorni nostri. Lì sta la soluzione sociale concreta, se davvero ci interessa.


Quella relazione etica tra mezzo/farmaco e fine/salute umana anticamente (V secolo a.C. circa) richiedeva il giuramento di Ippocrate, ne diamo un significativo estratto:

Giuro per Apollo medico e Asclepio e Igea e Panacea e per gli dèi tutti e per tutte le dee, chiamandoli a testimoni, che …. regolerò il tenore di vita per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio, mi asterrò dal recar danno e offesa. Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, né suggerirò un tale consiglio”.

Adesso vediamo un estratto del giuramento moderno e scopriamo che… qualcosa manca:

Consapevole dell'importanza e della solennità dell'atto che compio e dell'impegno che assumo, giuro: di non compiere mai atti finalizzati a provocare la morte; di non intraprendere né insistere in procedure diagnostiche e interventi terapeutici clinicamente inappropriati ed eticamente non proporzionati, senza mai abbandonare la cura del malato”.

Se è interessante osservare il passaggio dal giuramento agli dei al giuramento a se stessi, che parla dell’evoluzione dell’essere umano, è anche interessante vedere che qualcosa di sostanziale manca: è sparito qualsiasi riferimento al farmaco.

Ippocrate richiedeva al Medico questa sua diretta responsabilità personale, il nuovo giuramento scarica il Medico dalla responsabilità del “farmaco mortale”.

Teniamo presente che tutto può essere mortale per l’uomo: anche l’acqua, se assunta in dosi massicce, è mortale come lo sono certi veleni anche assunti in dosi minime.

Chi dovrà allora occuparsi della responsabilità dei farmaci? L’impresa farmaceutica produttrice quotata in Borsa? che si rende responsabile solo degli utili prodotti per le esigenze dell’avido azionista, quindi non certo della tossicità del farmaco e degli effetti collaterali sulla salute dell’ammalato se tutto ciò fa bene al business? Altri? La Scuola, lo Stato? Il Mercato?

Di fatto nessuno si occupa più responsabilmente e direttamente della tossicità del farmaco: la cui composizione viene sempre più nascosta ed è addirittura vietata per legge l'indagine dei ricercatori indipendenti (com’è successo per gli ultimi vaccini non sperimentati, quelli per il tiro al bersaglio dei ranocchi-coronavirus).

Tuttavia, pharmakon vuol dire sia rimedio, che veleno in greco: e il medico greco antico sapeva che ogni cosa può guarire o ammalare, oltre a sapere che “il terreno è tutto e il germe (batterio vivo o virus morto che sia) non è niente”.

Vale a dire l’esatto contrario di quanto il debole, semplicistico, pensiero scientifico medico del “tiro alle rane-batteri”, sostiene oggi.

Per il medico antico il farmaco era “mezzo” per un fine: “la salute dell’ammalato”; per il medico moderno è la salute il “mezzo” per un fine: “il farmaco-business”, come ci ha insegnato con evidenza lapalissiana l’emergenza cov-sars-2. Si è invertita la dinamica, si è annullata l’etica medica.

Dal punto di vista strutturale sociale, come è potuto succedere? Lo possiamo osservare con chiarezza estrema attraverso la modificazione strutturale apportata dalla relazione delle 3 dimensioni tra loro nel V secolo a.C. e nel XXI secolo d.C.: quindi nessuna dietrologia, nessun catastrofismo, nessun personalismo ipotizzati o ipotizzabili. Solo fatti certi.

Nel V secolo a.C. la relazione dinamica tra le 3 dimensioni sociali (Cultura, Politica, Economia) era ancora potentemente orientata dalla prevalenza dominante della Cultura, interpretata religiosamente. Da ciò il giuramento “spirituale” agli dei chiamati a testimone del proprio operato personale/sociale e la contemporanea responsabilità personale “materialistica” del farmaco. Qui il Medico è interpretato nella sua qualità di custode della salute umana.

Nell XXI secolo d.C. la relazione dinamica tra le 3 dimensioni sociali (Cultura, Politica, Economia) è ora potentemente orientata dalla prevalenza dominante dell’Economia, interpretata finanziariamente. Qui il Medico è interpretato come il bancomat del farmaco.

Da questo cambiamento deriva l’azzeramento della responsabilità personale etica del medico sul farmaco (responsabilità di cui si autoproclama garante, mentendo palesemente, il Mercato), mentre la responsabilità del proprio operato diventa una mera dichiarazione di intenti: valida solo se resa dal “Dottor Onesti” come lo chiamava il Goldoni nelle sue Commedie e non valida se resa dal medico imprenditore di sé stesso, come lo vuole l’odierno neoliberismo imperante.

Interessante vedere come cambia il concetto interiore di “libertà” quando si unilateralizza in “arbitrio personale” nella dimensione Cultura divenuta dominante (Società umana solida parassitaria antisociale); come poi si delocalizza e degrada in “libertarietà comunitaria” nella dimensione Politica divenuta dominante (Società umana liquida parassitaria antisociale); e poi ancor peggio, oggi ben ce ne accorgiamo, come infine slitta e degrada ulteriormente in “neoliberismo finanziario” nell’attuale dimensione Economia divenuta dominante (Società umana gassosa economica antisociale).

E’ la struttura UNIdimensionale parassitaria antisociale del sistema (della Società umana) la causa prima anche di questo malessere antisociale che dev’esser modificata in struttura TRIdimensionale sinergica, se vogliamo allontanare il sistematico attentato al nostro sistema immunitario.

Altrimenti l’errore di pensiero del tiro alle rane-batteri e ai ranocchi-virus (utile solo al business di pochi) continua e si rafforza mentre i simil-Bill Gates ad ogni pioggia-malattia cresceranno come i funghi... velenosi.

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